Partiamo dal titolo di questo post. E’ un omaggio allo sciagurato tizio che nel 1973, al momento dell’uscita nelle sale italiane del film di cui sto per parlarvi, decise che la traduzione efficace per l’originale “Don’t Look Now” sarebbe stata “A Venezia… un dicembre rosso shocking”.
Probabilmente accadde così perché nel cinema italiano di quegli anni andava forte il filone thriller inaugurato da Dario Argento e che annoverava tra gli altri registi del calibro di Aldo Lado, Mario Bava e Fernando Di Leo.
Comunque sia, non voglio infierire ulteriormente su chi tradusse il titolo nella nostra lingua ma lascio che sia il Maestro Enzo G. Castellari a spiegare la regola aurea da rispettare quando si tratta di battezzare un film…
Adesso, però, torno serio e vi spiego prima di tutto perché “Don’t Look Now” finisce oggi sulle pagine di un blog dedicato a Londra: il collegamento è flebile ma esiste, perché nella capitale britannica nacquero sia il regista, Nicolas Roeg, che la scrittrice dal cui racconto fu tratto il film, Daphne du Maurier, già autrice di “Rebecca” e di “The Birds”, storie da cui Alfred Hitchcock ricavò due capolavori.
Se state leggendo questo post è perché avete visto il film (se non fosse così vi diffido dal proseguire!) e quindi non mi dilungo a farvi un riassunto della trama, né tanto meno una critica che non sarei in grado di articolare.
Posso soltanto raccontarvi ciò che mi ha colpito maggiormente, prima di avventurarmi con voi tra le calli di Venezia per scoprire cosa è rimasto a distanza di 46 anni.
Nicolas Roeg, prima di diventare regista, fece per anni il direttore della fotografia (“La maschera della morte rossa”, “Fahreneit 451”, “Via dalla pazza folla”). E in “Don’t Look Now” è evidente la sua mano, nonostante il ruolo sia ufficialmente accreditato a Anthony B. Richmond.
“I can’t think how anyone can become a director without learning the craft of cinematography. I was very glad later when I was directing that I wasn’t in the hands of a cinematographer and hoping that he would do it well. I would know what he was doing, and we could discuss how that scene would look. It was just lucky in a way that I didn’t go to film school and just learned all this on the floor“
Poi ci sono i numerosi temi che ricorrono nel film.
L’acqua, ad esempio. L’acqua in cui cade Christine e da cui riemerge cadavere tra le braccia del padre, l’acqua dei canali di Venezia che fanno da sfondo agli spostamenti dei coniugi Baxter. Un elemento che li circonda, da cui non possono allontanarsi nemmeno volendo.
Il colore rosso, quello del lucido impermeabile di Christine. L’assassino che indossa un cappotto molto simile. Ma il rosso ricorre anche sotto forma di sangue sulle diapositive che John sta visionando ed è il colore della palla che Christine cerca inutilmente di recuperare nello stagno.
Il vetro. La lastra che si infrange quando il piccolo Johnny ci finisce sopra con le ruote della bicicletta, i bicchieri e le bottiglie che vanno in pezzi quando Laura sviene al ristorante, il vetro che si frantuma nella scena in cui John rischia di cadere dal ponteggio. Il bicchiere d’acqua che gli offrono le due sorelle poco prima che parta per l’incontro fatale con l’assassino.
Poi c’è il montaggio. Innovativo, moderno, alterna dei flashback ricorrenti (la piccola Christine che gioca sulla sponda del laghetto dietro casa) ad anticipazioni di quello che avverrà più avanti nella storia. Indizi sotto forma di poche manciate di fotogrammi sparse qua e là.
La scena di sesso tra i due protagonisti è magistrale: intervalla il loro rapporto con brevi inquadrature in cui Donald Sutherland e Julie Christie si rivestono e si preparano per uscire a cena. Il risultato è intenso e potente.
E infine la scelta dei luoghi. Dimenticate la Venezia da cartolina di tanti film del passato o recenti. Roeg sceglie di girare in luoghi di secondo piano ma non per questo meno belli o suggestivi. Se inquadra Piazza San Marco, ad esempio, lo fa di sfuggita per non più di dieci secondi. Anzi, grazie a “Don’t Look Now”, uno come me che vive a 45 minuti di treno da Venezia e che l’ha visitata decine e decine di volte ha scoperto angoli mai esplorati e totalmente inaspettati.
