Borough High Street – Tube: Borough
Per questo articolo ho impunemente preso a prestito il titolo di un film uscito lo scorso anno, in cui uno strepitoso Gary Oldman interpreta il ruolo del Primo Ministro britannico Winston Churchill. Ma non vi parlerò di seconda guerra mondiale e di eroica resistenza ai nazisti: racconterò invece la leggenda che riguarda l’orologio del campanile di St George the Martyr.
Ma prima, come sempre, una piccola introduzione…
La chiesa sorge a Southwark, sulla sponda sud del Tamigi, e la sua fondazione risale al 1122. Fu successivamente ricostruita completamente per due volte. La seconda chiesa fu terminata alla fine del ‘300 e compare in questa incisione di William Hogarth del 1733.
Esattamente un anno dopo fu rasa al suolo per lasciar posto alla chiesa attuale, disegnata da John Price in stile classico e completata nell’arco di due anni.
L’orologio della torre fu commissionato nel 1738 a tale George Clarke di Whitechapel (con un costo di 90 sterline) e da allora segna le ore per gli abitanti del circondario.
A nord, in direzione del Tamigi e di St Paul’s; a ovest, verso la stazione di Waterloo; a sud, rivolto verso Walworth; a est… no, a est c’è qualcosa di strano… il quadrante è completamente diverso dagli altri, è nero invece che bianco e le lancette e i numeri dorati anziché neri!
C’è una spiegazione logica, per questa bizzarria…
A quanto pare, per la costruzione di St George the Martyr, era stata avviata una raccolta di offerte da parte dei residenti locali. Bene o male, tutto il circondario aveva contribuito economicamente alla causa, ad eccezione degli abitanti che stavano a est, quelli di Bermondsey.
Quando fu il momento di installare l’orologio, dunque, dato che Bermondsey non aveva trovato il tempo per le offerte, si decise che l’orologio di St George non avrebbe avuto “tempo” per Bermondsey: il quadrante rivolto a est fu verniciato di nero e, a differenza degli altri tre, si decise che la notte non sarebbe stato illuminato. E così è rimasto fino ad oggi!
“L’ora più buia” è quindi quella che suona per gli abitanti di Bermondsey.
Il giardino di St George the Martyr fu per molti anni il luogo di sepoltura per chi moriva a Marshalsea, la prigione per i debitori che sorgeva proprio accanto alla chiesa. Un tempo, in Inghilterra, era molto frequente l’incarcerazione degli individui che non erano in grado di saldare i propri impegni economici.
A Marshalsea, ad esempio, nel 1824 fu rinchiuso con tutta la famiglia il padre del dodicenne Charles Dickens.
Il grande romanziere non confessò mai questa triste vicenda familiare ma sfruttò il suo vissuto per una delle sue opere più conosciute, “Little Dorrit” (1857).
St George the Martyr è un luogo indissolubilmente legato al romanzo, dato che nella finzione la protagonista viene battezzata e si sposa nella chiesa.
La Piccola Dorrit compare in una delle vetrate dipinte da Marion Grant nel 1950, durante la ricostruzione della chiesa dopo i bombardamenti tedeschi. Cercatela, questa graziosa figura: è un piccolo dettaglio della grande vetrata che mostra la tortura di San Giorgio durante la persecuzione di Diocleziano.
In un certo senso, per il martire cristiano, si trattò dell’ “ora più buia”.
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