Sherlock Holmes e il caso di Jack lo Squartatore – Incontro con Massimo Polidoro

“Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare”

Quando qualche giorno fa ho saputo che Massimo Polidoro avrebbe tenuto a Padova una conferenza su Jack lo Squartatore e Sherlock Holmes sono andato a ripescare queste parole contenute ne “Il mastino dei Baskerville“, una frase che Holmes rivolge al fido dottor Watson. E’ una citazione che mi piace molto perché affine allo spirito di questo blog, il desiderio di mostrare i luoghi di Londra all’apparenza banali ed insignificanti che però nascondono storie affascinanti. Il post della scorsa settimana è un esempio di quanto scrivo: raccontavo di un anonimo bassorilievo di pietra giusto di fronte all’ingresso della stazione della metropolitana di St. Paul’s, dove migliaia di persone transitano ogni giorno. Quasi nessuno si sofferma ad osservare, a domandarsi cosa rappresenti quel bambino scolpito o la scritta sottostante. Siamo tutti vittime della frenesia del giorno d’oggi e The LondoNerD vuole essere un invito a fermarsi ogni tanto, a cercare stimoli nuovi, diversi dalle consuete mete che le guide propongono. Insomma è un invito ad essere creativi, a vedere le cose da un punto di vista differente e originale.

E veniamo all’incontro dell’8 marzo al Centro Culturale Altinate/San Gaetano a Padova, un appuntamento all’interno del ciclo “La scienza dei mostri di carta. Fondamenti scientifici e fantasie irrazionali sulle creature letterarie del mistero”. L’8 marzo… un modo decisamente originale di festeggiare la Festa delle Donne, quello di narrare le gesta di un serial killer di prostitute!

Massimo Polidoro è uno scrittore, un giornalista, un “esploratore dell’insolito” che ha all’attivo più di 40 libri ed è inoltre co-fondatore e segretario del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze). Sul suo sito trovate la biografia completa e l’elenco dei suoi numerosi campi di attività. Personalmente ho letto alcuni dei suoi saggi e tra questi vi consiglio caldamente “Elvis è vivo!” e “Cronaca nera”.

In questo post non intendo riassumere la serata, per due motivi: in primo luogo perché la quantità di informazioni e di aneddoti che ha regalato al pubblico è stata davvero notevole; inoltre non voglio rovinare la sorpresa a chi in futuro ascolterà dal vivo Polidoro sullo stesso argomento: non deluderà le attese. Potete intanto procurarvi questo volume in cui affronta approfonditamente l’argomento.

Voglio invece parlarvi di tre degli spunti che ho ricavato dalla conferenza, tre argomenti di cui sapevo già qualcosa ma che ho voluto approfondire ulteriormente.

Joseph Bell

Come molti sanno Sir Arthur Conan Doyle, per creare il personaggio di Sherlock Holmes, si ispirò al professor Joseph Bell, docente di medicina all’Università di Edimburgo. Nel corso delle sue lezioni Bell utilizzava il metodo deduttivo per indovinare l’occupazione e le recenti attività di individui sconosciuti che gli venivano appositamente presentati, allo scopo di insegnare ai suoi alunni l’importanza dell’osservazione per fare una diagnosi. Il seguente esempio di questa tecnica, citato da Polidoro nel corso della serata, è il ricordo di un altro allievo di Bell, Robert Scot-Skirving:

Fu introdotta una donna con un bambino. Joe Bell le dette il buongiorno e lei lo ricambiò. – Com’è andato il viaggio da Burntisland? – E’ stato buono. – E avete fatto una bella passeggiata per Inverleith Row? – Sì. – E che avete fatto del fratellino? – L’ho lasciato da mia sorella a Leith. – E lavorate ancora alla fabbrica di linoleum? – Sì. Vedete, signori, quando mi ha salutato ho notato il suo accento del Fife e, come sapete, la più vicina città del Fife è Burntisland. Noterete l’argilla rossa ai bordi delle suole delle scarpe, e l’unica argilla di quel tipo nel raggio di venti miglia da Edimburgo è nell’orto botanico. Inverleith Row costeggia l’orto ed è la strada più breve per venire da Leith a qui. Avrete osservato che il cappotto che reggeva era troppo grande per il bambino che era con lei e perciò è uscita di casa con due bambini. E, per finire, ha una dermatite sulle dita della mano destra, che è caratteristica peculiare dei lavoratori della fabbrica di linoleum a Burntisland.

Conan Doyle e Harry Houdini

Non sapevo quasi nulla del rapporto tra lo scrittore ed il celebre illusionista di origine ungherese. La fama di Houdini è arrivata fino ai nostri giorni grazie alle sue imprese sensazionali, come ad esempio la capacità di liberarsi dalla morsa di catene e lucchetti, anche se immerso in un barile colmo d’acqua. A partire dagli anni ’20 Houdini si avvicinò allo spiritismo con l’intento dichiarato di smascherare medium e parapsicologi.

Grazie alla sua conoscenza della prestidigitazione era in grado di svelare i trucchi utilizzati, spesso anche piuttosto sofisticati, che avevano ingannato molti scienziati ed accademici di fama. Questa attività gli costò la rottura dell’amicizia con Conan Doyle, il quale si era avvicinato a lui convinto che fosse realmente dotato di poteri soprannaturali. Lo scrittore era da anni un fervente sostenitore dello spiritismo, in particolare dopo la perdita del figlio e di altri congiunti durante la prima guerra mondiale.