Mettendo insieme tutti i luoghi del film è nato il video che trovate alla fine del post. E’ un itinerario che attraversa la città da cima a fondo (sono circa 13 chilometri!). Se qualche curioso vorrà percorrerlo sarò felice di ascoltare le sue impressioni.
E adesso… partiamo!
Autorimessa comunale
Il nostro viaggio comincia dai bagni dell’autorimessa comunale di Piazzale Roma, l’unico approdo possibile a Venezia se scegliete di venirci in auto.
L’enorme edificio risale al ventennio fascista e fu concepito per essere “il più grande parcheggio automobilistico del mondo”.
Qui fu girata la scena in cui Laura Baxter conosce le due sorelle nella toilette del ristorante in cui sta pranzando con il marito. Lo scenografo, Giovanni Soccol, ebbe la felice intuizione di montare alcuni specchi alle pareti, in modo da ricavare inquadrature suggestive e dare l’impressione di un ambiente più grande.
I bagni sono stati rifatti completamente ma pare che gli specchi di Soccol rimasero al loro posto per alcuni anni dopo la fine delle riprese.
San Nicolò dei Mendicoli
Questo angolo di Venezia è una delle sorprese di cui parlavo prima. E’ una chiesa antichissima, splendida. All’epoca del film, come nella finzione, erano effettivamente in corso dei lavori di restauro, finanziati da “Venice in Peril”, un fondo britannico per salvare i luoghi veneziani maggiormente a rischio.
Non è cambiato quasi nulla, in questo angolo remoto del sestiere di Dorsoduro, addossato alla sede di Santa Marta dello Iuav.
L’interno della chiesa toglie il fiato, l’atmosfera è indescrivibile a parole.
La scena in cui Donald Sutherland rischia di schiantarsi al suolo per il cedimento dell’impalcatura fu girata qui, senza controfigure. Soltanto dopo che il film uscì, Vic Armstrong, celebre stuntman, rivelò che Sutherland aveva rischiato la vita, dato che il cavo di sicurezza a cui era agganciato non era adatto e avrebbe potuto spezzarsi da un momento all’altro.
Fondamenta della Pescheria
Proprio dietro San Nicolò dei Mendicoli, in mezzo ad una folla di curiosi, viene ripescato il cadavere di una donna, l’ennesima vittima del serial killer. Massimo Serato e Donald Sutherland assistono impietriti alla scena da Calle Rielo.
La Trattoria al Canestrello non esiste più ma ho interpellato il proprietario di quello che oggi è un semplice scantinato. La trattoria esisteva realmente ma ha chiuso i battenti da tempo.
Campiello Mosca
E’ uno degli angoli di Venezia che non avevo mai attraversato prima, a pochi passi dalla chiesa di San Pantalon. E’ un campo non molto grande, con una fontanella al centro.
Qui c’è il portone della prima pensione dove alloggiano le due sorelle.
Mentre Laura è loro ospite per una seduta spiritica, John la attende in un bar (Franco Bar nel film) e si ubriaca tenendo d’occhio attraverso la vetrina il portone della pensione.
Ho voluto mettermi al suo posto e ho dunque chiesto al proprietario del ristorante pizzeria Dolfin il permesso di poter scattare una fotografia dallo stesso punto. Eccola…
A poca distanza c’è un luogo che compare più volte nel film. E’ il ponte Vinanti, che attraversa il Rio di San Pantalon.
Scuola Grande di San Rocco
E’ rimasto tutto come allora, in questo campo quasi sempre deserto alle spalle della storica confraternita fondata nel 1478.
Donald Sutherland lo attraversa in due occasioni. La prima poco dopo aver avvistato Laura e le due sorelle sul Canal Grande. La seconda mentre vaga senza meta, seguito a sua insaputa dal poliziotto Sabbione.
Abbandonato sugli scalini che scendono nel Rio di San Pantalon, John rinviene un inquietante bambolotto di plastica.
E’ sempre qui che accade una delle scene più inquietanti: John vede per pochi istanti l’assassino con il cappotto rosso, che si dilegua immediatamente.
Conservatorio “Benedetto Marcello”
E’ ospitato nella più grande dimora patrizia di Venezia, Palazzo Pisani, in campo Santo Stefano. Nella finzione è la dimora del vescovo Barbarigo.
