Thomas Britton, il mercante illuminato

Jerusalem Passage – Tube: Farringdon


Thomas Britton si svegliava molto presto, ogni mattina. Indossava una tonaca blu che gli arrivava al ginocchio, gettava dietro la spalla un pesante sacco di juta e usciva di casa, tenendo in mano il suo ferro del mestiere: una scodella di legno che gli serviva da unità di misura. Thomas Britton, infatti, era un venditore di carbone e andava porta a porta per tutto il giorno trascinando il suo grande sacco.

Non era nato a Londra ma a Rushden, Northamptonshire, nel 1644. Fin da giovane aveva però frequentato il vivace quartiere di Clerkenwell, prima facendo l’apprendista per un mercante di carbone e poi mettendosi in proprio.

Aveva affittato uno stabile in Jerusalem Passage, una stradina stretta che collegava Aylesbury Street con Clerkenwell Road. Qui aveva messo su casa, si era sposato e aveva adibito il piano terra dell’edificio a deposito per la merce.

Ogni mattina, come ho detto, partiva da casa con il suo carico. Gli affari cominciarono presto ad andare bene e Britton prese l’abitudine di investire parte dei suoi guadagni in un modo inaspettato. Non si era mai visto prima, infatti, un carbonaio che frequentasse le migliori librerie di Londra!

Indossando ancora la casacca blu, con le mani annerite per aver maneggiato chili di carbone, a fine giornata varcava la soglia di anguste botteghe della City e non solo. All’epoca il commercio dei libri era agli albori e non era alla portata di tutti. Britton acquistava molti volumi, che piano piano cominciarono ad affollare la sua abitazione di Jerusalem Passage.

Gli interessavano soprattutto i trattati di medicina, fisica, chimica, i libri di astrologia. Tutti argomenti di cui discuteva poi con il medico francese Théophilus de Garencières, suo vicino di casa.

Era un uomo dai mille interessi, Thomas Britton. La musica, ad esempio, di cui si ritrovò presto a conversare con un altro frequentatore di librerie, Sir Roger L’Estrange, libellista, censore della stampa e capace suonatore di viola da gamba.

Era una coppia improbabile, quella formata dall’umile carbonaio e dallo scrittore di pamphlet, ma funzionava alla perfezione.

Un giorno del 1678 Britton partorì un’idea balzana e visionaria: tenere dei concerti settimanali a casa sua, nella soffitta situata sopra il magazzino del carbone.

Era una stanza stretta e lunga, con un soffitto molto basso e una sola minuscola finestra. Per accedere era necessario salire dall’esterno, con una traballante scala a pioli.

L’inaugurazione vide esibirsi alla viola proprio Sir Roger L’Estrange e, nonostante le incerte premesse, l’avventura della sala da concerti ebbe subito un grande successo. La soffitta di Jerusalem Passage, aperta al pubblico il giovedì sera, divenne in poco tempo il luogo migliore di Londra per ascoltare musica da camera.

Britton l’aveva attrezzata con un clavicembalo, un piccolo organo e altri strumenti. Inizialmente non c’era un biglietto d’ingresso, soltanto un penny da pagare per una tazza di caffé, poi fu introdotto un abbonamento annuale estremamente economico. Il pubblico proveniva da ogni strato sociale, senza distinzioni.

Suonarono qui i migliori musicisti dell’epoca: J. C. PepuschJohn BanisterPhilip Hart

George Frideric Handel, da poco giunto a Londra, chiese e ottenne di esibirsi all’organo.

Finì tutto improvvisamente, un giovedì sera di Settembre del 1714.

Justice Robe, un magistrato che sedeva tra il pubblico, aveva deciso di fare uno scherzo al settantenne Britton. Aveva pagato un fabbro di nome Honeyman che aveva doti di ventriloquo.

Ad un certo punto della serata, al cenno di Robe, Honeyman intimò a Britton dal fondo della sala di buttarsi in ginocchio e di recitare il Padre Nostro, perché la sua fine era vicina. Il poveretto, non capendo da dove venisse la voce, fu tanto terrorizzato da avere un attacco di cuore che gli fu fatale.

Si chiuse in questo modo la vita di Thomas Britton, il venditore di carbone che per 36 anni fece della sua soffitta il luogo dove ascoltare il meglio della musica.

La vedova, qualche tempo dopo, vendette la sua collezione di libri e di strumenti musicali a Sir Hans Sloane, il fondatore del British Museum.


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