Men of Wealth and Taste: i Rolling Stones al Gore Hotel

190 Queen’s Gate – Tube: Gloucester Road

“Please allow me to introduce myself
I’m a man of wealth and taste
I’ve been around for a long, long year
Stole many a man’s soul to waste”

(The Rolling Stones, Sympathy for the Devil)

Se nella Swinging London degli anni ’60 decidevi di andare a cena fuori, e ti andava di provare un ristorante alternativo, avevi letteralmente l’imbarazzo della scelta.

Un posto che andava per la maggiore già da una decina d’anni era un bizzarro locale all’interno del lussuoso Gore Hotel di Kensington.

Lo storico albergo risale al 1892 e fu fondato da due sorelle, discendenti del Capitano Cook, celebre esploratore del Settecento. Sorge appena sotto Hyde Park, a due passi dalla zona dei musei e dalla Royal Albert Hall. 50 camere e suites, ognuna differente dall’altra, tutte arredate con eleganza e con preziosi pezzi di antiquariato. La quintessenza della britannicità.

A vederlo così, nessuno penserebbe mai che sotto questa veste raffinata ed esclusiva c’è in realtà un cuore rock, che da 50 anni esatti non smette di battere.

Nel 1968, infatti, il Gore Hotel fu scelto dai Rolling Stones per il lancio del loro nuovo album, Beggars Banquet. Era il 5 Dicembre 1968.

Il Gore fu in realtà un ripiego (Mick Jagger e soci in un primo momento avevano pensato di accogliere la stampa all’interno della Torre di Londra!) ma fu senza dubbio una scelta azzeccata.

La stanza dove si tenne l’incontro con i giornalisti, i fotografi e i discografici era perfettamente in linea con il titolo dell’album, il “Banchetto dei Mendicanti”, e con l’idea dei Rolling Stones di camuffarsi da loschi menestrelli medievali.

Qualche mese prima la band aveva posato per Michael Joseph in una splendida sala all’interno di Sarum Chase, a Hampstead, dimora del defunto pittore Frank O. Salisbury.

Uno di questi magnifici scatti sarebbe poi finito all’interno della copertina dell’album.

Per presentare il nuovo disco non c’era niente di meglio di un banchetto in un luogo che gli Stones frequentavano già e che conoscevano bene: il bar del Gore Hotel, o meglio la Tapestry Room a cui si accede scendendo qualche gradino.

Abbigliati in modo stravagante (Mick Jagger aveva all’occhiello una forchetta di plastica al posto del classico fiore), i componenti della band e i loro ospiti affrontarono ben sette portate, serviti da giovani e floride cameriere.

Alla fine del banchetto fu Mick Jagger ad aprire le danze: tirò fuori da una scatola una custard pie e la spiaccicò sul volto di Brian Jones, seduto accanto a lui. Fu il fischio d’inizio: tutti i presenti (ognuno aveva di fronte a sé una scatola da aprire) cominciarono a lanciare torte da una parte all’altra del tavolo, nella confusione più totale.

I fotografi, ovviamente, non desideravano niente di meglio.

“Mandateci il conto della pulitura, cari” esclamò Jagger ad un certo punto.

La prima volta che vidi le immagini di quel magnifico caos non mi accorsi immediatamente di un particolare: a tavola i Rolling Stones erano in quattro, mancava Keith Richards! Mi sembrò molto strano: non mi avrebbe sorpreso l’assenza di Charlie Watts o di Bill Wyman, uomini certamente più posati e composti, ma quella di Keith Richards… perdersi un momento così sublime non era da lui.

Il chitarrista, però, compariva in alcune fotografie scattate evidentemente lo stesso giorno…

Gli altri Stones avevano i vestiti indossati al banchetto e, dato che sembravano puliti, le foto erano senz’altro antecedenti alla battaglia delle torte…

La soluzione a questo piccolo enigma arrivò soltanto dopo la mia visita alla Tapestry Room. Fu molto facile individuare il punto in cui sedevano i Rolling Stones, grazie alla scala in legno dietro le loro spalle.

Non fui però in grado di trovare l’arazzo e la sedia con lo schienale di legno intagliato che comparivano nelle fotografie con tutti e cinque i membri del gruppo, Keith Richards compreso.

Le ricerche successive mi fecero capire due cose. Keith Richards, lessi in una biografia, saltò il banchetto perché vittima di un forte attacco influenzale. Poi capii che le immagini in cui compariva anche lui erano state scattate in un’altra stanza, chiamata allora Elizabethan Room.

E qui si apre un’altra storia deliziosa. Questa stanza, arredata in perfetto stile Tudor, era adibita a sala da pranzo ed è quella di cui parlavo all’inizio dell’articolo. Era uno dei posti londinesi in cui andare a cena per vivere una serata diversa dalle solite. Guardare per credere…

Paglia sparsa sul pavimento, cameriere in costume, piatti cucinati seguendo alla lettera le ricette dei tempi di Elisabetta I… e sulla parete di fondo l’arazzo e la sedia con lo schienale di legno intagliato, lo sfondo delle fotografie dei Rolling Stones!

Oggi le cene in stile Tudor sono finite da un pezzo, la Elizabethan Hall non esiste più ma… non esattamente! Ha infatti cambiato nome e destinazione d’uso: da qualche anno si chiama Tudor Suite ed è la stanza più prestigiosa del Gore Hotel, forse la stanza d’albergo più bella di tutta Londra.

Non credo che i suoi ospiti attuali possano immaginare cosa accadeva qui un tempo!

Oggi, 5 Dicembre 2018, il Gore Hotel non mancherà di celebrare i 50 anni trascorsi dal banchetto dei mendicanti terminato con una memorabile battaglia di torte.

E’ prevista ovviamente una cena, poi un giro per Londra a bordo di un autobus anni ’60 in cerca delle locations legate ai Rolling Stones e infine l’esibizione di una tribute band. Niente male, come programma…

Se mancherete questo appuntamento potrete rimediare: il Bar 190 è sempre aperto e propone un cocktail dedicato ai Rolling Stones, il “Sympathy for the Devil” (tequila, homemade infused chilli gin, Southern Comfort, lime juice and grenadine syrup).

Un’ultima curiosità. Beggars Banquet uscì molto in ritardo rispetto al previsto: tutto era pronto tranne la copertina. La Decca, la casa discografica, rifiutò categoricamente quella proposta dal gruppo e dopo mesi di braccio di ferro impose la sua, sobria ed elegante.

La copertina originale, quella ideata dai Rolling Stones, uscì soltanto anni più tardi, nelle successive ristampe dell’album. Io la preferisco di gran lunga. Voi cosa dite?

“Hey so my name is called Disturbance
I’ll shout and scream
I’ll kill the king
I’ll rail at all his servants”

(The Rolling Stones, Street Fighting Man)

 

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