Fondato nel 1867, è il Conservatorio Statale dove si diplomò l’autore della colonna sonora del film, Pino Donaggio. Dopo l’esordio come cantautore alla fine degli anni ’50, si dedicò al cinema debuttando proprio con le musiche di “Don’t Look Now”. In seguito divenne il compositore preferito di Brian De Palma.
Hotel La Fenice
Questo albergo sorge a pochi passi dal celebre e omonimo teatro. E’ il secondo alloggio veneziano delle due sorelle. Gli esterni sono sostanzialmente identici a com’erano nel 1973.
Da qui Laura parte di corsa alla ricerca di John che sta andando incontro al suo tragico destino.
Le scale che si intravedono dall’esterno sono rimaste quelle dell’epoca.
Ho visitato l’interno dell’hotel per capire se anche le scene nella camera delle due sorelle fossero state realmente girate qui, come dicono le fonti che ho consultato. Accompagnato dal portiere, il gentilissimo signor Francesco, ho salito le rampe che portano alla camera 307 che in effetti esiste…
Purtroppo non ho potuto avere conferma di questa teoria. A quanto pare le scene in questione non furono girate qui: è diversa la forma delle scale, diversa la ringhiera in ferro e la stanza 307 non corrisponde a quella del film, così come le altre camere papabili che il portiere mi ha gentilmente fatto visitare…
Il ponte che viene attraversato più volte dai protagonisti è a pochi passi dall’hotel ma in direzione opposta rispetto a quella che il film fa immaginare. Ma se volete trovarlo fate attenzione: uscendo dal portone dirigetevi a destra, anziché a sinistra!
Hotel Bauer
Questo albergo di lusso fu scelto per ricreare la camera dei coniugi Baxter. E’ molto vicino a Piazza San Marco, accanto alla magnifica chiesa di San Moisè.
Osservando le immagini sul sito internet dell’hotel ho individuato la camera che fu scelta da Roeg: si tratta della Royal Suite, le cui generose dimensioni furono indispensabili per le ingombranti attrezzature della troupe.
Fu girata qui la discussa scena di sesso tra Donald Sutherland e Julie Christie, sulla quale si speculò per anni: il rapporto fu soltanto simulato o avvenne realmente? In un’intervista recente il protagonista rivelò che si trattò di finzione e che al momento delle riprese, oltre a lui e a Julie Christie, nella stanza erano presenti soltanto Roeg, l’operatore e il direttore della fotografia.
Sulla terrazza del Bauer, che si affaccia sul Canal Grande e sulla Basilica di Santa Maria della Salute, fu ambientata la prima scena veneziana del film, quella in cui John Baxter saluta gli operai prima di raggiungere Laura al ristorante.
Casa Frollo
Grazie a questo post ho scoperto una storia ormai dimenticata della Venezia di qualche decennio fa. Casa Frollo era una pensione a due stelle sull’isola della Giudecca, rifugio di artisti e di viaggiatori che amavano la sua tranquillità e la vista che le sue grandi finestre regalavano. E’ adiacente alla Casa dei Tre Oci, oggi museo dedicato alla fotografia e un tempo dimora di un famoso pittore.
Casa Frollo chiuse alla fine degli anni ’80, nonostante la creazione del “Comitato di difesa Casa Frollo” presieduto da un avvocato di Milano, Giovanni Salvati, composto da ospiti della pensione sparsi in tutto il mondo, soprattutto in Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Germania. Il loro obiettivo era quello di formare una cooperativa che avrebbe acquistato l’immobile per preservarlo e impedire che fosse radicalmente trasformato. All’epoca ne scrisse anche La Repubblica.
Purtroppo il tentativo non ebbe successo e oggi Casa Frollo, con il suo splendido giardino, si chiama Villa F e soltanto pochi fortunati possono permettersi di alloggiarvi.
L’avvocato Salvati, con cui sono riuscito a mettermi in contatto, mi ha inoltre aiutato a svelare un mistero: la scalinata e la stanza delle due sorelle che non ero riuscito a trovare all’Hotel La Fenice erano in realtà quelle di Casa Frollo!
Piazza San Marco
John la attraversa in una breve sequenza, dopo aver salutato Laura che è appena partita per l’Inghilterra per andare a trovare il figlio che ha avuto un piccolo incidente al collegio.
