“A Slice of Soho” – Greek Street 1967 – 2018

Greek Street – Tube: Tottenham Court Road

Piazzola sul Brenta (Padova), è la mattina del 28 Gennaio 2018. Sono da anni un assiduo frequentatore del mercato dell’antiquariato che si svolge qui nell’ultima domenica di ogni mese. Mi sto aggirando tra le bancarelle da almeno tre ore, nonostante il freddo pungente e l’umidità. Il segreto per incappare in qualche piacevole sorpresa nei mercatini delle pulci è quello di arrivare presto e di non avere aspettative di alcun tipo. Soltanto così si può avere un colpo di fortuna come quello che sta per capitare a me mentre scandaglio con attenzione i libri d’epoca di un venditore di mezza età, che combatte il freddo seduto su una sedia di legno, avvolto in una grossa sciarpa di lana. Accanto ad alcune prime edizioni indubbiamente interessanti, in uno scatolone seminascosto ai miei piedi scorgo dei vecchi numeri del Sunday Times Magazine, risalenti a metà anni ’60. Comincio a sfogliarli entusiasta e alla fine ne acquisto cinque, quelli in cui ho trovato qualche riferimento a Londra. Uno in particolare è datato 21 Gennaio 1968 (ha appena compiuto 50 anni!) e ha una copertina che promette bene: è una monografia interamente dedicata a Soho.

Questa vecchia rivista si è rivelata nelle ultime settimane una fonte incredibile di meraviglia: dal confronto tra ieri e oggi ho scoperto personaggi che ignoravo, avvenimenti sepolti dal trascorrere del tempo. Mi sono dunque impegnato a scavare, per riportare alla luce nei prossimi post le piccole storie, i pezzi di vita magari insignificanti all’apparenza ma che ho trovato deliziosi.

Comincio oggi con le pagine 24 e 25, in cui si parla di Greek Street, una delle vie più caratteristiche di Soho. Quelli del Sunday Times Magazine ebbero un’idea: fare un’istantanea del lato est della strada, descrivendo nei minimi particolari chi viveva e lavorava qui il 17 Novembre 1967: ristoratori, stilisti, prostitute, ingegneri del suono, … c’era un po’ di tutto all’epoca in Greek Street. E invece di banali fotografie decisero di incaricare un illustratore, tale Roy Castle, per avere un’immagine minuziosa dei vari edifici che affacciavano sulla strada.

Potevo forse restare con le mani in mano? Ovviamente no! Ecco quindi la mia carrellata di Greek Street la mattina del 4 Marzo 2018, messa a confronto con il 17 Novembre 1967…

E adesso andiamo anche noi nel dettaglio, numero civico per numero civico: cosa c’era, cosa rimane e cosa è andato perduto in questi 50 anni…

1 – The House of St Barnabas. The LondoNerD è già stato qui all’inizio dello scorso anno. Rileggete la storia di questa charity fondata nel 1846 e venite ad ammirare la sua famosa penny chute.

2 – The Gay Hussar. Storico ristorante ungherese, da sempre ritrovo di politici e giornalisti, ancora in ottima forma. L’articolo parla di una carpa viva in una vasca del seminterrato…

3 – Soho Wine Market. La cantina conteneva ben 20.000 bottiglie. Ha cambiato nome in Milroy’s ma resiste dal 1964.

4 – Roberto’s No. Four. Ristorante gestito da quattro fratelli originari di Lucca. In vetrina avevano orgogliosamente esposto sette impolverate bottiglie di Château Latour.

5 – Au Jardin des Gourmets. Uno dei templi della cucina francese a Londra, oggi scomparso. Ai civici 4 e 5 ci sono oggi due locali: 68 e Boston.

6 – Budapest. Un altro ristorante ungherese, più economico del Gay Hussar. Al suo posto oggi c’è il Bo Drake, cucina dell’est asiatico. Al secondo piano viveva un sarto ungherese, Safrany, in quel periodo inattivo per 18 mesi per problemi cardiaci.

7 – Pillars of Hercules. Birra scozzese, avventori dal mondo dell’editoria musicale, allibratori, impiegati degli uffici di Soho Square. Ha chiuso il 24 febbraio 2018, dopo 285 anni di attività ininterrotta, ma pare che riaprirà il prossimo aprile “dopo una passata di vernice”.

8 – Thea Porter Decorations Ltd. Cresciuta a Damasco, Thea Porter importava caftani e non solo dal Medio Oriente. Il negozio era frequentato tra gli altri dai Beatles, Cat Stevens e Donovan. Nel 2018 troviamo qui la Japanese Knife Company.

9 – Restaurant Maurer. Piccolo ma famoso ristorante con cucina tedesca, con un penetrante odore di cavolo rosso e la presenza di un cane e di alcuni gatti. Porzioni generose e prezzi popolari ma quasi tutti venivano qui una volta soltanto, per colpa del cavolo rosso, nonostante la signora Maurer (che viveva al terzo piano) avesse fatto installare un nuovo aspiratore. Oggi vi dovete accontentare dei cocktails del Jazz after Dark.

