ll favoloso mondo di Elizabeth Skilton

48 Grosvenor Street – Tube: Bond Street


Una domenica mattina di qualche anno fa mi trovavo a Piazzola sul Brenta, a pochi chilometri da Padova, una cittadina famosa grazie al mercato dell’antiquariato che si tiene lungo le sue strade alla fine di ogni mese. Ero intento a farmi largo tra libri polverosi, soprammobili invecchiati male e cianfrusaglie di ogni genere, quando improvvisamente il mio sguardo si fermò su un oggetto insolito. Un oggetto che mi invitava ad avvicinarmi, per farsi ammirare meglio.

La delizia di frequentare mercatini come quello di Piazzola, il vero divertimento, è una sorta di sfida con me stesso, un safari incruento per conquistare un prezioso trofeo. Non deve necessariamente essere qualcosa di particolarmente costoso, capita spesso che una ventina di euro siano sufficienti per ottenere un bottino eccellente. A volte rincaso a mani vuote, altre volte euforico per quello che ho trovato.

Quella domenica le cose andarono diversamente…

Di fronte a me, appeso alle spalle di un venditore sulla settantina che sorseggiava vin brulé per scaldarsi, c’era una preda magnifica: un poster largo circa un metro, che raffigurava un interno domestico. Una madre, un padre, tre bambini e sullo sfondo una vecchina al lavoro con una macchina da cucire.

Mi colpirono due cose: la meticolosità dei dettagli e il fatto che il poster aveva lo stesso aspetto, soggetto a parte, delle carte che tutti abbiamo visto appese nelle nostre classi quando andavamo a scuola. L’Italia Fisica, l’Italia Politica, l’anatomia umana… Il materiale era lo stesso, quella carta telata ingiallita dagli anni.

Mi avvicinai ancora per ammirare meglio la scena.

Una scena zeppa di stereotipi, se dobbiamo dirla tutta! La madre apparecchia la tavola con estrema cura, il padre rimbocca le maniche della camicia dopo aver appoggiato la giacca sulla sedia e aggiusta con perizia una porta difettosa, mentre il figlio maschio osserva e impara. La figlia femmina, invece, siede sul divano in disparte e gioca con la sua bambola. La nonnina, come detto, cuce a macchina, mentre l’ultimogenito gattona indisturbato per casa. Attraverso la porta si intravede una camera da letto e, in fondo, una stanza da bagno con il pavimento a scacchi.

Sotto l’immagine, lungo il bordo inferiore del poster, c’era una scritta:

LONGMANS, GREEN AND CO. LTD. 48 GROSVENOR STREET, LONDON, W.1.

GENERAL SERVICE ENGLISH WALL PICTURES: 4

Chiesi il prezzo al venditore. A quel punto, dopo aver scoperto la provenienza britannica del poster, ero seriamente interessato. Con consumata maestria finsi un certo distacco e ringraziai per l’informazione. Mi incamminai lentamente verso il bancomat più vicino, non avendo contanti a sufficienza nel portafoglio. Avevo deciso che il prezzo era accettabile, non esattamente economico ma accettabile.

Peccato che, dopo appena venti minuti, quando tornai dal mio uomo, del poster non c’era più traccia. “Lo go ‘pena venduo” mi disse laconico mentre sorseggiava un altro vin brulé.

Ci rimasi male, decisamente. Ma avevo memorizzato la didascalia in fondo al poster e, quella sera stessa, mi misi alla ricerca di maggiori informazioni.

A quanto pare, la preda che mi era sfuggita dalle mani faceva parte di una serie di otto cartelloni, che verso la metà degli anni’ 50 furono utilizzati nelle scuole inglesi per l’insegnamento della lingua.

La General Service List, ideata dal professor Michael West, era un elenco di circa 2.000 parole inglesi, le più utilizzate. Si ipotizzava che un individuo con la piena padronanza delle parole della lista potesse capire il 90-95% di un discorso orale e l’80-85% di un testo scritto.

Per aiutare gli insegnanti in classe fu adottato un sistema composto da otto cartelloni e da un testo abbinato, in due versioni: una per l’insegnante (Teacher’s Handbook) e una per lo studente (Pupils’ Workbook).

Incuriosito da tutto ciò, decisi di rimandare la caccia al poster e acquistai per poche sterline da un antiquario londinese un esemplare del Pupil’s Workbook.

Autore del testo il professor Charles Ewart Eckersley (1892–1967).

Il libretto contiene la riproduzione degli otto poster, l’elenco delle parole che compaiono in ciascuno (sostantivi, verbi, aggettivi) e otto dettati che contengono le parole stesse. Notevole!

Ecco, con la numerazione corretta, gli otto poster.

I – THE SEASIDE
II – A FARMYARD IN AUTUMN
III – A VILLAGE IN SPRING
IV – A HOME
V – A STREET SCENE
VI – AN INDUSTRIAL SCENE
VIII – AN OFFICE
VIII – A RAILWAY STATION

L’illustrazione che avevo visto a Piazzola era la numero 4, “A Home”. Nel Pupils’ Workbook sono elencate tutte le parole che compaiono nell’immagine. Tra queste: crumb-tray, pin-cushion, slipper, meal, saucer, sew, wear out…

L’inizio del dettato è la seguente: I’m tired of complaining about that door,” said Mrs. Smith. “I’m so stiff it hasn’t shut for nearly a whole week. The old-fashioned doors were better than these.”

Restava un’ultima curiosità da togliermi: scoprire qualcosa sull’autrice dei disegni. Il suo nome, Elizabeth Skilton, compare in basso a destra in ognuno dei poster.

Purtroppo non si riesce a trovare quasi nulla che dica qualcosa in più di questa artista. Un articolo del Surrey Mirror datato 1946, ci fa sapere che una certa Elizabeth Skilton, studentessa di Chipstead, aveva appena passato l’esame di ingresso al Royal College of Art. Si tratta forse di lei? Chissà…

Si trova traccia di Elizabeth come illustratrice di qualche libro all’inizio degli anni ’60, poi il buio.

Ho però scoperto che i lavori della Skilton per il General Service non hanno colpito soltanto me. La casa editrice Orecchio Acerbo ha fatto uscire qualche anno fa una collana chiamata Maps, che raccoglie quattro dei cartelloni. Lo scopo è quello di imparare l’inglese giocando: i bambini possono attaccare degli stickers con il nome delle figure.

Elizabeth Skilton non ha un volto nemmeno nella pagina del sito di Orecchio Acerbo dedicata agli illustratori delle varie collane…

Sarebbe bello sapere cosa è stato di lei e cos’altro ha disegnato…

La caccia continua, se scoprirò qualcosa sarete i primi a saperlo!


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4 thoughts on “ll favoloso mondo di Elizabeth Skilton”

  1. Grazie! Splendido anche questo articolo! Ah se ci fossero più persone curiose e argute come dimostri essere tu nei tuoi articoli, il mondo sarebbe un posto migliore!

  2. Interessante! A casa di una mia amica ne vidi uno simile, ma che rappresentava una scena americana. Chissà se fa parte di una collana simile.

    Ciò detto, mi permetto una riflessione: sembra che, come sottolinei anche tu, questa serie di poster non insegni solo la lingua, ma anche una ben precisa distinzione dei ruoli tra maschi e femmine…

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