Riva degli Schiavoni
Da questo pontile, proprio di fronte all’Hotel Londra Palace, Laura sale sul vaporetto che la condurrà verso l’aeroporto.
Hotel Gabrielli
E’ l’albergo dei coniugi Baxter, in fondo a Riva degli Schiavoni. Rientrano avvinghiati l’uno all’altra dopo aver incontrato il vescovo Barbarigo.
Il manager dell’hotel, interpretato da Leopoldo Trieste, è una vera macchietta e mi ha ricordato quei personaggi decisamente comici e squinternati che compaiono nei primi film di Dario Argento.
L’atrio dell’albergo è rimasto sostanzialmente immutato. Come ho già detto per la stanza da letto fu utilizzata invece una suite del Bauer.
Giardini della Biennale
Alle spalle del Padiglione della Russia, quasi nascosto dalla vegetazione selvaggia, c’è il luogo in cui Laura passeggia con le due sorelle dopo averle riviste fuori da San Nicolò dei Mendicoli (che nella realtà è distante parecchi chilometri!). L’inquadratura comincia con un primo piano di una statua inquietante che rappresenta l’Invidia.
Il terzetto si ferma a parlare su una panchina, proprio davanti ad un gruppo scultoreo raffigurante Minerva in groppa ad un leone. L’opera, che stava sulla facciata delle Gallerie dell’Accademia, fu trasferita ai Giardini della Biennale nel 1938. Da allora è in costante lotta con la lussureggiante vegetazione che tende a coprirla e a nasconderla agli occhi dei passanti.
Campo San Isepo
Laura tenta inutilmente di convincere John ad accettare l’invito delle due sorelle per un tè con annessa seduta spiritica. Lui liquida la proposta con il termine mumbo-jumbo (chiacchiere senza senso) e lascia che Laura vada all’appuntamento da sola.
Il dialogo avviene sullo sfondo di viale Trento, la strada di accesso ai Giardini della Biennale e termina all’ingresso di Campo San Isepo, nel sestiere di Castello.
Rio de San Zaninovo
Dopo aver lasciato l’hotel (e il manager che sperava si fermassero lì per cena) John e Laura si perdono tra le calli e si dividono per cercare la strada per rientrare. Mentre lei lo chiama affacciandosi da un ponte, lui assiste a quello che è probabilmente l’ennesimo omicidio.
Un uomo spalanca una finestra e urla in cerca di aiuto, mentre l’assassino con il cappotto rosso fugge facendosi intravedere per pochi attimi da John.
Laura non si accorge di nulla e il marito la rassicura, dando la colpa del trambusto al passaggio di un topo o di un gatto.
Palazzo Grimani
E’ il luogo dove avviene l’epilogo del film. John Baxter segue l’assassino saltando da un’imbarcazione all’altra, lungo Fondamenta San Severo, fino a varcare l’ingresso sul canale di Palazzo Grimani.
Buona parte delle case veneziane, infatti, possiede due diversi ingressi: uno principale, dalla strada, e uno “d’acqua”. E’ da quest’ultimo che John Baxter va incontro al suo destino.
Ecco il portone di ferro visto dall’interno. Oggi palazzo Grimani, che all’epoca del film era in stato di forte degrado, è stato ristrutturato nel 2008 e ospita un museo, a cui si accede da Ruga Giuffa.
Il misterioso assassino e John Baxter attraversano di corsa la tribuna (nota anche come Antiquarium), un ambiente ispirato al Pantheon che un tempo custodiva più di 130 statue antiche. La collezione fu donata alla fine del ‘500 alla Serenissima e la tribuna rimase spoglia per secoli (è così che la vediamo infatti nel film). In concomitanza con la Biennale Arte, dallo scorso maggio, le statue sono ritornate al loro posto e la tribuna rimarrà visitabile nella sua forma originaria fino al 30 maggio 2021.
John Baxter troverà la sua fine violenta dopo essere entrato nella cappella del palazzo e dopo aver scorto l’assassino attraverso una piccola apertura nel soffitto. Il suo sangue colerà poi attraverso la stessa fessura.
