via Nuova del Campo, 25 – Napoli, Italia
Le mie speranze di riuscita, in questa stramba avventura, erano decisamente ridotte al lumicino. E non riuscirei a trovare un’espressione più azzeccata di questa, dato che sto per parlarvi di tombe e di cimiteri.
Cominciò tutto nei giorni successivi alla conferenza burtoniana dello scorso Ottobre a Boulogne-sur-Mer. La mia presentazione aveva ripercorso la breve esistenza terrena di Albert Letchford, il “pittore di corte” di Sir Richard e Lady Isabel che, dopo la morte del suo mecenate e il rientro in patria della vedova, era riparato in Boemia, poi a Vienna e infine a Napoli.
Qui aveva lavorato alle 70 illustrazioni per l’edizione del 1897 de “Le Mille e Una Notte” pubblicata da H. S. Nichols. Pochi anni dopo era morto, alla giovane età di 39 anni. Era il 24 Luglio del 1905.
Avevo ricavato le poche informazioni sugli ultimi anni di Letchford dalla biografia di Burton uscita dalla penna di Thomas Wright nel 1906, a cui aveva contribuito la sorella del pittore, Daisy.
Nulla di certo però circa il luogo della morte, anche se l’ultimo trasloco di cui avevo letto era quello all’ombra del Vesuvio. Nessuna notizia sulla sorte di Daisy, ancora viva e in ristrettezze economiche nel Febbraio 1931, quando chiese il riconoscimento di una pensione dopo la morte del marito, il Generale Giovanni Nicastro.
Rimaneva dunque un ultimo sforzo da compiere, ovvero confermare che Albert Letchford fosse davvero morto a Napoli e magari scoprire qualcosa di più sugli ultimi anni di Daisy.
Una ricerca su internet, un paio di mesi fa, aggiunse un tassello promettente: un documento del General Register Office che segnalava il decesso e la sepoltura di un tale Albert Letchford a Napoli.
Il problema era uno soltanto: da quanto avevo capito, grazie all’aiuto di Giovanni Modaffari (autore dell’eccellente monografia dedicata a Burton di cui vi ho parlato recentemente), non esisteva una banca dati consultabile in rete e l’unica maniera per scovare una tomba era quella di visitare di persona i vari cimiteri della città.
Trovandomi a Roma nei primi giorni di quest’anno, si materializzò prepotente l’idea di fare un tentativo e proposi così alla mia compagna di passare un paio di giorni a Napoli. Tra le altre cose, le dissi, mi sarebbe piaciuto dedicare un paio d’ore alla ricerca di una tomba…
Avevo individuato il luogo delle possibili ricerche: il Cimitero Britannico di via Nuova del Campo, vicino a Poggioreale. In realtà a Napoli esistono due Cimiteri Britannici: quello originario è in un’altra zona, l’Arenaccia, e fu realizzato nel 1826 su iniziativa di Sir Henry Lushington e della consistente comunità inglese. Fu ampliato nel 1852 ma dismesso nel 1892, quando la zona fu interessata dallo sviluppo urbanistico del Risanamento. Nello stesso anno aprì il nuovo Cimitero Inglese in via Nuova del Campo, adiacente al Cimitero del Pianto.
Essendo morto nel Luglio del 1905, quando il cimitero dell’Arenaccia era già stato chiuso e trasformato in giardino pubblico (restano tutt’oggi alcuni suggestivi monumenti funebri), c’era un unico luogo dove avrei potuto trovare Albert Letchford: il cimitero di via Nuova del Campo, quello aperto nel 1892. Purtroppo non avrei avuto il supporto del personale, perché la domenica mattina l’ufficio sarebbe stato chiuso. Ma questa assenza di aiuti esterni rendeva l’avventura ancor più folle ed eccitante.
L’Alta Velocità ci trasportò da Roma Termini a Napoli nel volgere di poco più di un’ora, nel primo pomeriggio di sabato scorso. Un po’ mi vergogno ad ammetterlo ma era la prima volta che mettevo piede in città e dunque la prima giornata la dedicai a rimediare a questa imbarazzante lacuna.
Prima di tutto una pizza Margherita…
… poi un giro tra la folla quasi impenetrabile di San Gregorio Armeno, per ammirare le statuine dei presepi…
… e infine una foto con il santo laico di questa città.
Il giorno successivo, dopo una colazione con caffé e sfogliatella riccia, io e Silvia eravamo pronti per salire al Cimitero Britannico.
Appena varcato il cancello ci accolse il custode, giovane e sorridente. Ci chiese come poteva essere d’aiuto e gli spiegammo il motivo della visita. Non fece una piega e ci indicò le zone da setacciare e quelle da evitare, perché lì avremmo trovato tombe troppo recenti.
Ci suggerì di cominciare da un angolo del camposanto, lì dove i resti prelevati dal cimitero dell’Arenaccia nel 1892 furono messi a riposare in un ossario e dove erano state portate alcune lapidi.
In pochi minuti le esaminammo tutte, senza successo.
