26-28 Broadwick Street – Tube: Piccadilly Circus
Alla fine dell’anno di grazia 1966, in piena Swinging London, chiudeva i battenti un club che stava al numero 7 di Leicester Place, al quarto e ultimo piano.
Si chiamava Ad Lib e per mesi i suoi divani di velluto immersi nella penombra avevano accolto gli idoli dei giovani dell’epoca: i Beatles, i Rolling Stones, i Kinks, la stilista Mary Quant, le attrici Julie Christie e Hayley Mills. Addirittura l’irrequieta sorella della Regina, la principessa Margaret. La policy musicale del locale era rigorosissima: dai suoi altoparlanti usciva soltanto musica soul, blues e r&b proveniente dagli Stati Uniti.
Il locale ha un posto importante nella biografia dei Beatles perché fu qui che John Lennon e George Harrison sperimentarono il primo trip di acido, in una notte di primavera del 1965.
I due erano stati a cena con le rispettive consorti a casa di un dentista, a Bayswater. Al momento del caffè John Riley, questo il nome del padrone di casa, fece finire di nascosto nelle tazzine dei quattro alcune zollette di zucchero che contenevano LSD. Soltanto dopo che lo ebbero bevuto rivelò ai suoi ospiti l’ingrediente speciale. Lennon, che aveva letto qualcosa su questa nuova droga, andò su tutte le furie.
Lasciarono immediatamente la casa di Riley e, a bordo della Mini Cooper nuova fiammante di Harrison, arrivarono all’Ad Lib. Mentre salivano in ascensore al quarto piano, gli effetti dell’acido si manifestarono violentemente. “Tutti provammo la sensazione che l’ascensore avesse preso fuoco.” raccontò John qualche anno più tardi “In realtà c’era soltanto una piccola luce rossa ma noi gridavamo come pazzi e sentivamo caldo!”.
Una volta entrati nel locale e raggiunto il loro tavolo, arrivò il momento del benessere. George Harrison avvertì l’esistenza di Dio, lo poteva vedere “in ogni filo d’erba. Fu come acquisire centinaia d’anni di esperienza in 12 ore.”
Un anno e mezzo dopo, alla fine del 1966, l’Ad Lib era già sul punto di chiudere, schiacciato dalla concorrenza di nuovi locali alla moda come lo Scotch Of St James di Mason’s Yard e il Bag O’Nails di Kingly Street.
La mattina di domenica 27 Novembre, in una Soho ancora addormentata, John Lennon stava in piedi davanti a una macchina da presa.
Era vestito con un uniforme da usciere, con tanto di guanti bianchi e cappello a cilindro. E, per la prima volta, portava in pubblico gli occhiali tondi che da quel giorno sarebbero diventati il suo marchio di fabbrica. Li aveva usati per la prima volta sul set del film “How I Won The War”, le cui riprese si erano concluse da poche settimane.
Quella mattina John Lennon era in attesa del ciak davanti ai bagni pubblici di Broadwick Street, all’altezza dell’incrocio con Hopkins Street. Si girava una scena per lo show della BBC “Not Only… But Also”, giunto alla seconda stagione, i cui protagonisti erano Dudley Moore e Peter Cook.
La trama: un reporter della televisione americana (interpretato da Cook) è in Inghilterra per documentare la favolosa “Swinging London” e cerca di entrare nella toilette più alla moda di tutta la città, che si chiama “Ad Lav” (Lav sta per Lavatory), palese presa in giro dell’Ad Lib di Leicester Place.
John Lennon, l’usciere del locale, lo blocca e lo avvisa che si tratta di un locale per “soli membri” (esempio notevole di humor inglese!) ma si scusa immediatamente per non averlo riconosciuto, dopo che l’altro gli rivela di essere in realtà “il Duca e la Duchessa di Windsor”!
Ecco la trascrizione completa del dialogo:
This Is London’s most fashionable lavatory spot. Here film stars rub shoulders with royalty in an atmosphere of cosmopolitan sophistication.
PETER COOK: Good evening.
JOHN LENNON: Excuse me sir, are you a member?
PC: I’m sorry, I’m not. I’m from American television. I’m doing an interview downstairs.
JL: I’m sorry, sir, you must be a member to get in here.
PC: Would it help if I told you that I was the Duke and Duchess of Windsor?
JL: Oh, sorry, sir, I didn’t recognise you, madam. Well, actually there is a five pound waiting list.
PC: I understand. This is one the, er, blue ones, isn’t it?
JL: Aye.
PC: Thank you very much indeed. I love your Oxford accent.
JL: Lovely Follow your nose, sir.
PC: Thank you.
JL: and madam.
Per girare la scena fu appeso un cartello con la scritta intermittente “MEMBERS ONLY” e fu oscurata la riga “City of Westminster”.
Le toilette pubbliche di Broadwick Street, una per Gentlemen e l’altra per Ladies, sono ancora oggi al loro posto, con le eleganti cancellate in ferro battuto in bella vista.
La strada si chiamava un tempo Broad Street ed è famosa per essere stata il luogo in cui il medico John Snow (il terzo John di questa storia, dopo Lennon e Riley, il dentista che somministrava LSD) identificò la vera causa del colera che nel 1854 stava imperversando a Soho.
Fino a quel momento la popolazione e gli scienziati erano convinti che la malattia si trasmettesse tramite i cosiddetti “miasmi”, ovvero l’aria considerata fetida e malsana.
Snow fece una cosa semplice ma geniale. Con grande precisione mappò i vari casi di colera, indicandoli con un punto sulla cartina di Soho.
Si accorse ben presto che la malattia si concentrava in alcune zone in cui erano presenti delle pompe dell’acqua. In particolare risultavano parecchi casi intorno alla fonte di Broad Street. Fu sufficiente sigillarla per avere la conferma che il veicolo del morbo era l’acqua infestata dai liquami del Tamigi.
La comunità scientifica dell’epoca impiegò anni a riconoscere la validità della teoria di Snow. Nell’Inghilterra vittoriana e moralista era inconcepibile accettare la trasmissione oro-fecale della malattia!
Oggi in Broadwick Street potete trovare due omaggi al medico che aiutò a debellare il colera: un monumento a forma di fontana e un pub che porta il suo nome.
John Snow, con l’H. Nulla a che vedere con il personaggio di “Game of Thrones”.
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