Un classico divorzio vittoriano

35 Lexham Gardens – Tube: Gloucester Road


Chi mi conosce e chi segue questo blog sa benissimo cosa possano scatenare in me un fortuito ritrovamento in un mercatino dell’usato e una successiva ricerca di informazioni sulle pagine del British Newspaper Archive.

Il racconto di oggi nacque per puro caso la mattina del 26 Gennaio dello scorso anno, una domenica molto fredda. Mi aggiravo intirizzito tra i banchi del mercatino di Piazzola sul Brenta e ad un tratto la mia attenzione fu attirata da un oggetto di poco conto. Si trattava di una vecchia valigia nera, sformata e logora.

C’erano appiccicati alcuni adesivi ancora visibili di località italiane dove evidentemente il proprietario aveva soggiornato: Bologna, Firenze, Assisi, Ancona e Rimini.

Ma il luogo che di certo era rimasto più impresso al misterioso viaggiatore, tanto da doverlo rimarcare più volte con la scolorina, era stata la capitale inglese. La scritta “LONDON” compariva ben quattro volte e, assieme a dei generici “PICCADILLY” e “KENSINGTON”, c’era un indirizzo ben preciso: “35 LEXHAM GARDENS”.

Devo confessare che l’idea di portare a casa la valigia non mi sfiorò nemmeno per un istante ma scattai una fotografia di nascosto, ripromettendomi che un giorno o l’altro avrei fatto qualche ricerca sull’unico indizio presente, l’indirizzo dove il nostro viaggiatore (o la nostra viaggiatrice) aveva dimorato.

Ebbene, la fotografia della valigia è saltata fuori per caso qualche giorno fa e la sera stessa mi sono messo al computer per cominciare le mie indagini…

“35 Lexham Gardens”. Prima di tutto è il caso di chiarire che stiamo parlando di una delle zone più esclusive di Londra, nel cuore del quartiere di Kensington, territorio in cui le case hanno un valore al metro quadro ormai fuori controllo.

Natural History Museum, Science Museum, Victoria & Albert, Kensington Gardens, Hyde Park e le ambasciate di mezzo mondo sono a portata di mano e non c’è traccia del traffico e dei rumori del West End. Ci sono invece molti hotel, piccoli e medi, e parecchi b&b.

Il numero 35 di Lexham Gardens si affaccia sul lato sud di un bel giardino privato di forma rettangolare e fa parte di una schiera di case costruite tra il 1875 e il 1876 da un costruttore che si chiamava George Edward Mineard.

Si tratta di abitazioni sviluppate su quattro piani fuori terra, con un seminterrato.

Le facciate sono in mattone chiaro, con bow windows appena accennate al primo e al secondo piano e portici in stile dorico che reggono eleganti balconcini in ferro battuto. In alto, lungo tutto l’edificio, corre una balaustra ininterrotta.

Una semplice ricerca di “35 Lexham Gardens” su Google non rivela niente di particolare, a parte la presenza di un paio di società a responsabilità limitata che hanno qui la loro sede legale e la conferma di quanto scrivevo prima: i prezzi delle case negli ultimi decenni sono letteralmente esplosi.

L’appartamento 2, grande poco più di 100 metri quadrati e in discrete condizioni, secondo il sito “The Move Market” è valutato oggi 1.684.000 sterline. 20 anni fa era passato di mano al prezzo di 497.000 sterline.

Per trovare qualche notizia succosa ho dunque deciso di interrogare il British Newspaper Archive, per scavare indietro nel tempo. E qualche piccola sorpresa è comparsa…

Un articolo del Marzo 1887, ad esempio, racconta i dettagli dello scippo subito da Mrs. Roberts, la moglie di un avvocato penalista residente al 35 di Lexham Gardens. Mentre camminava lungo Westbourne Terrace, in pieno giorno, fu assalita da due uomini che le bloccarono i polsi sbattendola prima contro un muro e poi a terra. La donna aveva con sé un borsellino con una considerevole somma di denaro e un porta biglietti da visita e lottò con forza per resistere ai due malviventi. Alla fine fu costretta a mollare la presa e gli scippatori scapparono, inseguiti da Mrs. Roberts che urlava a squarciagola “Polizia!” e “Ladri!”. Le forze dell’ordine non erano nei paraggi e nessun passante bloccò i fuggitivi.

Ma la storia più interessante è un’altra. E’ una vicenda che apre uno squarcio sulla condizione della donna ai tempi della Regina Vittoria.

Il 2 Febbraio 1910, all’età di 83 anni, morì nel suo appartamento al 35 di Lexham Gardens un militare in pensione, il lieutenant-general Lindsay Farrington, già appartenente al Worcestershire Regiment e prima ancora al Dorsetshire Regiment. Il trafiletto lo definisce un “veterano delle guerre indiane”. Nato nel 1826, aveva partecipato alla battaglia di Ferozeshah e a quella di Sobraon, entrambe vinte dagli inglesi contro l’Impero Sikh. Tre anni dopo, nel 1849, si trovava a Chillianwala (un autentico bagno di sangue per la British East India Company) e successivamente a Gujrat, la battaglia decisiva che portò all’annessione del Punjab da parte degli inglesi. Diventato major-general nel 1877, Lindsay Farrington era andato in pensione nel 1882, con il grado onorario di lieutenant-general.

