Tanworth Green – Tanworth-In-Arden, Warwickshire
La stazione di Danzey è una delle 146 request stops in cui potete imbattervi se percorrete la Gran Bretagna in treno. In sostanza, se volete salire a bordo, dovete sbracciarvi e farvi notare dal conducente non appena appare all’orizzonte la sagoma della locomotiva. Se invece dovete scendere, l’unica strada è quella di cercare il controllore e comunicargli a voce la vostra intenzione.
Come feci io, poco dopo essere salito a bordo alla stazione di Birmingham Moor Street, nel primo pomeriggio del 26 Luglio scorso. “I have to get off at Danzey station, please”. Il controllore annuì distrattamente e proseguì il suo giro mentre io posavo il pesante zaino sul pavimento e mi sedevo. Guardai fuori dal finestrino. Lentamente lasciavamo il grigio di Birmingham, diretti verso la campagna.
Ero in viaggio dalle prime ore del giorno. Un treno all’alba da Vicenza a Verona, poi il trasferimento in aeroporto, il volo per Birmingham e l’arrivo nel centro della città. Infine quest’ultimo tragitto di mezz’ora, che trascorsi con un minimo di apprensione, confidando nella buona memoria del controllore.
Fui l’unico passeggero a scendere a Danzey. Chiamarla stazione è un po’ eccessivo, diciamo che si tratta di due banchine poste una di fronte all’altra, con un passaggio pedonale che le collega passando sopra i binari. Silenzio totale, soltanto il lontano belare di un gregge di pecore.
Il viaggio non era ancora finito. Mi rimisi lo zaino sulle spalle e mi incamminai lungo il ciglio della strada. Un paio di chilometri e mezzo ancora e sarei arrivato a destinazione.
Questa strana avventura era nata qualche mese prima, nel preciso momento in cui dal mio computer era partita la candidatura a partecipare come musicista all’edizione 2019 del “Nick Drake Gathering”. Avevo sentito vagamente parlare di un raduno di appassionati di Nick Drake che ogni anno si ritrovavano per celebrare la sua musica nel villaggio in cui è sepolto. Poi mi capitò di vedere questo breve documentario:
Fu sufficiente per decidere di registrare un brano da inviare agli organizzatori. Qualche settimana dopo, all’inizio di Aprile, ricevetti una mail con l’invito ufficiale: avrei suonato il pomeriggio del 27 Luglio, nella chiesa di St. Mary Magdalene!
Ecco allora il mio racconto, fatto di molte immagini e di poche parole.
Lasciata la stazione di Danzey, prima di tutto raggiunsi il luogo dove avrei montato la mia tenda (era questo il motivo principale del peso dello zaino, insieme a sacco a pelo e materassino!): Umberslade Farm, fattoria didattica a una quindicina di minuti dal centro del paese.
Per i campeggiatori era pronto un grande prato. Bagni e docce molto spartani ma più che sufficienti.
Gli animali della fattoria erano alloggiati qualche centinaio di metri più in là. Non credo che vedrò mai un maiale enorme quanto quello che grufolava nel cortile…
Lasciata Umberslade Farm mi incamminai per il lungo viale che conduceva al villaggio di Tanworth-In-Arden.
La sensazione che provai fu quella di sentirmi trasportato indietro nel tempo, nel mezzo di uno dei racconti di Agatha Christie, quelli in cui la protagonista è Miss Marple. La chiesa, un unico pub, il monumento ai caduti in guerra… automobili a parte, sembrava il set di un film ambientato negli anni ’30.
Sul prato al centro del villaggio feci conoscenza con i primi arrivati. C’era chi chiacchierava di fronte a una pinta di lager, chi accordava la chitarra, chi stava sdraiato sull’erba e teneva gli occhi chiusi.
La prima parte del Gathering si sarebbe tenuta quella sera stessa, nella Village Hall, la seconda il pomeriggio successivo, nella chiesa di St. Mary Magdalene.
La tappa successiva del mio pellegrinaggio fu quella alla casa che appartenne alla famiglia Drake, la casa in cui Nick morì nelle prime ore del 25 Novembre di 45 anni fa. “Far Leys”, questo il suo nome, è a pochi minuti dal centro del villaggio, in fondo a Bates Lane.
I proprietari attuali l’hanno ampliata ma il corpo centrale è rimasto inalterato, quanto meno esternamente.
Sulla facciata principale, dal 2017, c’è una Blue Plaque che ricorda il musicista. Purtroppo contiene un errore madornale: l’anno di nascita corretto è il 1948!
Proprio di fronte alla casa ci sono i tre campi del Tanworth-In-Arden Tennis Club, fondato nel 1970. L’anno in cui Nick pubblicò “Bryter Layter”.
Fu poi il momento di dirigermi verso il piccolo cimitero del villaggio. Sorge proprio accanto a St. Mary Magdalene, alla fine di un breve sentiero che parte alla destra della chiesa.
