Torrington Square – Tube: Russell Square
Il British Museum che vediamo oggi non è lo stesso che aprì i battenti nel 1753 per volere del medico e naturalista Sir Hans Sloane.
L’edificio attuale, infatti, risale al 1852 e fu costruito per ospitare le collezioni che da tempo erano in costante e inarrestabile crescita.
Fino a quel momento, per quasi un secolo, la sede del museo era stata un’altra: Montagu House.
La grande dimora, residenza del duca di Montagu, aveva avuto una storia travagliata. Ultimata nel 1679, era andata in fiamme appena sette anni dopo e il duca aveva ordinato di ricostruirne una seconda versione, ancora più maestosa. Nel 1759 il figlio la vendette per 20.000 sterline al neonato British Museum e si trasferì a Whitehall.
Oggi Montagu House non esiste più perché fu demolita dopo il 1840 per fare posto all’attuale, enorme edificio neoclassico disegnato da Sir Robert Smirke.
Allo stesso modo non esiste più l’enorme prato incolto che si estendeva proprio a nord di Montagu House. Oggi al suo posto troviamo due edifici di cui vi ho già raccontato: la Senate House dell’Università di Londra e la Brunei Gallery.
Tra questi due edifici rimane però un quadrato di terra che racchiude una storia accaduta intorno al 1680 che vale la pena di riesumare: la leggenda delle Quaranta Impronte.
“The Field of the Forty Footsteps”, così è passato alla storia, era una zona di Londra in cui per tradizione si svolgevano i duelli. Un tempo, quando si doveva dirimere una controversia (riparare un torto, difendere l’onore, conquistare una donna), la soluzione più diffusa era quella di darsi appuntamento all’alba in un posto convenuto, sguainare le spade e battersi all’ultimo sangue.
Il duello di quella mattina, però, era speciale: a fronteggiarsi c’erano due fratelli, entrambi soldati dell’esercito del duca di Monmouth ed entrambi innamorati della stessa donna.
La ragazza era lì ed assistette al duello seduta su un terrapieno. Il combattimento fu aspro ed equilibrato, tanto che entrambi i fratelli ne uscirono feriti gravemente e non ci fu un vincitore.
Ci furono anzi due perdenti, dato che entrambi morirono nei giorni successivi per le conseguenze dello scontro. La ragazza, sopraffatta dai sensi di colpa, si gettò nel Tamigi e annegò.
Ma se oggi parliamo ancora di questo episodio c’è un motivo ben preciso: nei giorni successivi al duello la gente si accorse che nella porzione di prato in cui avevano combattuto i due fratelli erano ben evidenti quaranta impronte lasciate dai loro stivali. Rimasero così per anni, ben evidenti, senza che l’erba o la vegetazione riuscissero a ricoprirle.
Più di un secolo dopo l’artista e scrittore Joseph Moser fu l’ultimo testimone oculare delle quaranta impronte, prima che gli operai che costruirono l’odierna Torrington Square le cancellassero per sempre:
“June 16, 1800. Went into the fields…and there saw, for the last time, the forty footsteps; the building materials are there, ready to cover them from the sight of man. I counted more than forty, but they might be the footprints of the workmen.“
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