Le nove figlie di Jarvis Kenrick

Pendell Road, Bletchingley – Surrey


Tutto quello che vi accingete a leggere è iniziato per caso quattro mesi fa, nella tarda mattinata di domenica 13 Settembre.

La pandemia, in quel periodo, stava concedendo una tregua illusoria e quel giorno c’era un bel sole caldo. Decisi quindi di inforcare la bicicletta e di pedalare fino al centro storico di Vicenza. Come ogni seconda domenica del mese, era in corso il mercatino dell’antiquariato.

Il mio appuntamento fisso è quello con la bancarella di Nigel, un inglese trapiantato nel Nordest che è sempre presente anche ai mercati di Piazzola sul Brenta e di Padova. Alto, sulla cinquantina, ha una vaga somiglianza con il John Cleese privo di baffi di “Un pesce di nome Wanda” e ormai da anni è il mio (inconsapevole) fornitore ufficiale di piccole chicche.

Quel giorno, in mezzo ai libri, alle vecchie fotografie, alle cartoline ingiallite e ai raccoglitori strabordanti di francobolli, il mio sguardo si posò su un album da disegno piuttosto malconcio.

I fogli erano consumati, i bordi laceri e c’erano macchie un po’ ovunque. Cominciai a sfogliarlo, restando incantato.

Cerco di raccontarvi la meraviglia che provai in quel momento, riproponendovi l’intero contenuto dell’album nell’esatta sequenza.

Vedere questi disegni sullo schermo di un computer o di uno smartphone non può minimamente avvicinarsi alla sensazione che provai quel giorno, sotto il tendone della bancarella di Nigel. Contrattai velocemente il prezzo con lui e comprai l’album.

La sera, a casa, cominciai ad esaminarlo con calma.

I disegni, a matita, hanno quasi tutti un unico tema: la giornata in spiaggia di alcune donne di età diverse. Ci sono bambine, ragazze più grandi, una “madre”, una certa Miss Bluett… Gli uomini non compaiono proprio.

Le figure di questo nutrito gineceo sono ritratte in vario modo. C’è Mary che osserva il mare seduta sul frangiflutti, una ragazza elegantemente sdraiata (definita “antediluvian”) che legge un libro, Miss Bluett che galleggia placida a pelo d’acqua. Mentre la madre lavora a maglia, le più piccole fanno il bagno o giocano sulla riva con la sabbia.

L’album si chiude con un cerchio al cui interno, a colori, c’è il disegno di un faro e con due immagini di “un fantasma”, di profilo e di fronte.

Dopo aver finito di scorrere le pagine, pur consapevole di non trovarmi davanti all’opera di un nuovo Leonardo da Vinci, avevo la sensazione di aver comunque riportato alla luce qualcosa di meraviglioso. Volevo saperne di più, volevo scoprire soprattutto chi era l’autore.

In realtà, non so perché, avevo già intuito che si trattasse di una donna.

Purtroppo non c’erano molti indizi. Alcuni disegni avevano una didascalia con il nome di battesimo: Mary, Helen, Penelope, Alison, Joyce, Betty, Ruth…

Troppo poco, decisamente. Ma a mettermi sulla strada giusta fu una delle prime figure. Era una casa contornata dagli alberi e, sotto, la scritta “Pendell Blechingley”…

Una prima ricerca su Google mi fece scoprire che nel Surrey esiste un villaggio di origine medievale, Bletchingley, il cui antico nome è “Blechingley”.

“Pendell” poteva invece riferirsi a due diverse dimore: Pendell House oppure Pendell Court, entrambe all’interno del villaggio.

Un veloce confronto tra le fotografie e il disegno a matita mi fece capire che si trattava della prima ipotesi.

A questo punto il passo successivo era scoprire chi viveva a Pendell House all’epoca in cui fu disegnato l’album. Capirlo non mi avrebbe dato la certezza di conoscere il nome delle protagoniste ma c’era una piccola speranza. Per dare una data ai disegni tirai a indovinare, basandomi sugli abiti e sui costumi da spiaggia: primo decennio del secolo scorso. Notate qualche somiglianza con questa foto datata 1900?

Consultando il British Newspaper Archive non ci misi molto a scoprire che in quegli anni Pendell House era proprietà di un certo Jarvis Kenrick, di professione avvocato.

