L’oste virtuoso e i preti sbevazzoni

49 Dean Street – Tube: Leicester Square


Questa storia inizia a circa 200 miglia a nord di Londra, il 9 Luglio del 1984.

Nelle prime ore del giorno un furioso incendio divampò nel transetto sud della cattedrale di York. York Minster, questo il nome dello splendido edificio gotico consacrato nel 1472, subì gravissimi danni nonostante l’intervento di 114 vigili del fuoco accorsi dall’intera contea.

Fu una scena molto simile a quella a cui tutti abbiamo assistito sconvolti lo scorso anno, quando a Parigi andò a fuoco la cattedrale di Notre Dame.

York Minster rimase gravemente ferita. Dall’Inghilterra e dal mondo intero scattò una raccolta di fondi per la sua ricostruzione, che si sarebbe conclusa nel 1988.

200 miglia più a sud, a Londra, successe però qualcosa di bizzarro… Gaston Berlemont, il proprietario di uno storico pub nel cuore di Soho, cominciò a ricevere delle strane lettere. Si trattava di missive che accompagnavano il versamento di importanti somme di denaro destinate a lui. L’uomo era sveglio e non ci mise molto a fare due più due e a capire l’equivoco: molte persone sparse per il mondo stavano inviando al suo indirizzo il denaro destinato alla cattedrale andata a fuoco! Il motivo era molto semplice: il suo pub aveva lo stesso nome: York Minster!

E’ questo il motivo per cui l’anno successivo Berlemont decise di cambiarlo: da allora al 49 di Dean Street esiste la “French House”.

Non sarebbe il nome più adatto per questo posto, visto che il padre di Gaston Berlemont, Victor, veniva dal Belgio e aveva rilevato il locale nel 1914 dalla vedova di un tedesco che l’aveva aperto nel 1891, tale Christian Schmitt. Fu ribattezzato “French House” dai suoi avventori che, come facciamo quasi tutti, non notavano grosse differenze tra i belgi e i francesi.

D’altra parte un legame con la Francia esiste, dato che il generale Charles De Gaulle riparò a Londra dopo che il suo Paese fu occupato dai nazisti e si dice che scrisse ad un tavolino di questo pub il suo celebre discorso “À tous les Français”.

Per tutto il secolo scorso la “French House” fu il ritrovo preferito di scrittori, musicisti e poeti. Negli anni ’50, al mattino, quando gli altri pub di Soho erano ancora chiusi, ci si poteva facilmente imbattere nei pittori della cosiddetta Scuola di Londra, primi su tutti Francis Bacon e Lucian Freud, o si poteva incrociare la tormentata Sylvia Plath. Dylan Thomas, alticcio dopo una serata trascorsa qui, dimenticò su una sedia il manoscritto di “Under Milk Wood”, che fortunatamente gli fu restituito.

Victor Berlemont era un appassionato di boxe. Talmente appassionato che negli anni ’20 fece costruire un ring nello scantinato del pub, appositamente per gli allenamenti di Georges Carpentier, peso massimo e ogni tanto attore al cinema.

Un anno fa, alla Casa dei Tre Oci di Venezia, visitai una retrospettiva dedicata al fotografo francese Willy Ronis. Una delle immagini che mi colpirono maggiormente è questa, che mostra l’interno della “French House” (che allora si chiamava ancora York Minster).

Soho amava Victor Berlemont (che morì nel 1951) e amava ancor più i baffi di suo figlio Gaston, nato in un appartamento proprio sopra il pub e gestore del locale dalla morte del padre fino al momento della pensione nel 1989.

Il pub è uno dei miei preferiti. E’ uno dei pochi luoghi di Londra rimasti fedeli alla propria storia e che hanno resistito alle tentazioni della modernità. Troverete clienti di ogni tipo, tutti mescolati insieme nei pochi metri quadrati intorno al bancone.

E non perdete la Soho Waiters’ Race che parte davanti all’ingresso del pub ogni anno, a metà Luglio.

E’ una tradizione che risale al dopoguerra: cameriere e camerieri dei locali di Soho corrono per le strade del quartiere reggendo con una sola mano un vassoio su cui ci sono una bottiglia di prosecco o di champagne e un bicchiere. Alla fine di Dean Street si gira in Soho Square, poi si fa l’intera Greek Street e infine Old Compton Street, dove la corsa termina di fronte all’ingresso di Gerry’s Wines & Spirits. Obiettivo della gara è terminare per primi il percorso senza far cadere a terra ciò che sta sul vassoio.

C’è un particolare non da poco da tenere presente se entrate alla “French House”: non ordinate mai una pinta intera. Qui per tradizione si serve soltanto la mezza pinta, con l’eccezione di un giorno all’anno: il primo giorno di Aprile, quando Suggs, il cantante dei Madness, serve la prima pinta della giornata.

Il musicista ha un forte legame con il pub, perché un tempo dietro il bancone lavorava sua madre.

Se invece preferite il pastis sappiate che questo è il posto dove ne viene consumato di più in tutta la Gran Bretagna.

Nelle settimane successive all’incendio della cattedrale, Gaston Berlemont inoltrò a York tutto il denaro giunto a Soho per sbaglio. Scoprì soltanto allora che, 200 miglia più a nord, giungeva ogni tanto qualche cassa di claret destinata al suo locale. Evidentemente i religiosi non si erano resi conto dell’equivoco. O avevano fatto finta di niente.


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