3 Abbey Road – Tube: St. John’s Wood
L’immagine che apre questo post è per me una vera e propria reliquia. E’ la copertina di un’audiocassetta che ho letteralmente consumato quando ero un ragazzino.
Ricordo benissimo le lunghe camminate pomeridiane per raggiungere la Libera Scuola di Musica di Vicenza per la lezione settimanale di pianoforte. Partivo da casa con in tasca il mio walkman Sony rosso fiammante, ricevuto in regalo per il dodicesimo compleanno.
Ci mettevo una ventina di minuti, a raggiungere la scuola, e altrettanti al ritorno. La lezione di pianoforte a base di Czerny, Clementi, Diabelli e successivamente di Beethoven, Mozart e Bartók, era spesso delimitata, prima e dopo, da un’immersione totale in “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd.
Lato A all’andata e lato B al ritorno.
Questa vecchia audiocassetta del 1973 era in casa dei miei genitori da sempre e la considero la pietra angolare di ciò che è arrivato in seguito, è l’album che ha plasmato i miei gusti musicali e mi ha dato l’imprinting, come avrebbe detto Konrad Lorenz.
Quindi, anche se per il rotto della cuffia, non potevo permettere che il 2023 andasse in archivio senza dedicare almeno un post ad una ricorrenza così importante: i 50 anni dall’uscita di “The Dark Side of The Moon” nel Marzo del 1973.
Eccolo, per intero, sulla pagina YouTube dei Pink Floyd.
Ma cosa avrei potuto scrivere di un album così celebrato, di cui probabilmente è stato detto davvero tutto?
La prima idea, vecchia di anni in realtà, è stata quella di rivelare il mio immenso amore per Clare Torry, la cantante protagonista del brano che chiude il lato A del disco, “The Great Gig in the Sky”.
Molti, però, hanno già raccontato le circostanze in cui fu convocata a Abbey Road da Alan Parsons in una fredda domenica sera di Gennaio del 1973 e hanno descritto come in due take e mezzo improvvisò sul pezzo già inciso dal gruppo, incassando 30 sterline e pensando che il suo contributo sarebbe stato scartato.
Un paio di mesi dopo, passeggiando in King’s Road, vide la copertina del nuovo disco dei Pink Floyd in una vetrina e, incuriosita, entrò per ascoltarlo. Rimase sbalordita, quando comparve la sua voce. Trent’anni più tardi avrebbe vinto una sacrosanta causa nei confronti della band e della EMI per vedersi riconosciuti i diritti di autrice del brano al 50% con Richard Wright.
Di questa vicenda affascinante, come ho detto, è stato scritto abbondantemente. Oggi Clare Torry vive lontana dai riflettori, inarrivabile com’è giusto che sia. Se un giorno dovessi incontrarla ne scriverò senz’altro, promesso.
Nel frattempo, per celebrare i 50 anni dall’uscita dell’album, mi è venuta un’altra idea: avrei potuto approfondire un aspetto di “The Dark Side of the Moon” che mi ha sempre ammaliato. Le voci inquietanti e misteriose che compaiono qui e lì, tra un pezzo e l’altro e in mezzo alla musica. Quando ero ragazzino, quasi digiuno di inglese, non ero in grado di decifrarle ma anche oggi confesso che non è semplice isolare le voci e capire cosa dicano. E, quindi, ho studiato. In primis un libro che ho letto proprio quest’anno e che consiglio di recuperare, se siete anche voi amanti dell’album.
“Speak To Me” non è soltanto il nome del brano che apre il disco, è anche il nome del progetto che Roger Waters mise in piedi verso la fine delle registrazioni.
“The Dark Side of The Moon” era praticamente pronto ma Waters, autore di tutti i testi dell’album e ideologo della band, cercava qualcosa che completasse il lavoro.
Nell’ultima settimana di registrazioni a Abbey Road fece stampare delle schede contenenti ciascuna una domanda. Alcune piuttosto neutre: “Qual è il tuo colore preferito?”, “Qual è il tuo cibo preferito?”… altre più profonde e in linea con le tematiche del disco: “Quand’è stata l’ultima volta che sei stata/o violenta/o?”, “Avevi ragione?”, “Hai paura della morte?”.
Gli intervistati furono presi a caso nei corridoi: membri dello staff, roadies, musicisti, segretarie.
Waters li portò uno a uno nello Studio 3, li mise di fronte al microfono, abbassò le luci e mostrò loro le schede con le domande.
Anche Paul McCartney, che in quei giorni stava registrando a Abbey Road, fu coinvolto ma le sue risposte furono ritenute poco interessanti, non sufficientemente spontanee.
Lo “stoned laugher”, colui che “ride strafatto” all’inizio del disco è Peter Watts, road manager dei Pink Floyd e padre della futura attrice Naomi Watts. Sarebbe morto di overdose soltanto tre anni dopo.
La moglie di Watts, Patricia Deighton, compare tra “Money” e “Us And Them” con una frase che parla di un tizio “cruisin’ for a bruisin”, in cerca di botte.
Un’altra voce “famosa” è quella di Henry McCullough, chitarrista nella band di Paul McCartney.
Al termine di Money lo si sente dire “I don’t know, I was really drunk at the time”, probabilmente in risposta alla domanda “When was the last time you were violent?“. Si riferisce alla sera prima, quando aveva avuto un acceso diverbio con sua moglie.
Un roadie dei Pink Floyd, Roger “The Hat” Manifold, fu intervistato in modo tradizionale, senza le schede, seduto di fronte a Waters che gli poneva le domande.
Il suo mitologico “give ’em a quick, short, sharp shock” è riferito ad un alterco di qualche tempo prima con un automobilista che lo aveva fatto uscire di strada con una manovra azzardata.
