Love Lane – Tube: St Paul’s
“Da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente.”
Il 5 marzo del 1946 Winston Churchill rivolse queste fatidiche parole alla folla che riempiva la palestra del Westminster College di Fulton, Missouri.
Il fatto che l’ex primo ministro britannico, fresco trionfatore dell’ultima guerra mondiale, si trovasse in una piccola cittadina del Midwest fu il frutto di una serie di coincidenze. Con lui, quel giorno, c’era il Presidente degli Stati Uniti, Harry Truman, che lo aveva invitato a tenere un discorso su proposta di un vecchio alunno del college, a sua volta coinvolto nell’iniziativa dal preside della scuola.
Il testo scritto da Churchill, ufficialmente intitolato “Sinews of Peace”, passò alla storia come il discorso della “Cortina di Ferro”, termine da lui stesso coniato, che sancì l’inizio della Guerra Fredda.
Per lo statista inglese, da pochi mesi relegato all’opposizione dall’esito negativo delle elezioni britanniche, fu l’occasione per regalare al mondo intero quella che sarebbe diventata una delle sue orazioni più celebri e guadagnare moltissimi punti in termini di popolarità.
Pochi anni prima di questo discorso, a Londra cadevano numerose le bombe naziste.
Una di queste, la notte del 29 dicembre 1940, piombò sul tetto di una chiesa della City. St Mary Aldermanbury, questo era il suo nome, andò immediatamente a fuoco e bruciò per tutta la notte. La mattina seguente non rimanevano che i muri perimetrali.
Era la seconda chiesa di St Mary ad andare in fumo: quella originaria, risalente al 1181, era stata distrutta dal Grande Incendio del 1666 e Christopher Wren l’aveva ricostruita in pietra di Portland in pochi anni.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Londra cominciò a smaltire con fatica le macerie dei bombardamenti e visse una prodigiosa ricostruzione.
St Mary Aldermanbury, però, rimase un rudere per più di vent’anni, fino al giorno in cui dagli Stati Uniti, più precisamente dalla cittadina di Fulton, arrivò una bizzarra proposta: il Westminster College voleva acquistare i resti della chiesa, per ricostruirla nel proprio campus come omaggio a Sir Winston Churchill e alla sua visita del 1946.
L’offerta fu accettata e così, con l’efficienza di cui soltanto gli americani sono capaci, nel 1965 la chiesa fu smontata pietra per pietra, i blocchi furono numerati (ben 7000!) e caricati su navi dirette verso la Virginia: in tutto 700 tonnellate. L’ultimo tratto fu in treno, fino a Fulton. Qui iniziò la ricomposizione del puzzle, che durò un anno, e poi la ricostruzione degli interni, tali e quali a quelli che erano andati distrutti nel 1940.
La chiesa fu riconsacrata con una grande cerimnoia il 7 Maggio del 1969.
Londra non ha cancellato del tutto il ricordo di St Mary Aldermanbury. Nel punto in cui sorgeva, dove sono ancora presenti i segni delle fondamenta della chiesa medievale, oggi trovate un delizioso, piccolo e quieto giardino.
La storia di questa chiesa finita oltreoceano ricorda un fatto molto simile accaduto nel 1968: un uomo d’affari americano aveva acquistato il vecchio London Bridge, che stava per essere rimpiazzato da un ponte più moderno. Ancora oggi lo trovate in Arizona, località Lake Havasu City, all’interno di un resort molto kitsch con tanto di edifici in finto stile Tudor.
La leggenda racconta che Robert P. McCulloch, questo il nome del miliardario acquirente del ponte, lo comprò convinto che si trattasse del più attraente Tower Bridge. Quando si accorse dell’errore era ormai troppo tardi!
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