10 – Istanbul Restaurant. Ottimo cibo turco, a quanto pare, servito in un “ambiente pulitissimo”. Nel seminterrato c’era The Club, ritrovo per la classe lavoratrice, per lo più di immigrati dalle “Indie Occidentali”. Oggi c’è un ristorante dal nome imprevedibile: 10 Greek Street.

11 – Shaffer and Gilmore. Sartoria, tra i suoi clienti attori e fotografi. Al seminterrato c’era il Carousel Strip Club, con spettacoli continui dalle 13 all’una di notte. Dieci ragazze, ognuna in scena per dieci minuti. Un ristorante coreano, il BiBimBap, arricchirisce oggi l’offerta culinaria del circondario.

12 – Uffici da affittare. Oggi l’edificio è in ristrutturazione.

13 – Alfred Jameson and Co Ltd. Attrezzature sportive di fascia alta, ritrovo per giocatori di cricket. Come il civico 12 è oggi nascosto da impalcature impenetrabili.

14 – Studios Fifty-One Ltd. Laboratorio di stampa fotografica a colori. Al terzo piano c’era lo studio (dotato di camera oscura) di Michael Holford, fotografo di dipinti e ceramiche per libri d’arte a quanto pare ancora attivo. Probabilmente stampava le sue immagini al piano terra! Attualmente è uno spazio adibito a galleria d’arte.

15 – Frank G. Bowen Ltd. Casa d’aste, operativa il giovedì. L’attività più interessante era però al quarto piano: i corsi di danza Pierre & Lavelle. Pierre era morto tre anni prima e Miss Doris Lavelle, sua compagna fin dagli anni ’30, era convalescente dopo un incidente d’auto dell’anno precedente. Sperava di riaprire la scuola a breve. Ci riuscì? A quanto pare sì, come mostra questo filmato delizioso! Al piano terra oggi c’è Patara, cucina thailandese.

16 – Nuovo edificio. Ottenuti i permessi per costruire un club nel seminterrato, un ristorante e uffici vari. Ospita oggi il Condé Nast College of Fashion and Design.

17 – R. & J. Pullman Ltd. Commercio di tessuti dal 1814, ora non più. Ma per consolarvi potete farvi un cocktail al Be at One. Al primo piano c’era De Rachelle, stilista di moda, artefice del vestito con cui Marilyn Monroe incontrò la Regina e dell’abito da sposa di Julie Andrews.

18 – Marina’s Miranda Club. Aperto nel Luglio 1967, era un elegante ed esclusivo club per uomini d’affari, tra i suoi membri alcuni parlamentari, ammiragli e addetti di ambasciate comuniste. Sul palco si spogliava la 32enne Miranda, la moglie del proprietario, nativa di Calcutta. Darkest London ha dedicato un bel post al club che precedette il Marina’s Miranda tra il 1964 e il 1967: The Establishment. Nel 2018 in questi locali c’è Zebrano.

19 – De Lane Lea Studio “B”. Studio di registrazione, specializzato in doppiaggi. Oggi è un eclettico spazio espositivo.

20 – Hopkins Purvis & Sons Ltd. Commercianti di colori dal 1811. Sulla facciata c’era una vecchia gru (è ancora lì!) che serviva un tempo a sollevare pesanti botti di biacca dal seminterrato e a caricare le stesse sui carri trainati da cavalli. La ditta vendeva alla National Gallery la cera d’api utilizzata per il restauro dei dipinti. Nel 2018, in questi locali, c’è una delle innumerevoli succursali di Pizza Express.

21 – M. Marks. Pasticcere e tabaccaio allo stesso tempo! Oggi è una negozio di alimentari in franchising, Londis. Ma se osservate bene l’insegna troverete il cognome del proprietario: Marks, lo stesso di 50 anni fa… Al secondo piano operavano “Eve, Julie, …”, professioniste non meglio identificate…

22 – City Tote. Scommesse sportive, la tradizione continua oggi con una sede di William Hill. Ma il meglio era al piano interrato al Naked City (“Nadia Taylor – Catene di Fantasia e Frustrazione”) e al terzo piano, con il quartier generale di Private Eye, giornale satirico ancora in voga. Lo staff lavorava vestito con “jeans e mantelline in pelliccia”.

23/24 – Drumstick. 2500 clienti a settimana per un consumo di 120 polli interi e 600 costate. Nello stesso edificio c’era un locale chiamato Yodelling Sausage: canzoni bavaresi, cibo e bevande per 400 clienti alla settimana che facevano fuori 60 chili di crauti! Tutto questo se n’è andato per sempre, oggi c’è un ristorante cinese, Bun House.

Qualcosa è rimasto, qualcosa ha cambiato nome ma non sostanza, molto è sparito: la prossima volta che camminerete per Greek Street pensate a tutte le persone che gravitavano 50 anni fa in questa piccola “fetta di Soho”: mi piace pensare che lo spirito di alcuni di loro aleggi ancora nella strada, magari l’anima di Miss Doris Lavelle, la caparbia e appassionata maestra di ballo.

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