Margaret Thompson, l’accanita sniffatrice

Boyle Street – Tube: Oxford Circus

La casa in cui visse Margaret Thompson non esiste più. Alcune fonti che avevo consultato riportavano il numero civico 8 ma quando misi piede per la prima volta in Boyle Street mi resi conto che non l’avrei mai trovata.

La strada, una laterale di Savile Row, è lunga un centinaio di metri appena, forse meno. Su un lato c’è un edificio moderno pieno di uffici, dall’altro c’è dal 1940 la West End Central Police Station. Tutto qui.

La casa di Margaret Thompson fu demolita chissà quando. Della vita della protagonista di questo post non si conosce molto, se non che aveva una passione smodata per il tabacco da fiuto, che gli inglesi chiamano snuff.

D’altra parte la Thompson visse nel diciottesimo secolo, proprio nel periodo in cui questa pratica furoreggiava tra gli aristocratici e i benestanti di tutta Europa. Il tabacco era arrivato dalle Americhe nel ‘500 e alla fine del secolo successivo si era cominciato ad adoperarlo per scopi medici. Soltanto più tardi iniziò l’usanza di fiutarlo per diletto: bastava una piccola quantità, da portare al naso tenendola tra il pollice e l’indice.

Poi si tirava fuori un fazzoletto: ci si soffiava il naso e lo si puliva accuratamente subito dopo aver inalato. Sul fazzoletto rimanevano molti residui, ragion per cui si cominciò a produrne di colorati, per dissimulare le sgradevoli macchie scure.

In una lettera del 1713 Lieselotte von der Pfalz, cognata del Re Sole, descriveva così il suo disgusto per la popolarità di questa pratica tra i membri della Corte francese:

“Non c’è niente al mondo che mi disgusti di più dell’abitudine di sniffare il tabacco… con il naso sporco di tabacco una persona ha l’aspetto di chi è caduto nel fango. Il Re odia tutto ciò ma i suoi figli e i suoi nipoti lo utilizzano, nonostante sappiano che a lui dispiace…”

A Londra, nella seconda metà del ‘700, una delle maggiori consumatrici di snuff era senz’altro Margaret Thompson, domiciliata al numero 8 di Boyle Street.

La sua passione per il tabacco da fiuto si palesò del tutto soltanto al momento della morte, nel 1776, quando fu reso noto il suo incredibile testamento.

Prima di tutto, sul fondo della bara, la sua fidata cameriera Sarah Stewart avrebbe dovuto infilare tutti i fazzoletti usati che avesse trovato in casa. Ne avrebbe verosimilmente trovati molti.

Il secondo desiderio di Margaret Thompson fu quello di far ricoprire la propria salma del miglior scotch snuff (la varietà più pregiata, profumata e secca), al posto dei consueti fiori, perché “niente è per me più fragrante e piacevole di quella polvere preziosa”.

Nessuno avrebbe dovuto avvicinarsi alla bara fintanto che questa fosse rimasta aperta (evidentemente per paura che qualcuno rubasse un po’ di quel ben di Dio) e una volta sigillata l’avrebbero portata a spalla i sei più grandi consumatori di snuff della parrocchia di St James.

Ognuno di essi avrebbe dovuto portare un cappello di castoro (dello stesso colore del tabacco) invece che il consueto copricapo nero. Accanto a loro sei anziane donne, ognuna con una scatolina di snuff per ristorarli durante il cammino.

Anche il prete, alla testa del corteo funebre, avrebbe avuto diritto alla sua razione (non più di una libbra, però) e accanto a lui la fidata donna di servizio della Thompson avrebbe distribuito manciate di tabacco alla folla.

Andò tutto esattamente così, come Margaret Thompson aveva lasciato scritto nel suo testamento. Pensò anche ai pochi che non poterono unirsi alla processione funebre. Per loro, al posto dei consueti panini e del solito bicchiere di sherry, furono lasciati in Boyle Street un paio di barattoli di snuff.

Ovviamente della migliore qualità.


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