Fondamenta Felzi
E’ il luogo dove avviene il primo omicidio. John e Laura si stanno recando ad incontrare il vescovo Barbarigo e il taxi acqueo (così si chiamano i taxi a Venezia) su cui viaggiano deve fare una deviazione perché la polizia ha bloccato l’accesso.
E’ un punto suggestivo, in cui il canale si biforca e nel mezzo sorge un palazzetto stretto e alto.
Vediamo per la prima volta il commissario Longhi, intento con i suoi uomini ad effettuare i rilievi.
Basilica dei S.S. Giovanni e Paolo
Laura chiede all’autista del taxi di fare una sosta in una chiesa. Gli interni furono girati qui, nella splendida Basilica dei S.S. Giovanni e Paolo, il Pantheon dei Dogi veneziani.
Laura Baxter prega di fronte a questa statua della Madonna con il bambino, con lo sfondo della magnifica vetrata gotica del transetto destro.
L’inginocchiatoio è rimasto al suo posto, così come le candele…
… che non costano più 50 lire ma 50 centesimi di euro!
John Baxter avvista le due sorelle anche in chiesa. Per non farsi vedere si raccoglie in preghiera nascondendo il volto tra le mani, di fronte alla cappella della Madonna della Pace.
Scuola Grande di San Marco
Questo gioiello del Rinascimento fu sede di una confraternita dei Battuti fino all’avvento di Napoleone, quando fu soppressa. Divenne prima un ospedale militare e oggi è l’ingresso principale dell’Ospedale Civile S.S. Giovanni e Paolo.
Il grande salone al pianterreno nel film ospita la sede della Polizia. E’ qui che si reca John Baxter per far rilasciare la sensitiva non vedente, ingiustamente rinchiusa in cella.
Uno dei suggestivi corridoi dell’ospedale fu scelto per ambientare gli uffici del commissariato, dove si reca John per segnalare la scomparsa della moglie.
Il ruolo del disegnatore che produce gli identikit delle due sorelle fu affidato allo scenografo del film, il pittore Giovanni Soccol. Un cameo decisamente ineccepibile.
San Lazzaro dei Mendicanti
Mentre gli interni furono girati nella basilica di S.S. Giovanni e Paolo, questa è la chiesa che viene inquadrata mentre John e Laura passano accanto a bordo del taxi. Oggi la facciata è in ristrutturazione.
Sotoportego del Magazen
Donald Sutherland attraversa a passo svelto questo scorcio delizioso tra Castello e Cannaregio, dopo aver avvistato Laura vestita a lutto a bordo di un’imbarcazione. Percorretelo anche voi e cercate una nicchia al cui interno è collocato un dipinto su piastrelle di ceramica, raffigurante Sant’Antonio da Padova…
Ponte dei Miracoli
John Baxter attraversa questo ponte dopo aver assistito con il vescovo al ritrovamento del cadavere di una donna. Alle sue spalle la chiesa di Santa Maria dei Miracoli, costruita tra il 1481 e il 1489 dal mercante Angelo Amadi per ospitare un dipinto della Vergine che era posto in un angolo della sua abitazione e che era ritenuto sacro dagli abitanti della zona.
San Stae
Il funerale che chiude il film è ambientato qui, in questa imponente chiesa di Santa Croce che si affaccia sul Canal Grande.
L’imbarcazione funebre accosta davanti alla scalinata e da questa scendono Laura, il piccolo Johnny, il vescovo Barbarigo e le due sorelle. La giornata è fredda e piovosa, al contrario del pomeriggio caldo e assolato in cui ho visitato la chiesa.
Ristorante Roma
L’ultima tappa è una delle scoperte più emozionanti che ho fatto: il ritrovamento del ristorante in cui John e Laura pranzano insieme nelle prime scene del film.
Le mie fonti parlavano dell’odierna Trattoria Povoledo, proprio accanto al ponte degli Scalzi, che dunque è stata la mia prima tappa. Nonostante la disponibilità del titolare la mia visita si è rivelata un buco nell’acqua: gli esterni sul Canal Grande coincidevano ma è bastata un’occhiata all’interno per capire che ero sulla pista sbagliata.
Mi ero quasi convinto che la scena fosse stata girata in studio, perché anche gli interni del Ristorante Roma, attiguo alla Trattoria Povoledo, sono ben diversi.
