Blackfriars Railway Bridge – Tube: Blackfriars
Blackfriars Bridge, il Ponte dei Frati Neri, deve il suo nome al fatto che poco distante, un tempo, sorgeva un monastero domenicano. I religiosi che lo abitavano indossavano una cappa nera e per questo erano soprannominati “black friars“, i frati neri appunto.
Per gli italiani Blackfriars Bridge, che attraversa il Tamigi collegando Southwark con la City, è associato ad un evento di cronaca nera di quasi 36 anni fa. Alle 7,30 di mattina del 18 giugno 1982 un fattorino del Daily Express passava di lì e si accorse che sotto un’arcata del ponte penzolava il corpo di un uomo vestito di scuro, i piedi immersi nell’acqua. Corse ad avvisare la polizia, che raggiunse il cadavere dal fiume e recise la corda a cui era appeso.
Lo sconosciuto indossava un abito di pregevole fattura, nelle cui tasche erano infilati dei mattoni e l’equivalente di 15.000 dollari in differenti valute. Le mani erano legate dietro la schiena. In poco tempo si arrivò ad identificarlo: a parte i baffi, rasati poco prima della morte, l’identikit corrispondeva a quello di un italiano scomparso qualche giorno prima. Il suo nome era Roberto Calvi ed era il presidente del Banco Ambrosiano.
All’inizio la polizia pensò che Calvi, conosciuto come “il banchiere di Dio” a causa dei suoi stretti legami con il Vaticano, si fosse impiccato. La banca di cui era il presidente era fallita da poco, crollata dopo anni di operazioni spericolate, spesso al limite della legalità. Tutto precipitò appena scoppiò lo scandalo della loggia massonica P2 e Calvi si ritrovò privo di coperture politiche e abbandonato da tutti. Oggi, a distanza di 36 anni, la verità sulla morte del banchiere non è ancora emersa. Quel che è certo è che Calvi non si uccise ma che fu strangolato a poca distanza da lì e poi portato sotto il ponte per una macabra messinscena.
Ma per approfondire questo grande mistero italiano vi consiglio di cercare negli archivi RAI la puntata di Blu Notte che gli ha dedicato qualche anno fa Carlo Lucarelli. Più modestamente, The LondoNerD vi racconta la storia di un ponte che correva parallelo al Ponte dei Frati Neri: è la disgraziata storia del vecchio Blackfriars Railway Bridge.
Lo vedete in questa vecchia incisione del 1863, un anno prima della sua inaugurazione. Termina la sua corsa fagocitato da un enorme edificio, la vecchia stazione di Blackfriars che sorgeva sulla sponda sud, a Southwark.
Il ponte fu costruito su disegno di William Cubitt per iniziativa della London, Chatham and Dover Railway per raggiungere quella che all’epoca si chiamava St Paul’s Station. Dopo soli 20 anni, però, i suoi soli quattro binari erano già insufficienti e si decise quindi di affiancargli un secondo ponte, commissionato a due figli d’arte: Sir John Wolfe Barry (progettista del Tower Bridge e figlio dell’architetto che ridisegnò il Parlamento a Westminster) e Henry Marc Brunel (il cui padre Isambard Kingdom fu l’artefice del meraviglioso Clifton Suspension Bridge a Bristol). I lavori terminarono nel 1886.
Il vecchio ponte divenne progressivamente superfluo, soprattutto dopo che la stazione di Waterloo divenne capolinea di molti collegamenti ferroviari.
Passò buona parte del secolo scorso rimanendo in disparte, troppo fragile per sostenere il peso dei treni moderni e relegato a sopportare il passaggio di pochi convogli che trasportavano per lo più umili merci. I treni per i passeggeri giungevano alla City percorrendo il ponte più recente, quello di Barry e Brunel.
Nel 1985 fu infine deciso il suo smantellamento, che fu però parziale: rimasero in piedi i pilastri di colore rosso vivo che ancora oggi attraggono l’attenzione dei passanti, anche dei più distratti. Non furono demoliti per timore di danneggiare le fondamenta del ponte del 1886.
Sul pilastro più prossimo alla sponda sud campeggia enorme la bellissima, colorata insegna della London, Chatham and Dover Railway.
Gli sgargianti pilastri (in origine ce n’erano tre file, ne rimangono due perché la terza fu incorporata successivamente per un allargamento del ponte adiacente) e questa elegante insegna sono oggi una piccola rivincita del vecchio ponte: non è più tra noi ma è come se lo fosse.
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