Iniziammo dunque a percorrere gli stretti passaggi erbosi tra un monumento e l’altro, separatamente per ottimizzare i tempi. E’ un cimitero ben tenuto, le anime riposano sotto terra e a indicare i loro nomi sono grandi lastre di pietra, di epoche differenti.
Leggemmo cognomi italiani, inglesi, tedeschi, alcuni francesi. Evocavano storie misteriose vecchie più di un secolo, parlavano di matrimoni tra persone che parlavano lingue diverse, di appassionati insegnanti d’inglese trapiantati a Napoli, di giovani vite spezzate troppo presto.
A interrompere le nostre ricerche giunse il custode, al quale all’inizio avevo fatto il nome di Letchford. A quanto pare, dopo aver consultato un file sul cellulare di servizio, aveva trovato un defunto con quel cognome! Lo seguimmo fino a una tomba ricoperta di erba da cui spuntava una piccola lapide, con incisi i nomi di due persone.
A malapena si riusciva a leggere:
Fritz Lindenmann 20 aprile 1880 – 8 Luglio 1958
Evelyn Lindenmann née Letchford 20 maggio 1878 – 29 Aprile 1961
Evelyn Lindenmann Letchford… colei che inviò in Inghilterra le 18 pagine salvate dal rogo di Villa Economo e trafugate dalla sorella del pittore, Daisy. Non si conosce null’altro su questa Evelyn, che evidentemente sposò tale Fritz Lindenmann e morì a Napoli: forse una seconda sorella? Chissà…
Ringraziai il custode e gli chiesi se nel suo file risultasse per caso “Nicastro”, il cognome del consorte di Daisy Letchford. Purtroppo la risposta fu negativa, non compariva alcun Nicastro.
Pur non avendo trovato ciò che cercavamo, la scoperta della tomba di Evelyn Letchford fu comunque elettrizzante e ci spronò a continuare la nostra perlustrazione, che andò avanti per quasi un’ora. C’era un bel sole, che rese piacevole la nostra lenta passeggiata tra le tombe. Una passeggiata infruttuosa, perché purtroppo non trovammo quella di Albert Letchford.
Giunse il momento di lasciare il cimitero e prima di uscire ringraziammo nuovamente il custode, che si presentò con il nome di Marco e ci offrì un caffé. Accettammo volentieri e, mentre lo sorseggiavamo, scambiammo due parole. Gli raccontai il motivo della nostra ricerca, parlai brevemente del capitano Burton e della misteriosa fine di Albert Letchford. Non so perché nominai nuovamente il cognome del marito di Daisy, Nicastro.
“Nicastro? Avete detto Nicastro?” – chiese Marco interrompendomi. Io confermai e lui disse “Avevo capito INCASTRO…”
Tirò fuori dalla tasca il cellulare e digitò qualcosa. “Nicastro Giovanni. Letchford Thomas. Letchford Albert… seguitemi!”
Io e Silvia ci guardammo sconvolti, il colpo di scena era degno di un film!
Poche decine di metri e raggiungemmo una tomba che entrambi avevamo inspiegabilmente ignorato.
Forse ci aspettavamo una lapide più anonima, una pietra tombale più sobria, fatto sta che nessuno dei due l’aveva notata. E ora la tomba della famiglia Letchford era di fronte a noi!
Albert (il cognome è erroneamente riportato come LETCHFURD), Daisy, il padre Thomas, la madre Eliza, lo zio Peter Jones, il Generale Giovanni Nicastro (e non Incastro!)… tutti insieme sotto un monumento piuttosto tozzo e non troppo attraente.
Ma poco ci importava: di fronte a questa scoperta e soprattutto al modo rocambolesco con il quale era avvenuta, io e Silvia ci sentimmo per qualche istante come Indiana Jones al cospetto dell’Arca Perduta.
Questo l’elenco delle persone sepolte nei posti C99 e C100 e le relative date di nascita e/o morte (gentilmente fornitemi in seguito dall’ufficio del cimitero):
ALBERT LETCHFORD D. 24.7.1905 ENGLISH
ELIZA JONES in LETCHFORD D. 29.12.1926 ENGLISH
DAISY LETCHFORD in NICASTRO D. 18.12.1933 ENGLISH
PETER JONES D. 28.4.1897 ENGLISH
THOMAS LETCHFORD D. 23.10.1904 ENGLISH
GIOVANNI NICASTRO B. 24.6.1844 – D. 10.11.1929 (ASHES) ITALIAN
Lasciammo quasi euforici il Cimitero Britannico (lo ammetto, uscire da un camposanto con il sorriso a 32 denti non è il massimo ma l’adrenalina gioca brutti scherzi, ogni tanto) e scendemmo nuovamente in città.
Fu fatalmente necessaria un’altra pizza sul lungomare di via Caracciolo per abbassare i toni, per tornare alla realtà e chiudere degnamente questa incredibile avventura napoletana.
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Grazie da Marco, il custode. Piacevolissima lettura. Alla prossima!
Grazie a te Marco, questa avventura è stata così appassionante anche per merito tuo!