In questo video dal canale YouTube di Massimo Polidoro trovate il racconto della loro amicizia ed un aneddoto molto buffo: Conan Doyle rimase impressionato da un banalissimo trucco eseguito da Houdini mentre si trovavano all’interno di un taxi. Polidoro lo ha ripetuto di fronte al pubblico (lo trovate nel video) e sembra davvero incredibile che il creatore di Sherlock Holmes abbia potuto considerare un giochetto del genere la prova definitiva dei poteri paranormali di Houdini!

Walter Sickert

L’ultimo spunto che ho trovato molto suggestivo riguarda Jack lo Squartatore e una delle ipotesi sulla sua identità. Nel corso degli anni centinaia di individui di ogni rango sociale sono stati sospettati di essere l’autore degli atroci delitti: tra questi possiamo citare un macellaio, un giovane avvocato trovato suicida pochi mesi dopo, un barbiere polacco di origine ebraica, un ciarlatano americano, il medico personale della Regina Vittoria ma anche personaggi famosi come Oscar Wilde e Lewis Carroll. Anche in tempi recenti, di quando in quando, compare sui giornali la notizia che si è finalmente giunti alla scoperta del nome dell’assassino seriale. Salvo poi scoprire che si tratta dell’ennesima teoria che non convince del tutto.

Il pittore Walter Sickert, allievo di Whistler ed importante esponente dell’impressionismo inglese, si interessò molto ai delitti di Jack lo Squartatore perché era convinto di aver vissuto per un periodo in una stanza in precedenza presa in affitto dal serial killer. Glielo aveva confessato la stessa padrona di casa. Sickert dipinse anche un quadro enigmatico e lo intitolò “Jack the Ripper’s Bedroom”.

A distanza di più di un secolo dai delitti, nel 2002, la scrittrice Patricia Cornwell diede alle stampe “Ritratto di un assassino: Jack lo Squartatore – Caso chiuso”. In questo libro la Cornwell sostiene la tesi (non nuova, in realtà) che l’assassino sia Walter Sickert. Gli indizi portati dalla scrittrice sono parecchi (il profilo psicologico del pittore, compatibile con quello di un serial killer; il fatto che il suo amico e maestro Whistler si sposò in quel periodo, allontanandosi e creando così in lui un risentimento verso il genere femminile; il fatto che i soggetti di molti dei suoi quadri siano prostitute e che a Whitechapel lui possedesse tre studi segreti in cui avrebbe potuto nascondersi con facilità dopo i delitti).

Per svolgere queste indagini Patricia Cornwell investì una fortuna, ben 6 milioni di dollari. Comprò 32 quadri di Sickert e la sua scrivania e si dice che abbia addirittura distrutto una tela per ricavare qualche elemento a favore della sua tesi. La prova principale che secondo la Cornwell è inattaccabile e definitiva è quella del DNA, che fece eseguire analizzando le lettere attribuite a Jack lo Squartatore. Purtroppo, però, il DNA mitocondriale non è una prova certa dell’identità, perché la sequenza trovata dalla squadra di esperti incaricati dalla scrittrice potrebbe corrispondere a più di 400.000 individui.

Nonostante ciò e sebbene quasi tutti gli esperti e i critici ritengano la sua teoria sicuramente suggestiva ma priva di reali fondamenti, Patricia Cornwell rimane ancor oggi convinta della colpevolezza di Sickert. In anni recenti ha donato la sua collezione di dipinti all’Università di Harvard.

 

Al termine della conferenza Massimo Polidoro si è prestato volentieri ad una piccola intervista per The LondoNerD.

– Puoi dirci il periodo della storia di Londra che più ti affascina?

– Di periodi storici ce ne sono in realtà due. Sicuramente l’epoca di cui abbiamo parlato stasera, la misteriosa Londra vittoriana di Jack lo Squartatore e Sherlock Holmes. E poi, dato che sono un grandissimo amante dei Beatles, mi appassionano gli anni ’60, quelli della Swinging London.

– Vale la pena visitare ciò che è rimasto dei luoghi di Jack lo Squartatore?

– Londra è una città che cambia molto rapidamente, in particolare alcuni quartieri come Whitechapel. I luoghi dove si aggirava Jack lo Squartatore sono quasi tutti scomparsi ma ci sono dei tour guidati che ricostruiscono i suoi spostamenti e possono forse regalare ancora qualche brivido.

– Il tuo Sherlock Holmes cinematografico/televisivo preferito?

– Direi senz’altro Jeremy Brett, probabilmente il più fedele al “canone”, ma non voglio dimenticare però Peter Cushing, grande conoscitore delle storie di Conan Doyle. Mi ha invece deluso il recente “Mr. Holmes – Il mistero del caso irrisolto”, nonostante l’ottima interpretazione di Ian McKellen: c’è molto poco del vero Holmes, in questo film!

– Un’ultima domanda: la strada di Londra che ami di più?

Non posso che rispondere Charing Cross Road, dove ci sono decine di librerie antiquarie: non resisto al richiamo dei libri e ogni volta che sono a Londra è una tappa obbligata.

 

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