2 Audley Square – Tube: Hyde Park Corner
Pioveva a dirotto a Londra, quella sera di metà ottobre. Tenevo nella mano sinistra il foglio con le istruzioni per raggiungere la mia destinazione e nell’altra un piccolo ombrello che faceva del suo meglio per ripararmi dalla pioggia battente.
Con le indicazioni dettagliate che avevo ricevuto il giorno prima dal colonnello Gordievsky era praticamente impossibile sbagliarmi: giunto nella piccola Audley Square, riconobbi subito l’elegante lampione all’angolo della piazza, accanto al civico numero 2. La strada era quasi deserta. Con apparente noncuranza mi avvicinai e con un gesto rapido aprii una porticina alla base del lampione: afferrai il piccolo involucro di plastica scura e lo infilai nella tasca dell’impermeabile, proseguendo poi in direzione di Curzon Street. Pochi minuti dopo, ormai certo di non essere stato pedinato, entrai in un pub e ordinai una pinta di birra scura. La mandai giù quasi in un unico sorso, per l’eccitazione che avevo in corpo ed entrai subito nel bagno, dove presi dalla tasca il pacchetto. Strappai a morsi la plastica che lo avvolgeva e finalmente ebbi tra le mani la scheda di memoria per la mia macchina fotografica, che avevo ordinato su Amazon due giorni prima, chiedendo che mi fosse recapitata all’interno del lampione di Audley Square.
Avevo letto in un libro, di questo metodo di consegna, ma ero piuttosto scettico. Invece quella sera dovetti ricredermi: era tutto vero.
Il quartiere di Mayfair è forse il più esclusivo della città. Ogni angolo trasuda ricchezza, tra alberghi e ristoranti di lusso, case d’asta, gallerie d’arte e sedi diplomatiche. E proprio per il fatto che in questa zona sorgono numerose ambasciate, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, in piena Guerra Fredda, Mayfair pullulava di spie.
L’attività principale di un agente segreto, si sa, è quella di ricevere e trasmettere informazioni riservate nella maniera il più possibile discreta e invisibile. Ai tempi della Guerra Fredda furono perfezionate diverse tecniche, tra cui quella chiamata dead drop (o dead letter box): oggetti o informazioni venivano scambiati tra due individui utilizzando dei luoghi segreti, evitando così alle spie un incontro che poteva comportare dei rischi. Il lampione di Audley Square, con la sua porticina che non dava nell’occhio, era il posto ideale per un dead drop. Ad utilizzarlo indisturbati per anni furono gli agenti russi del KGB: all’interno della cavità venivano depositati e successivamente recuperati da altre mani messaggi in codice, microfilm o rullini fotografici.
Per segnalare che era stato lasciato qualcosa, il mittente tracciava un segno con del gesso sulla base del lampione, con colori diversi a seconda del contenuto.
Ma Audley Square riserva altre sorprese: è infatti protagonista di una coincidenza quasi incredibile. Nell’edificio accanto al lampione, al numero 3, aveva sede la Eon Productions, casa di produzione cinematografica fondata da Albert R. “Cubby” Broccoli e Harry Saltzman.
I nomi non dicono molto ai non addetti ai lavori, ma i due furono coloro che crearono la saga dell’agente segreto 007, James Bond, comprando i diritti di quasi tutti i romanzi di Ian Fleming.
E pertanto, negli stessi anni in cui le spie sovietiche facevano i loro loschi traffici intorno al lampione di Audley Square, a pochi metri di distanza e ignari di tutto, Saltzman e Broccoli progettavano Dr. No (Agente 007 – Licenza di uccidere), il primo film della serie.
Fu proprio in questo ufficio che Sean Connery sostenne il provino per la parte di James Bond. Anni dopo Broccoli ricordò così il perché venne scelto proprio lui:
“Quando Sean uscì dall’ufficio, lo guardai camminare lungo Audley Square. Si muoveva come un gatto. Questo ci convinse. Harry e io ci dicemmo: ‘Questo è il ragazzo giusto’. Sean interpreta Bond e lo fa sembrare un gioco da ragazzi, ma è un attore dannatamente intelligente. Bond è una missione difficile”.
Il mio nome è NerD. LondoNerD.
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