Le magie del giovane Hitchcock

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“Bevette un po’ d’acqua alla fontana di pietra vicino alle porte del Museum, increspando le labbra e sorbendo rumorosamente per evitare di toccare il bordo della coppa metallica malconcia. Poi camminò su e giù lungo il porticato, chiedendosi cosa fare.”

Questo piccolo passaggio è tratto da un romanzo di cui vi ho raccontato tempo fa, “E’ crollato il British Museum”. Chissà se David Lodge, nel descrivere la scena in cui il protagonista si disseta, si ispirò ad un film del 1929: “Blackmail”.

Fu la prima pellicola sonora inglese, diretta da un giovane Alfred Hitchcock, appena trentenne.

In realtà si trattò anche dell’ultimo film muto, dato che inizialmente avrebbe dovuto essere privo di suoni. Successivamente, a riprese iniziate, il produttore decise di adattarlo e di farlo diventare un film sonoro, con il risultato che oggi il British Film Institute conserva due diverse versioni della pellicola.

Ho visto quella sonora qualche giorno fa, in occasione dei 40 anni dalla scomparsa di Hitchcock, scoprendo aneddoti che non conoscevo.

Anny Ondra, la protagonista, veniva da Praga e aveva un marcato accento boemo, tanto che le sue battute furono recitate dal vivo dall’attrice Joan Barry: la tecnologia dell’epoca non permetteva infatti il doppiaggio che conosciamo oggi e il risultato è piuttosto goffo.

In ogni caso Anny Ondra fu la prima di una lunga serie di attrici bionde nei film di Hitchcock, vero e proprio marchio di fabbrica del regista nel corso della sua carriera.

Come dice il titolo, il tema di “Blackmail” è quello del ricatto ma non vorrei svelarvi troppo della trama…

Mi voglio piuttosto concentrare sulla scena girata in un celebre simbolo londinese: il British Museum.

Oltre alla presenza di una protagonista bionda, nel film c’è infatti un altro tema ricorrente: l’ambientazione della scena clou in un luogo famoso. Capiterà spesso nella successiva filmografia del regista: la Royal Albert Hall in “L’uomo che sapeva troppo” (e nell’omonimo remake del 1956), la Statua della Libertà in “Sabotatori”, il monte Rushmore in “Intrigo internazionale”.

In “Blackmail” il personaggio impersonato da Donald Calthrop, Tracy, è in fuga dalla polizia e cerca rifugio all’interno del museo. Prima di entrare, un po’ inspiegabilmente, si disseta alla fontana di pietra accanto all’ingresso, la stessa descritta da Lodge nel suo romanzo. Beve avidamente, utilizzando una coppa metallica.

Poi entra nel museo. O, per meglio dire, ci entra parzialmente, perché le scene furono in realtà girate negli studi di Elstree, in quanto la scarsa luminosità all’interno del British Museum non permise a Hitchcock di girare sul posto.

Non ci fu però bisogno di ricostruire con delle scenografie le enormi sale e i preziosissimi manufatti antichi. Venne in soccorso un procedimento che aveva esordito due anni prima in Germania, sul set di Metropolis di Fritz Lang: si chiamava Effetto Schüfftan, dal nome del suo inventore.

Si trattava di un trucco che utilizzava uno specchio posizionato a 45 gradi rispetto alla macchina da presa. In questo modo si poteva riprodurre il riflesso di oggetti e di ambienti fuori campo che potevano essere così ingranditi. Una porzione dello specchio veniva poi resa trasparente e in questa porzione agivano gli attori, i quali a quel punto erano immersi in scenografie che altrimenti sarebbero state difficilmente realizzabili.

L’introduzione del Matte e del Chroma key nei decenni successivi mandò in pensione definitivamente l’Effetto Schüfftan.

Se l’argomento “Effetti speciali nel cinema muto” vi affascina, seguite l’account Silent Movie GIFs su Twitter. E’ una vera meraviglia!

Nel 1963 Alfred Hitchcock raccontò a Peter Bogdanovich i dettagli delle riprese di “Blackmail” nel British Museum. Furono utilizzate nove fotografie di altrettante sale del museo, stampate con una leggera trasparenza e illuminate dal retro. L’atrio, la sala delle mummie, la galleria di scultura egizia, la cupola della Reading Room… l’Effetto Schüfftan compì la magia.

Ecco quindi l’intera scena dell’inseguimento all’interno del museo…

L’avreste mai detto che nel 1929 circolassero già effetti speciali così efficaci?

Ho infine voluto approfondire la storia delle due fontane ai lati dell’ingresso del museo. Disegnate da Sidney Smirke, furono inaugurate nel 1860, in un periodo in cui a Londra era appena cominciata la diffusione di fonti di acqua potabile, preziosissime in un periodo in cui imperversava il colera. La più antica risale all’anno precedente, ne ho parlato in un vecchio post.

Oggi la bocca del leone è asciutta, non esce più nulla. La coppa metallica è sparita e il bacino di marmo è stato chiuso da una spessa lastra di vetro.

Se mai verrà girato un remake di “Blackmail” servirà un nuovo effetto speciale per far sgorgare l’acqua. E sarà di certo un effetto digitale.


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