Nick Drake riposa sotto una semplice lapide, su cui sono incisi il suo nome e quelli dei genitori, Rodney e Molly, scomparsi rispettivamente nel 1988 e nel 1993.
Alla base della lapide c’erano fiori, disegni, bigliettini e plettri lasciati qui da chissà quanti chitarristi.
Sul retro è inciso un verso di “From The Morning”, una canzone del suo ultimo album “Pink Moon”:
Now We Rise
And We Are Everywhere
A fare ombra una quercia maestosa, i cui rami cominciavano ad essere percossi dal vento. Erano ormai le sei del pomeriggio.
Mentre le nuvole cominciavano ad infittirsi, mi infilai in chiesa. Vicino all’altare, coperto da un telo protettivo, c’era il pianoforte a coda che avrei suonato il pomeriggio successivo.
Ma nel frattempo avrei trascorso il venerdì sera nei panni dello spettatore, seduto tra il pubblico dell’accogliente Village Hall.
Il compito di aprire ufficialmente l’edizione 2019 del Nick Drake Gathering toccò a Denise, l’instancabile e sempre sorridente ragazza olandese che organizza questo evento fin dal 2004.
Uno dopo l’altro salirono sul palco decine di musicisti. Persone dalle provenienze più disparate (Norvegia, Olanda, Italia, Australia, Brasile, California, oltre ovviamente a molti inglesi), alcuni di essi avevano affrontato viaggi ben più lunghi del mio pur di essere lì e suonare appena un paio di canzoni.
Mano a mano che ascoltavo la loro musica e che osservavo i loro visi sorridenti, cominciavo a capire il motivo per cui il mio istinto mi aveva fatto imbarcare in un’avventura così stramba.
E così anche il diluvio universale che si abbatté sulla mia tenda durante la notte fu un particolare trascurabile. Dormii come un bambino e la mattina successiva mi svegliai pimpante, anche se la pioggia non aveva smesso di cadere.
Tentai inutilmente di aspettare che tornasse il sereno, restando sdraiato a leggere. Avevo con me il libro giusto per l’occasione.
Dopo aver perso definitivamente le speranze, richiusi la tenda ancora zuppa, la infilai nello zaino e andai a fare colazione.
Poi mi incamminai verso il villaggio. Nel frattempo, per la Legge di Murphy, la pioggia era cessata.
Ma, come ho detto, avevo addosso una tale positività che anche l’evento più nefasto non mi avrebbe più di tanto infastidito. Una pinta di birra locale, prodotta ad Alcester, diede il suo apporto alla mia felicità.
E così, dalle 16,30 in poi, ricominciò la musica. Questa volta con l’acustica magica della chiesa del villaggio, la stessa in cui si tenne il funerale di Nick Drake.
Conobbi il tecnico del suono, Peter Rice, anche lui volontario qui dal 2004. Fu lui a incidere i primi demo di Nick Drake quando erano entrambi universitari a Cambridge e a registrare una sua esibizione dal vivo.
Avevo addosso molta emozione, un po’ di paura di esibirmi davanti a tanta gente. Quando arrivò il mio turno, invece, tutto andò liscio.
Ebbi la sensazione che c’era qualcuno a guidare le mie mani sulla tastiera e a modulare la mia voce. Una sensazione strana, mai provata prima.
I brani che avevo scelto erano due: “Bless The Weather” di John Martyn (amico di Nick dei giorni londinesi) e “Time Has Told Me”, la canzone che apre il primo album “Five Leaves Left”.
Dopo il mio set, tornai tra il pubblico e continuai ad ascoltare, quasi stordito da tanta bellezza. Stupito dal miracolo che avevo davanti agli occhi: gente proveniente da tutto il mondo, di tutte le età, in un villaggio sperduto nella campagna inglese. Tutti lì per onorare un artista che, come dice Kev Yale nel documentario, “fu completamente assorbito dal suo mondo ma ebbe l’onestà di dare a chi lo ascolta le chiavi per entrare in questo mondo e vedere cosa accade”.
Feci appena in tempo ad ascoltare l’ultimo musicista e lasciai la chiesa mentre ancora scrosciavano gli applausi. Avevo giusto il tempo di prendere i bagagli e camminare spedito verso la stazione di Danzey.
Il cielo cominciava a diventare scuro ma fortunatamente il macchinista si accorse di quello strano tizio con uno zaino enorme sulle spalle, che si sbracciava sulla banchina. Azionò i freni, il treno si arrestò e io salii a bordo.
Osservai il mio riflesso sul finestrino, mentre ripartivo in direzione di Birmingham. Ero decisamente stanco ma avevo un gran sorriso stampato in faccia: sarebbe durato per tutto il viaggio di ritorno.
A day once dawned
And it was beautiful
A day once dawned from the ground
Then the night she fell
And the air was beautiful
The night she fell all around
So look see the days
The endless coloured ways
And go play the game that you learnt
From the morning
And now we rise
And we are everywhere
And now we rise from the ground
And see she flies
And she is everywhere
See she flies all around
So look see the sights
The endless summer nights
And go play the game that you learnt
From the morning
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