Un altro roadie apre il disco con una frase resa immortale dal successo dell’album: “I’ve been mad for fucking years, absolutely years, been over the edge for yonks, been working me buns off for bands…”
Forse il personaggio più memorabile è però un anziano irlandese, Gerry O’Driscoll, l’usciere di Abbey Road.
Conosciuto a amato da tutti i musicisti che frequentavano gli studi, davanti al microfono pronunciò frasi oneste e schiette, come ci si sarebbe aspettati da un irlandese.
Parla della morte all’inizio di “The Great Gig in the Sky”, provocando dei brividi (almeno nel sottoscritto) e chiude l’album con un epitaffio che entusiasmò Waters e compagni:
“There is no dark side in the moon really. Matter of fact, it’s all dark.”
La continuazione della frase (“The only thing that makes it look alight is the sun.”) fu rimossa dal disco.
Di seguito trovate tutte le voci di “The Dark Side of the Moon”, trascritte per intero e tradotte. E’ l’occasione per riascoltare per intero, con nuove orecchie, un album che non invecchia mai.
Non ho più il mio walkman rosso e in casa non ho uno stereo che legga le audiocassette. Però ho un giradischi molto vintage e la versione in vinile che mi ha regalato mio fratello un mese fa per il compleanno.
Il piatto gira, appoggio il disco, abbasso la puntina e, per l’ennesima volta, la meraviglia può ricominciare.
Speak To Me
“I’ve been mad for fucking years,
absolutely years,
been over the edge for yonks,
been working me buns off for bands…”
“I’ve always been mad,
I know I’ve been mad,
like the most of us…
very hard to explain why you’re mad,
even if you’re not mad…”
“Sono stato folle per tanti fottutissimi anni,
senz’altro anni,
mi sono sporto sull’orlo per un secolo,
ho lavorato come un matto per tanti gruppi…”
“Io sono sempre stato matto,
so di essere stato matto,
come la maggior parte di noi…
molto difficile da spiegare perché tu sia matto,
e anche se non sei matto… “
On The Run
“Live for today, gone tomorrow,”
“that’s me…”
“Vivi alla giornata, domani sei andato “,
“quello sono io…”
The Great Gig In The Sky
“And I am not frightened of dying, any time will do,
I don’t mind. Why should I be frightened of dying?
There’s no reason for it, you’ve gotta go sometime
I never said I was frightened of dying.”
“E non ho paura di morire, qualunque momento andrà bene
non m’importa. Perché dovrei aver paura di morire?
Non c’è motivo per averne, prima o poi devi andartene
Non ho mai detto di avere paura di morire”
Money
“HuHuh! I was in the right!”
“Yes, absolutely in the right!”
“I certainly was in the right!”
“You was definitely in the right.”
“That geezer was cruising for a bruising!”
“Yeah!”
“Why does anyone do anything?”
“I don’t know, I was really drunk at the time!”
“I was just telling him,
he couldn’t get into number 2.
He was asking
why he wasn’t coming up on freely,
after I was yelling and
screaming and telling him
why he wasn’t coming up on freely.
It came as a heavy blow, but we sorted the matter out”
“HuHuh! io avevo ragione!”
“Sì, completamente ragione!”
“Avevo certamente ragione!”
“Tu avevi di sicuro ragione.”
“Quello stronzo era in cerca di botte!”
“Sì!”
“Perché tutti fanno cosi?”
“Non so, ero veramente ubriaco per tutto il tempo!”
“Stavo solo dicendogli,
che non poteva andare nella numero 2.
Stava chiedendo
perché lui non stesse venendo su liberamente,
dopo che io gridavo,
gridando gli dicevo
perché lui non stesse venendo su liberamente.
Venne su come una furia, ma risolvemmo la questione fuori”
Us And Them
“I mean, they’re not gunna kill ya,
so if you give ’em a quick short,
sharp, shock, they won’t do it again.
Dig it? I mean he get offlightly,
‘cos I would’ve given him a thrashing
I only hit him once!
It was only a difference of opinion,
but really…I mean good manners
don’t cost nothing do they, eh?”
“Io dico, loro non vogliono ucciderti,
quindi se tu dai un colpo veloce,
secco, scioccante, loro non lo faranno di nuovo.
Capisci? Io dico se l’è cavata leggermente,
perchè gliene avrei dato un fracco
Gliene ho mollato uno solo!
Era solamente una differenza di opinione,
ma realmente… intendo le buone maniere
non costa niente averle, eh? “
Eclipse
“There is no dark side in the moon really.
Matter of fact it’s all dark.”
Non c’è un lato scuro nella luna, in realtà.
Di fatto è tutto oscuro.”
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Ormai non mi sorprendo più: avevo un walkman Sony rosso identico al tuo e sono cresciuto a pane e Pink Floyd. Quest’anno (guarda caso) ho regalato il vinile di TDSOTM a mia figlia ventenne. Ha appeso in cameretta il poster con il prisma e mi ha accompagnato a Bologna al concerto di Roger, una gioia immensa… 🙂
Queste sono le soddisfazioni più grandi! ❤️
Absolutely amazing
Grazie Giorgio!
I Pink Floyd sono una delle band preferite di mio padre, ma per me l’imprinting è stato un disco con sopra un uomo in fiamme, ed in un angolo la scritta “Maurizio” (che è il nome di mio padre)… Poco importa, questo disco è immenso, e “matter of fact, it’s all dark” è una delle frasi più forti della storia della musica. Lode a O’ Driscoll!
P.S.: “Se un giorno dovessi incontrarla ne scriverò senz’altro, promesso.”. Dobbiamo prepararci? 🙂