London Zoo – Regent’s Park – Outer Circle- Tube: Camden Town
Una sera di qualche mese fa. Sono pigramente sdraiato sul divano con il cellulare in mano e scorro annoiato la timeline di Twitter. All’improvviso la mia attenzione è colpita dall’immagine qui sopra. Tre persone di spalle, due donne e un uomo, appoggiati ad una recinzione osservano alcuni animali rinchiusi in gabbia. Non sono un grande esperto di fotografia ma ciò che mi colpisce è la composizione dell’immagine, l’ombra di una grande finestra che disegna una croce sul cappotto dell’uomo e la luce che illumina nel centro esatto quello che sembra un leopardo dietro le sbarre.
Incuriosito, clicco sulla foto ed è così che scopro quello che oggi è diventato uno dei miei siti preferiti, Flashbak (il cui motto “Everything Old Is New Again” spiega bene il motivo per cui adoro ogni suo post!). Oltre a questa fotografia sulla pagina di Flashbak ne trovo altre, a mio parere altrettanto magiche.
Lo stesso luogo della prima foto, fotografato da un’altra angolazione…
L’uomo con il cappotto e la sua compagna si intravedono in lontananza, mentre la terza donna è in primo piano.
Poi due signore in carrozzina, accompagnate da personale in uniforme, su cui si nota una croce rossa…
Le fotografie, racconta Flashbak, risalgono al 1967 e sono state scattate allo Zoo di Londra da un certo Laird Scott. Mi basta questo per farmi scattare dal divano, recuperare un paio di libri dai miei scaffali e consultare Google per saperne di più!
Ecco quindi l’edificio al cui interno furono scattate queste immagini: la Lion House, costruita nel 1843 su disegno di E. W. Elmslie.
La trovate in basso nella mappa seguente, che risale alla prima metà del secolo scorso.
Altre ricerche mi portano ad un’altra scoperta: nello Zoo di Londra, e in particolare all’interno della Lion House, sono ambientate alcune scene di “The Fallen Idol”, capolavoro del 1948 diretto da Carol Reed e tratto da una storia di Graham Greene.
Ecco i protagonisti, Ralph Richardson, Michèle Morgan e il piccolo Bobby Henrey, di fronte alle stesse gabbie delle foto di Laird Scott.
La Lion House fu demolita nel 1972 e sostituita dalle New Lion Terraces.
A questo punto voglio saperne di più sull’autore degli scatti, che sono in tutto 10 e che comprendono altri animali: un cammello e alcuni rinoceronti…
Fotografie così misteriose ed efficaci, scattate in condizioni di luce difficili, mi fanno pensare ad un fotografo professionista…
E invece mi sbaglio: Laird Scott, americano, nel 1967 era un giovane che visitò lo Zoo di Londra per puro caso, a causa di un inaspettato soggiorno di poche ore nella capitale inglese.
Recupero in qualche modo il suo indirizzo mail e dopo qualche giorno ricevo una sua risposta:
“A cavallo tra il secondo ed il terzo anno di servizio nei Peace Corps nel Malawi, ci fu concessa una breve licenza per ritornare qualche settimana in patria. Partimmo da Nairobi diretti a Zurigo, dove avremmo preso l’aereo per gli Stati Uniti. A causa di una tempesta di neve, però, il volo fu deviato su Londra e la compagnia aerea, a titolo di risarcimento, ci offrì una notte e un’intera giornata da passare in città: altri tempi! Scegliemmo quindi di visitare lo Zoo.”
“Purtroppo, arrivando dall’Africa, non eravamo vestiti a sufficienza per il rigido clima londinese di quel giorno e restammo quasi tutto il tempo all’interno degli edifici, tra cui la Lion House. Avevo con me poca pellicola (Ektachrome X, 64 ASA) e fui in grado di scattare soltanto alcune fotografie…”
Tutto questo accadeva venerdì 8 dicembre 1967, esattamente 50 anni fa.
Vi invito a visitare la pagina Flickr di Laird Scott: è piena di bellissimi scatti, recenti e non.
Infine, una postilla tutta italiana. Negli stessi giorni, alla fine del 1967, Enzo Jannacci tira fuori dal cassetto una melodia composta qualche anno prima e la fa ascoltare a Dario Fo: “Gli dico: «Guarda Dario, qui bisogna trovare una storia da metterci intorno». Ci siamo seduti e abbiamo buttato giù la prima strofa”
“Si potrebbe andare tutti quanti allo zoo comunale.
Vengo anch’io. No, tu no.
Per vedere come stanno le bestie feroci
e gridare aiuto, aiuto è scappato il leone,
e vedere di nascosto l’effetto che fa…”
“Vengo anch’io. No, tu no” uscì all’inizio dell’anno successivo e fu un successo clamoroso. Pochi, però, colsero il vero messaggio della canzone, che subì tra l’altro il taglio di due strofe “politiche” a causa della censura. Ancor oggi molti la ricordano come una allegra e innocua canzoncina per bambini.
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