Ma la certezza di aver fatto centro me la diede la consultazione del censimento britannico del 1901, che conteneva la composizione dell’intero nucleo familiare di Kenrick: ben 11 persone. Lui (48 anni), la moglie Lilian Helen (39) e ben 9 figlie femmine: Mary (15), Helen (14), Dorothy (13), Etheldred (11), Margaret (10), Ruth e Alison (gemelle di 8 anni), Joyce (6) e infine Evelyn (4).

Parlo di certezza perché uno dei disegni, la cui didascalia era “The four little ones on the beach”, riportava le iniziali di quattro bambine: da sinistra a destra A.K., J.K., E.K., R.K.

Alison, Joyce, Evelyn e Ruth: le più piccole tra le figlie di Jarvis Kenrick!

L’artista, per esclusione, era la terzogenita: Dorothy! Il primo disegno dell’album, infatti, ritraeva Joyce seduta al tavolo intenta a leggere e, accanto alla scritta “Joyce”, c’erano le iniziali D. K.

Un’ulteriore ricerca, questa volta negli archivi della Royal Academy of Arts, mi fece scoprire che Dorothy Kenrick partecipò per ben sette anni alla Summer Exhibition (1921, 1925, 1926, 1927, 1928, 1933, 1937). Era senza dubbio lei l’artista di casa Kenrick!

Infine, grazie al Merton Memories Photographic Archive, riuscii a dare finalmente un volto a Dorothy.

Trovai un paio di sue opere, due miniature di Miss M. H. Jaffray e di Mrs. T. P. Browning…

Merton Memories Photographic Archive
Merton Memories Photographic Archive

… e un suo autoritratto davanti al cavalletto, con tavolozza e pennelli in mano.

Merton Memories Photographic Archive

Ma le sorprese non erano finite. Il padre di Dorothy, Jarvis Kenrick, non era un semplice avvocato di campagna…

Classe 1852, era nato a Chichester il 13 Novembre 1852, primo figlio maschio del reverendo Kenrick (che di nome faceva Jarvis come il figlio).

Il censimento del 1871 mostra la famiglia in quel di Caterham, Surrey, dove il reverendo era il Rettore e il figlio aveva 19 anni ed era impiegato presso uno studio legale.

Ma non solo. Oltre a muovere i primi passi nel mondo forense il giovane Jarvis giocava a calcio, in un’epoca in cui questo sport era appena stato codificato.

L’11 Novembre del 1871 Jarvis Kenrick entrò nella storia: fu suo il primo goal in assoluto nella più antica competizione calcistica del mondo, la FA Cup. Aprì le marcature nel 3-0 che la sua squadra, i Clapham Rovers, inflissero all’Upton Park Football Club. Segnò una doppietta, in quella partita.

Una settimana più tardi, il 18 Novembre, prese parte a una delle cinque sfide tra rappresentativa inglese e scozzese, partite che sono considerate le antenate degli odierni incontri internazionali.

La sua carriera proseguì negli anni successivi, con ben tre vittorie consecutive della FA Cup (1876, 1877 e 1878) con la maglia dei Wanderers, che lo avevano ingaggiato nel 1874. Kenrick segnò nelle finali del 1877 e del 1878.

Quando abbandonò la carriera di calciatore, si dedicò per un po’ al cricket con buoni risultati e fu in seguito segretario onorario della Croquet Association dal 1904 al 1909.

Naturalmente all’epoca il professionismo non esisteva, lo sport era un passatempo per dilettanti e Jarvis Kenrick portò quindi avanti con successo la carriera di avvocato. Sposò Lilian Helen Jaffray nel 1882 e con lei andò a vivere nel Surrey, prima nei pressi di Reigate e poi in una dimora lasciatagli da una zia paterna, Pendell House.

Costruito nel 1636 su progetto di Inigo Jones, l’elegante edificio di mattoni rossi, circondato da un magnifico giardino, vide crescere nel tempo la famiglia di Kenrick con l’arrivo, come abbiamo visto, di ben nove figlie.

Jarvis Kenrick, tra un fiocco rosa e l’altro, trovava il tempo per dedicarsi allo sport. Qui lo vediamo con i membri del Guildford Golf Club: è l’uomo che posa di profilo, con la pipa in bocca e un libro sotto il braccio.

