Cruikshank Street – Tube: Angel
La scorsa settimana ci siamo lasciati dalle parti dello Speakers’ Corner, in mezzo alla folla che all’inizio del secolo scorso ascoltava un oratore che di lì a poco avrebbe fatto molta strada: il bolscevico Vladimir Ilyich Ulyanov, meglio conosciuto come Lenin, che arringava i londinesi con uno strano accento irlandese.
E vi ho parlato dell’appartamento di due stanze che lui e la moglie Nadezhda avevano preso in affitto al numero 30 di Holford Square, nei pressi della stazione di King’s Cross.
Nel corso della seconda guerra mondiale la piazza fu duramente colpita dai bombardamenti tedeschi e, una volta terminato il conflitto, si decise di cancellarla dalla mappa di Londra e di costruire al suo posto un grande complesso di edilizia popolare.
Addio dunque alle poche case rimaste in piedi, costruite tutte tra il 1841 e il 1848. E addio al curatissimo bowling green al centro della piazza.
Il Finsbury Borough Council affidò la progettazione dell’edificio ad uno studio di architettura radicale, il Tecton Group, che si era messo in luce a partire dagli anni ’30 ed era capeggiato da un brillante emigrato dall’Unione Sovietica: Berthold Lubetkin.
Uno dei progetti più riusciti del Tecton Group fu la Penguin Pool dello Zoo di Londra, realizzata nel 1934, icona dell’architettura modernista in Inghilterra.
E’ il frutto della collaborazione di Lubetkin e dell’ingegnere strutturale Ove Arup (che abbiamo già conosciuto come progettista della scala a chiocciola della casa di Ernő Goldfinger). Insieme crearono una struttura mai vista prima, con due sottili rampe a spirale incastrate l’una con l’altra, il primo esempio delle potenzialità del cemento armato.
Quando arrivò l’incarico del Finsbury Borough Council per ripensare la zona dove sorgeva Holford Square, il Tecton Group si era nel frattempo sciolto e Berthold Lubetkin assunse il ruolo di progettista.
Prima della guerra aveva realizzato a Londra alcuni edifici residenziali, come ad esempio Highpoint I e il complesso di Spa Green Estate, considerati ancor oggi tra i più riusciti esempi di modernismo e lodati all’epoca da Le Corbusier.
Quando fu il momento di pensare alla sostituzione di Holford Square, le ristrettezze del dopoguerra imposero di tagliare alcune parti del progetto iniziale dell’architetto: non fu possibile prevedere dei terrazzi, né costruire un centro per la comunità e un asilo nido.
Nonostante questo, Lubetkin riuscì a mettere la sua firma.
Per prima cosa la forma, quella di un’elica.
Ma il segreto di Bevin Court, questo il nome del fabbricato, è nascosto all’interno. E’ la splendida scala che è il fulcro dell’edificio, il punto di congiunzione delle tre ali che da essa si allungano.
Percorrerla in su o in giù o semplicemente fermarsi ad ammirarla è come entrare in uno dei mondi impossibili disegnati da Escher.
Ispirata al costruttivismo russo, è un’autentica magia per gli occhi. Da qualsiasi angolazione la si osservi è assolutamente stupefacente. Dall’alto…
… dal basso…
… di lato…
Finalmente arrivati all’ottavo e ultimo piano si gode di una meravigliosa vista sulla città.
Gli stessi panorami ispirarono il pittore Cyril Mann, che qui visse e lavorò tra il 1956 e il 1964.
Inizialmente l’idea di Lubetkin fu quella di battezzare il complesso Lenin Court, in onore del politico che aveva abitato nella scomparsa Holford Square e al quale nel 1942 egli stesso aveva dedicato un monumento nella piazza.
Quando però l’edificio fu inaugurato nel 1954 si era già entrati nel pieno della Guerra Fredda. Bastò cambiare due lettere e Lenin diventò Bevin: Ernest Bevin, ministro degli Esteri laburista e convinto anticomunista.
I resti del monumento a Lenin, che Lubetkin avrebbe voluto trasferire nell’atrio, furono invece tumulati nelle fondamenta della scalinata.
L’atrio accoglie oggi una replica (stampata in 3D) del busto in bronzo di Bevin. L’originale scomparve improvvisamente, dal giorno alla notte, alla fine degli anni ’80.
Sempre all’ingresso un murale di Peter Yates, artista e architetto, amico di Lubetkin. Rappresenta in maniera astratta lo stemma di Finsbury.
“Day and Night, Winged Bulls” è stato restaurato e protetto da un vetro nel 2016, dopo che il passare degli anni e varie generazioni di vandali lo avevano ridotto molto male.
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