Che fine ha fatto la scala dei Beatles?

20 Manchester Square – Tube: Bond Street


Nonostante si trovi in una posizione più che centrale sulla mappa di Londra, Manchester Square è decisamente una piazza non molto frequentata.

I pochi turisti che la raggiungono lo fanno di solito per visitare la Wallace Collection, un museo notevole (e gratuito), ricco di quadri francesi del Settecento.

E’ ospitato dal 1897 in quella che era in precedenza la residenza cittadina dei marchesi di Hertford e le ampie stanze portano ancora i nomi originari: Dining Room, Billiard Room, Smoking Room… visitare la galleria è un po’ come giocare una partita a Cluedo!

Wallace Collection, inoltre, è il nome di una band degli anni sessanta che veniva dal Belgio e che è ricordata soprattutto per “Daydream”, un brano del 1969. Questa esibizione dal vivo è imperdibile, tutto merito di un corpo di ballo in preda agli effetti dell’acido lisergico.

Il gruppo scelse di chiamarsi Wallace Collection perché gli uffici della loro casa discografica si trovavano in Manchester Square ed erano proprio accanto al museo.

Sorgeva infatti qui la EMI House, inaugurata nel 1960 al numero civico 20.

Gli studi di registrazione erano altrove, nella celebre Abbey Road, mentre in Manchester Square c’era il quartier generale dell’etichetta, gli uffici dove gli artisti venivano per firmare i contratti e, ogni tanto, per posare davanti ai fotografi. Ad esempio i Beach Boys…

… le Supremes di Diana Ross…

… i Pink Floyd…

Ma il nome che ha dato lustro a questo altrimenti anonimo edificio è quello dei Beatles. Verso la metà di Febbraio del 1963, infatti, un mese prima di pubblicare il loro primo album, i quattro di Liverpool varcarono la soglia della EMI House insieme ad un celebre fotografo un po’ avanti con l’età.

Angus McBean, questo il suo nome, rimase al piano terra con tutta la sua attrezzatura e rivolse lo sguardo verso l’alto. John, Paul, George e Ringo, nel frattempo, erano saliti lungo la scala centrale dell’edificio alto sette piani e si erano affacciati alla ringhiera.

Guardavano verso il basso, in direzione dell’obiettivo con le loro facce da impuniti. McBean scattò più volte e alla fine scelse una delle pose. Non modificò la fotografia, non creò una delle immagini surreali per le quali era celebre: i Beatles, con il loro magnetismo, erano già più che sufficienti per “bucare”.

La fotografia andò dunque sulla copertina di “Please Please Me”, il loro debutto a 33 giri, che uscì nei negozi il 22 Marzo del 1963.

McBean raccontò che durante la seduta aveva chiesto a John quanto sarebbero durati i Beatles secondo lui. “Oh, più o meno sei anni!”, aveva risposto Lennon, “Chi ha mai sentito parlare di uno scarafaggio (beatle) calvo?”.

E infatti, neanche a farlo apposta, sei anni dopo i Beatles erano ormai al capolinea. C’era in programma un nuovo album, che si sarebbe intitolato “Get Back”, un estremo e disperato tentativo di tornare alle origini e di sanare frizioni e rancori ormai incontrollabili.

Per la copertina, per aiutare questa operazione nostalgia, fu richiamato Angus McBean. Lui e i Beatles tornarono in Manchester Square nel maggio del 1969 e si rimisero in posa, come sei anni prima.

L’inquadratura fu la medesima, la posizione di gomiti, mani e braccia anche, ma le espressioni del volto, i sorrisi forzati non erano più quelli del 1963. “Get Back” non uscì mai e i Beatles si sciolsero definitivamente pochi mesi dopo.

La fotografia, insieme a quella del 1963, fu poi utilizzata per le due raccolte (“la rossa e la blu”) uscite postume del 1973.

La EMI House di Manchester Square fu demolita a metà degli anni ’90, quando il quartier generale della casa discografica fu spostato a Hammersmith.

Prima che questo avvenisse alcuni gruppi fecero in tempo a replicare il celebre scatto. I Sex Pistols nel 1977…

… e i Blur nel 1995.

In Manchester Square fu costruito l’imponente edificio che possiamo vedere oggi, adibito a uffici.

A quanto pare la porzione di scala da cui si affacciarono i Beatles fu rimossa come una reliquia nell’agosto del 1995, trasferita nella nuova sede della EMI lungo Brook Green e installata nel caffè al primo piano.

Nel 2009, però, fu il momento di un nuovo trasloco in un edificio moderno in Wrights Lane, Kensington.

Le mie fonti dicevano che la scala era stata nuovamente smontata e trasferita qui, nella zona della reception. Ci sono stato pochi mesi fa, purtroppo senza successo: l’edificio oggi è marchiato Warner, il colosso che ha acquisito la EMI nel 2012. Nella reception non c’è traccia della scala e nessuno mi ha voluto o saputo fornire informazioni.

Qualcuno dice che Paul McCartney l’abbia acquistata e portata nel suo studio di registrazione nel Sussex…

E’ un vero peccato, soprattutto per chi, come i fotogenici “The Two of Us”, ha dovuto accontentarsi di un surrogato per la copertina del proprio album…

Ma i vincitori indiscussi restano gli Shampoo, complesso partenopeo che nel 1976 annunciò dai microfoni di una radio libera che i Beatles si erano riuniti, in occasione della partita Napoli – Liverpool. A esibirsi furono invece loro, con dei rifacimenti sorprendentemente simili agli originali ad eccezione dei testi, riscritti in napoletano.

Pubblicarono un solo album, “In Naples 1980/81”, con tanto di pomodoro al posto della mela della Apple, l’etichetta dei Beatles. Geni assoluti.


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