Nel 1916, quando le figlie erano ormai quasi tutte accasate, lui e Lilian lasciarono Pendell House, provocando un certo dispiacere agli abitanti del villaggio.

Si trasferirono a Wimbledon e, a quanto pare li seguì anche Dorothy, ormai ventinovenne.

La ragazza non si sposò mai e seguì dapprima i genitori. Gli archivi della Royal Academy of Arts la vedono infatti residente a Wimbledon nel 1921, al 16 di Highbury Road. Poi si trasferì a Notting Hill, al 22 di Stanley Crescent.

La moglie di Jarvis Kenrick morì nel 1925. Lui visse altri 24 anni, spegnendosi il 29 Gennaio 1949 a East Blatchington, un villaggio sulla costa del Sussex, all’età di 96 anni.

Viveva al numero 39 di Westdown Road.

Jarvis e Lilian sono sepolti a Bletchingley, nel cimitero della chiesa di St. Mary.

Anche Dorothy, come il padre, alla fine degli anni ’30 si era trasferita sul mare, a Brighton. Il censimento del 1939 mi rivelò il suo recapito, al numero 45 di Sussex Square. A 52 anni la sua professione risultava quella di “miniature painter” e accanto compariva la dicitura “private means”, che dice che in sostanza la donna campava di rendita.

Dorothy Kenrick visse a lungo, tanto quanto il padre. Morì a 96 anni in una residenza per anziani di Brighton, Lions Court, il 18 Ottobre 1983.

Una volta ricostruita la vita della famiglia Kenrick, e dopo aver dato un nome all’autrice dell’album, mi sentii finalmente appagato.

Mancava un ultimo tassello. Tra le cose che avevo letto di Jarvis Kenrick c’era un evento recente, la dedica di una blue plaque a lui dedicata sull’edificio che era stato la sua abitazione di Caterham, la Rectory.

Alla cerimonia, avvenuta nel 2013, era presente un suo pronipote, giunto per l’occasione da York. Jarvis Browning, discendente di Etheldred Kenrick, aveva scoperto la targa e aveva partecipato ai festeggiamenti, con tanto di ostensione della FA Cup originale.

Pensai di mettermi in contatto con lui, per donargli ciò che avevo trovato per caso una domenica mattina a Vicenza e che già mi aveva regalato più di un brivido. Era giusto che l’album tornasse in famiglia.

E così la spedizione arrivò a York all’inizio di Ottobre. In cambio Jarvis mi inviò alcune delle immagini che avete visto e la fotografia che apre il post, che mostra sei delle nove sorelle Kenrick. Purtroppo i loro nomi rimangono sconosciuti.

Non mi dilungo troppo su cos’altro ho scoperto nello scambio di mail con Jarvis degli ultimi mesi… Il suo cognome è Browning, lo stesso del celebre poeta inglese. Una coincidenza? No, Jarvis è proprio un discendente diretto di Robert Browning! Mi ha spedito l’albero genealogico della famiglia, fotografie, documenti… Abbiamo parlato di Asolo, paese amato dal suo avo e di Venezia, dove morì nel 1889.

Insomma… c’è materiale per un prossimo post!

Quello odierno, invece, lo concludo con una poesia di Dorothy Kenrick. Oltre a dipingere, infatti, amava comporre versi.

Ho comprato da una libreria antiquaria una delle raccolte di poesie che lei stessa faceva stampare e distribuiva ai conoscenti. E’ datata 1957.

Death the Releaser

At night, sometimes, when sleep is obdurate

And will not come to seal my weary eyes,

I listen to the ticking of my clock,

And realise that each those brief ticks

Is hastening us further from our birth

And nearer to the great releaser – Death.

To some, perhaps, this thought may not appeal;

The strong in body and the young, of course,

Are not in love with death, but those whose lives

Have always been a struggle to survive,

Look forward to the time when Death will come

To loose, with gentle hand, the outer sheath

(The clogging flesh that binds the soul to earth)

And free the spirit from its prison-house.

L’album di Dorothy Kenrick si chiude con due disegni di uno spettro. Dopo aver letto la sua poesia sulla morte e sul sollievo che essa può regalare, viene quasi naturale pensare che il fantasma sia quello di Dorothy.

Dorothy che ebbe una vita molto lunga, che non ebbe una sua famiglia e che visse a lungo da sola. E che già da adolescente, magari, immaginava cosa sarebbe arrivato dopo la morte.


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