Ulica Maršala Tita 124/3 – Opatija, Croazia
Se vi mostrassi la fotografia seguente in bianco e nero avreste la sensazione di essere di fronte a una versione mitteleuropea del Bates Motel di Psycho…
Ecco invece l’originale…
E’ un’immagine di Villa Antonio a Opatija, la sede della locale comunità italiana. Sullo sfondo un cielo azzurrissimo, lo stesso che la mattina di lunedì 16 ottobre ha dato il buongiorno a me e gli altri partecipanti alla conferenza dedicata a Sir Richard Francis Burton.
E’ già il terzo post in pochi mesi che dedico all’esploratore vittoriano su questo blog, tanto che potrei valutare l’ipotesi di uno spin-off. Avrei già scelto il nome, The BurtoNerD, che non suonerebbe affatto male!
Perché Opatija, innanzitutto? E’ presto detto: sir Richard Francis Burton e Lady Isabel trascorsero qui l’inverno 1887/1888, ospiti dell’Hotel Stephanie, oggi Hotel Imperial, il secondo hotel in ordine di tempo ad essere costruito sul mare Adriatico. Qui Burton si dedicò a concludere la traduzione dall’arabo della seconda parte de “Le mille e una notte”, oltre a cimentarsi in altri scritti sulle terre dell’Alto Adriatico orientale. Non è quindi un caso se l’organizzatore della conferenza, il professor Michael Walton, ha deciso di invitare tutti i relatori a trascorrere una notte nel glorioso albergo, tra saloni immensi, corridoi infiniti e soffitti alti 5 metri.
Da tempo residente in Italia, Michael “Mick” Walton è l’instancabile appassionato che già in passato è stato il promotore di altri eventi burtoniani. Nel 2010, per celebrare i 120 anni dalla morte dell’esploratore, organizzò con Riccardo Cepach una mostra al Museo Sartorio di Trieste e in quella occasione vide la luce il documentario “Il Leone e la Leonessa”. Due anni fa, sempre a Trieste, una prima conferenza dedicata a Burton. Nel 2016, invece, è stato creato un prezioso pieghevole con una mappa che mostra i luoghi della città legati alla sua esperienza di console durata ben 18 anni.
Se avete letto il mio post di agosto dalla Cornovaglia, adesso sapete il nome del misterioso mittente della mail ricevuta mentre cenavo in un pub di St Just: era il professor Walton, che mi invitava a Opatija per parlare del cimitero di Mortlake!
L’appuntamento per tutti i relatori era fissato per la sera di domenica 15 ottobre. Ci siamo riuniti nel bar dell’hotel per un aperitivo, seduti in cerchio. Ognuno di noi ha ricevuto da Mick Walton una busta al cui interno c’era un foglietto con un estratto da “Three Months at Abbazia“, il pamphlet in cui Burton descrisse il periodo trascorso ad Opatija. A turno, a voce alta, ognuno di noi ha letto la sua parte.
“…The influential Company began by building a smaller Quarnero Hotel close to the sea, and two years afterwards they opened with great labour and greater expense the Hotel Stephanie. They spared no money, they lavished it and still lavish it wastefully enough, and the results are veneer without solidity, splendour without comfort and an utter absence of the conveniences and even the necessaries required by the modern health resort.”
Questo è soltanto un piccolo assaggio dello scritto di Burton, in molti punti caustico e velenoso. Dopo questo aperitivo decisamente alternativo è seguita una cena altrettanto piacevole.
La mattina seguente, salutati come detto da una magnifica giornata di sole, ci siamo diretti verso Villa Antonio, sede della conferenza. Da ogni presentazione ho deciso di trarre soltanto un piccolo spunto, magari un dettaglio minore che però ha acceso il mio interesse.
Prof. Igor Maver (University of Ljubljana, Slovenia) – London 27th May 1937 ⇒ Opatija 16th October 2017
Ottant’anni fa Sir Arnold Wilson raccontò le gesta di Burton di fronte ai membri della Royal Asiatic Society. Fondata a Londra nel 1823, è tuttora molto attiva. Nella sua sede al 14 di Stephenson Way, la Società ha una vera e propria “collezione Burton”, fatta di prime edizioni e rari esemplari dei suoi libri. La maggior parte della raccolta fu donata nel 1939 da Lewis Christopher Lloyd, che l’aveva acquistata da Oscar Eckenstein, celebre per il primo tentativo di scalata al K2 nel 1902. Chissà se prima o poi The LondoNerD varcherà la soglia della Royal Asiatc Society per vedere dal vivo il copricapo da console di Sir Richard…
Prof. Tony Bareham (Emeritus, Northern Ireland) – A Consul’s Lot is not a Happy One
Con contagiosa energia il professor Bareham ha raccontato le differenze e le analogie tra l’esperienza di console di Burton e quella del suo predecessore a Trieste, Charles Lever. Tony Bareham è un’autorità sullo scrittore irlandese, il quale arrivò a Trieste dopo aver trascorso parte della sua carriera di diplomatico in altre città italiane (Firenze, Bagni di Lucca e La Spezia).