L’anno seguente il suo nome finì sui giornali di tutto il Paese per una faccenda tutt’altro che eroica: la causa di divorzio del fratello, il colonnello del South Yorkshire Regiment Malcolm Charles Farrington.

Il matrimonio di Malcolm Charles, 37 anni, con Florence Agnes Astell, 23, si era celebrato nel piccolo villaggio di Piddlehinton, Dorset occidentale, il 10 Aprile 1872.

Il “Southern Times and Dorset County Herald” del 13 Aprile racconta con dovizia di particolari tutto lo svolgimento della cerimonia: il tragitto della sposa, figlia maggiore di un notabile locale, dalla casa paterna all’ingresso della chiesa; gli archi floreali, le bandiere e le scritte augurali; l’inno iniziale “The voice that breathed o’er Eden” con il testo di John Keble (una mia vecchia conoscenza); la lista dei principali invitati; le fotografie di rito sul prato di West Lodge, la casa della sposa; l’elenco dei regali di nozze “costosi e magnifici”, esposti nella biblioteca; la partenza degli sposi in carrozza.

Undici anni dopo il colonnello Farrington chiedeva il divorzio.

Il Salisbury Times del 28 Luglio 1883, infatti, riporta lo svolgimento del processo tenutosi a Dorchester.

Il divorzio, nell’Inghilterra della Regina Vittoria, era una consuetudine piuttosto rara: non era considerata una pratica accettabile, era spesso difficile da ottenere e aveva costi molto alti. L’unica motivazione per cui poteva essere concesso dal giudice era l’adulterio ma tra i diritti del marito e quelli della moglie c’era un enorme squilibrio. La legge considerava una coppia di sposi come una persona sola, incarnata nella persona del coniuge maschile. Il marito era responsabile della moglie ed era obbligato a proteggerla; in cambio, la moglie aveva il dovere di obbedienza al marito e il compito di procreare. I beni della moglie, dopo il matrimonio, diventavano proprietà del marito e tali restavano anche in caso di divorzio. La donna stessa era “proprietà privata” del coniuge.

In caso di divorzio, mentre per il marito era sufficiente provare l’adulterio da parte della moglie, una donna doveva dimostrare che il marito non solo aveva commesso adulterio, ma anche incesto, bigamia, violenza o abbandono del tetto coniugale.

Con questi presupposti i coniugi Farrington si presentarono davanti al giudice di Dorchester nel Luglio del 1883.

Dopo il matrimonio la coppia aveva passato un breve periodo in Inghilterra, prima di trasferirsi a Lucknow, capitale dello stato indiano dell’Uttar Pradesh, dove il colonnello Farrington era stato assegnato. Qui erano nati ben quattro figli.

Durante il soggiorno a Lucknow avevano conosciuto un ufficiale del 13° Reggimento Ussari, il capitano Philip Kavanagh Doyne, che cominciò a frequentare spesso la loro casa.

Quando nell’Aprile del 1880 la signora Farrington dovette rientrare in Inghilterra per motivi di salute, il capitano Doyne si imbarcò casualmente sullo stesso piroscafo. La donna si stabilì a Dover, la stessa città in cui aveva sede il reggimento dell’uomo. Iniziò così una frequentazione assidua, che rimase clandestina fino al mese di Novembre del 1882, quando una lettera anonima giunse in India, sulla scrivania del colonnello Farrington.

L’uomo, sconvolto, ne fece due copie. Inviò la prima alla moglie e la seconda al fratello Lindsay, il militare appena andato in pensione che viveva al numero 35 di Lexham Gardens, per incaricarlo di sorvegliare la consorte.

Il generale Farrington, uomo tutto d’un pezzo, ubbidì. Il resoconto del suo intervento è dettagliatissimo. Nel pomeriggio del 14 Novembre rintracciò la cognata a Londra, in un hotel di Jermyn Street, dove alle ore 18 fu raggiunta dall’amante. Cenarono insieme e il capitano Doyne lasciò l’hotel alle 19,30, un’ora prima della donna. Si incontrarono nuovamente poco più tardi, davanti a Victoria Station. Si spostarono in carrozza fino al De Keyser’s Hotel sull’Embankment ma, non avendo trovato una camera libera, si diressero al Cannon Street Hotel. Qui restarono per tutta la notte.

La mattina successiva il generale Farrington in persona fece irruzione nella camera, trovando gli amanti nello stesso letto. Scacco matto.

Il giudice di Dorchester, con questa autorevole testimonianza, concesse al fratello il nulla osta al divorzio.

Florence Agnes Astell si sposò l’anno seguente con il capitano Doyne e una terza volta nel 1901, dopo essere rimasta vedova. Morì nel 1938, all’età di 89 anni.

Malcolm Charles Farrington visse invece fino al 1924. Il fratello Lindsay era morto nel suo appartamento di Lexham Gardens nel Febbraio del 1910, lasciandogli in eredità i tre decimi del proprio patrimonio.

Non sapremmo quasi nulla di loro se la faccenda del divorzio tra Malcolm e Florence non fosse finita sui giornali del 1883. Salvo rare eccezioni, oggi un divorzio tra persone comuni non fa più notizia ma all’epoca tutto il Paese era autorizzato a leggere i dettagli più intimi sulla fine di una relazione.

E soprattutto non sapremmo nulla dei fratelli Farrington se un banale indirizzo scritto con la scolorina su una logora valigia sformata non avesse richiamato l’attenzione di uno svitato come il sottoscritto.


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