Nessuna traccia delle colonne dalla sala che compaiono nel film, ad esempio. Ho dunque osservato con più attenzione la scena in cui Laura, dopo essere svenuta, viene caricata su una lettiga e portata via in ambulanza: si vede chiaramente il passaggio senza soluzione di continuità dall’interno del ristorante alla terrazza sul Canal Grande. L’indizio che mi ha illuminato è stata la porta, sormontata da un frontone spezzato.
Ho dunque parlato con la signora Mara, titolare del Ristorante Roma, la quale ha risolto il piccolo mistero, che stava diventando una vera ossessione. La sala in cui fu girata la sequenza del ristorante esiste ancora e oggi è adibita a magazzino e spogliatoio per i suoi dipendenti. E ho ottenuto il permesso di visitarla!
Il pavimento è stato rifatto, i lampadari sono diversi ma la sala è indubbiamente la stessa. Ecco le colonne, le finestre e la porta sul Canal Grande…
Le porte dei bagni sono state murate e ricoperte da specchi. La titolare mi ha spiegato che all’epoca del film la Trattoria Povoledo e il Ristorante Roma erano un unico locale gestito dai fratelli Povoledo, che fu diviso in due successivamente. La stanza che li divide, quella dove fu girato quella scena del film, diventò ad un certo punto un anonimo magazzino/spogliatoio. Chissà, magari un giorno tornerà all’antico splendore e ospiterà nuovamente i clienti del ristorante…
L’ultima foto l’ho scattata dalla sommità del Ponte degli Scalzi, con il Ristorante Roma e la Trattoria Povoledo in basso a sinistra, dallo stesso punto in cui Roeg riprese l’ambulanza che porta via Laura e John.
Da qui, mettendo a confronto il 1973 e oggi, sembra che Venezia sia cambiata poco. In effetti è così per molti versi, per altri invece no.
Quello che è certo è che la dolce ossessione per questo film mi ha consentito di tracciare un itinerario nuovo della città, mi ha permesso di scovare luoghi che non conoscevo, di incontrare personaggi appassionati e di rinvenire storie meravigliose che il tempo aveva un po’ oscurato.
Grazie per avermi seguito fino in fondo, adesso sono curioso di sapere se qualcuno di voi affronterà questo percorso la prossima volta che visiterà Venezia. Io l’ho fatto in pieno luglio ma ogni mese è buono, in questa città incredibile. Fidatevi, sarà comunque un mese… rosso shocking!
Ringraziamenti
- i dipendenti dell’Autorimessa comunale di piazzale Roma, che si sono prodigati per farmi individuare con ragionevole certezza i bagni in cui Julie Christie conosce le due sorelle.
- il titolare del Ristorante Pizzeria Dolfin, per avermi fatto scattare una fotografia dal punto esatto in cui John Baxter tiene d’occhio la pensione dove è in corso la seduta spiritica.
- lo staff dell’hotel La Fenice, in particolare il signor Francesco, il portiere.
- l’avvocato Giovanni Salvati, milanese, ospite in passato di Casa Frollo e promotore del (purtroppo) fallito tentativo di acquisto dell’immobile una trentina d’anni fa. Con i suoi ricordi ha confermato una mia ardita supposizione.
- i dipendenti dell’hotel Gabrielli per avermi concesso di fotografare l’atrio dell’albergo.
- Giovanni Andrea Martini, presidente della Municipalità di Venezia e amico da molto tempo, che mi ha aiutato a riconoscere una location che mi stava dando del filo da torcere.
- il titolare della Trattoria Povoledo per la grande disponibilità e la brillante signora Mara del Ristorante Roma, che mi ha permesso di fare luce su un piccolo, grande mistero.
- infine, su tutti, voglio ringraziare il professor Carlo Montanaro, critico cinematografico, insegnante, autore di saggi, profondo conoscitore della città. Amico del maestro Giovanni Soccol, lo scenografo di “Don’t Look Now”, grazie a lui ho ricostruito le locations più difficili da individuare. Inoltre mi ha messo a disposizione un documento inestimabile: il piano di lavorazione originale del film, datato 29 Dicembre 1972. Vi invito a visitare la sua Fabbrica del Vedere, l’edificio di Cannaregio in cui è custodito l’Archivio Carlo Montanaro, preziosissima raccolta di libri, fotografie, stampe, film e apparecchiature, nonché sede di mostre dedicate ai diversi modi di testimoniare il “vedere”.