Nella sua autobiografia, Isabel Burton cita un passaggio di un romanzo di Lever del 1868, “The Bramleighs of Bishop’s Folly“, per descrivere i non sempre piacevoli compiti di un console:
“I dare say some of my friends do not know what a consul is. I am sure I had not the remotest idea until I came here, and then I find it is very much what Lady Augusta thinks in The Bramleighs, written by a much-respected member of our cloth, Charles Lever, consul at Trieste. ‘Isn’t a consul,’ she asks, ‘a horrid creature that lives in a seaport, and worries merchant seamen, and imprisons people who have no passports? Papa always wrote to the consul about getting heavy baggage through the custom-house; and when our servants quarrelled with the porters, or the hotel people, it was the consul sent some of them to jail. But you are aware, darling, he isn’t a creature one knows…”
Olivia Burton (France) – Looking for Richard Burton and the Source of the Nile
Olivia Burton sta scrivendo una graphic novel in cui il Capitano ha un ruolo centrale. Non posso anticipare troppo ma in anteprima ho potuto vedere i primi capitoli del libro e ne sono stato conquistato. E’ già autrice di un volume dedicato all’Algeria.
La scorsa estate Olivia, che vive a Parigi, ha intrapreso un viaggio avventuroso in Africa sulle orme di Burton e Speke e ha condiviso con il pubblico il racconto e le immagini di questa esperienza.
Riccardo Cepach (Biblioteca Civica Trieste – Direttore del Museo Svevo e Museo Joyce, Italy) – Trieste and the Orient: Writers who looked towards the East – Burton, Bartol and Däubler
Grazie a questa presentazione ho scoperto due autori legati a Trieste che avevo soltanto sentito nominare, pur avendo frequentato la città per anni. Theodor Däubler, in particolare, è famoso per il poema “Das Nordlicht” (1910), in cui immagina la redenzione dell’umanità attraverso una luce interiore che la riporti alle sue origini celesti. E’ un poetico viaggio intorno alla terra, che tocca e racconta le civiltà più diverse. Viaggiò per tutta la vita, mosso da una grande curiosità, e morì stroncato dalla tubercolosi, povero e dimenticato.
Nicholas Tromans (Curator of the Watts Gallery, Great Britain) – “Burton might very likely murder you”: The Story of G F Watts’ Unfinished Portrait
La Watts Gallery è dedicata alle opere del pittore e scultore vittoriano George Frederic Watts e si trova a Compton, nel Surrey. Qui si stabilirono, nel 1891, l’artista e la moglie Mary. Nicholas Tromans ha raccontato l’affascinante storia del ritratto incompiuto del Capitano Burton, che si trova tuttora esposto su un cavalletto nello studio dell’artista. La Watts Gallery possiede il più antico catalogo fotografico al mondo, merito della vedova di Watts: grazie a questo catalogo si è riusciti a trovare un’immagine risalente all’inizio del ‘900 del dipinto. Quello che possiamo vedere oggi è una parte dell’opera di Watts: una mano misteriosa, infatti, ha ritagliato una porzione del quadro, quella pressoché completata, e l’ha incollata su una tela più piccola rispetto a quella originale.
Shanty Baba (Founder of the Sir Richard Burton Museum, Great Britain) – The Sir Richard Burton Museum
Shanty Baba ha raccontato la nascita dell’unico museo al mondo dedicato a Burton, personaggio che da sempre lo affascina. Tra le tante curiosità che ho scoperto vi segnalo la più inaspettata. Quando Burton ricevette all’improvviso l’incarico di console a Damasco, inviò un telegramma alla moglie il cui testo recitava: “Pay, pack and follow”.
Ebbene, questo telegramma fu l’ispirazione per il titolo di un album di John Phillips, ex componente dei Mamas and Papas, registrato tra il 1973 ed il 1979 e pubblicato postumo nel 2001.
Tra i musicisti che contribuirono all’album figurano 4/5 dei Rolling Stones dell’epoca: Mick Jagger, Keith Richards, Mick Taylor e Ron Wood.
Luigi Ladisa (aka The LondoNerD, Italy) – One Thousand and One Coincidences
Ho raccontato in maniera semiseria la mia visita alla tomba di Sir Richard a Mortlake ma non solo. Da un anno a questa parte le coincidenze che mi sono capitate sono in continuo aumento…
Prof. Michael Walton (President, RFB 125+2, Great Britain/Italy) – The Kasidah: Sir Richard Burton’s Forgotten Poem
Burton scrisse questo lungo poema sotto lo pseudonimo di Hâjî Abdû El-Yezdî, fingendo di esserne il semplice traduttore. Questa la quartina più famosa:
“Do what thy manhood bids thee do, from none but self expect applause;
He noblest lives and noblest dies who makes and keeps his self-made laws.
All other Life is living Death, a world where none but Phantoms dwell,
A breath, a wind, a sound, a voice, a tinkling of the camel-bell.”
Nel poema Burton applicò le tecniche, i contenuti e lo stile dei maestri Sufi, giungendo a comporre una sorta di autobiografia spirituale.
Dopo un eccellente pranzo all’aperto in cui i ćevapčići sono stati assoluti protagonisti, alle 15 ci siamo ritrovati per chiudere la conferenza con un altro bellissimo momento. Shanty Baba, infatti, ha regalato a noi tutti una sessione di storytelling dedicata ai racconti delle “Mille e una notte“.
Da Opatija ho riportato a casa una quantità enorme di spunti ma mi sono soprattutto reso conto del fatto che un personaggio così complesso e dalle mille sfaccettature come Burton ha la capacità di far incontrare persone con background ed interessi diversissimi, capaci però di condividere i propri talenti e di assorbire gli stimoli più imprevedibili.
Pregusto quindi la prossima conferenza, che l’instancabile e generoso Mick Walton ha già fissato per il 2019…
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