York Way Court – Tube: King’s Cross St. Pancras
Nel 1993, quando internet era ancora agli albori e le videoconferenze di lavoro su Zoom erano pura fantascienza, l’unica maniera per chiudere un affare era quella di farlo di persona. E se vivevi in Svizzera e dovevi incontrare alcune persone a Londra, toccava prendere un aereo e poi raggiungere la City.
Il video che segue, commissionato dal London City Airport (e girato con lo stesso stile di un episodio di Mister Bean), mostra la giornata di due viaggiatori, Geoffrey ed Elizabeth, che non si conoscono e lasciano Zurigo la stessa mattina. Entrambi devono raggiungere il centro di Londra per parlare di affari ma hanno scelto un diverso aeroporto d’arrivo. Geoffrey, un ottimista, atterra a Heathrow insieme a migliaia di altri passeggeri e prende un taxi confidando di arrivare in Fleet Street nel giro di un’ora. Resterà drammaticamente imbottigliato nel traffico.
Elizabeth, al contrario, a bordo di un piccolo jet su cui viene servita una colazione che nemmeno al bar, ha invece fatto la scelta giusta: ha deciso di fare un biglietto con destinazione il nuovo London City Airport.
Nel giro di quindici minuti il taxi la porterà fresca come una rosa nella City, dove firmerà un importante contratto. Non contenta, dopo una giornata così fruttuosa, farà ritorno nel modernissimo e lindo aeroporto per prendere il volo per Dublino, dove arriverà in tempo per una cena di lavoro. Decisamente instancabile, questa Elizabeth.
Ho scelto di aprire il mio post di oggi con questo video che mette molta tenerezza per riportarvi nel clima di quegli anni. Londra aveva infatti inaugurato da poco il suo aeroporto cittadino, sorto nel 1987.
Il City Airport, destinato principalmente ad una clientela che viaggiava per affari, aprì in una zona, quella dei Docklands, che era stata da poco spianata e riconvertita. La distanza dal centro di Londra era decisamente inferiore rispetto a quella degli altri scali.
Ma la città, in passato, aveva rischiato più volte di avere un aeroporto ancora più vicino al centro…
Il 6 Giugno del 1931, nello stesso numero in cui si parlava dei volti dei quattro presidenti degli Stati Uniti che stavano comparendo sulla parete del Monte Rushmore…
… il “London Illustrated News” ospitò un articolo firmato dall’ingegner Charles W. Glover, che presentava al mondo una proposta avveniristica: un aeroporto costruito sopra i binari di raccordo della stazione di King’s Cross!
Ho letto questa incredibile storia per la prima volta in un libro del 1982, che consiglio agli appassionati dell’argomento: “London As It Might Have Been”, scritto da Felix Barker e Ralph Hyde, raccoglie i progetti che, se realizzati, avrebbero cambiato il volto di Londra.
Charles W. Glover, che qualche anno dopo sarebbe diventato presidente della “Incorporated Association of Architects and Surveyors”, presentò la sua idea per dare alla città un nuovo aeroporto, molto più vicino al centro rispetto a quelli già esistenti.
Scelse un lotto di terreno a nord delle stazioni di St. Pancras e King’s Cross e progettò una struttura a forma circolare.
Le piste di atterraggio e decollo, come i raggi della ruota di un carro, non erano al livello del suolo ma poggiavano sui numerosi edifici del terminal.
Erano previsti degli hangar per il ricovero degli aeroplani al livello inferiore. Al momento della partenza i velivoli sarebbero stati sollevati con degli appositi ascensori e avrebbero raggiunto il punto esatto di decollo effettuando il rullaggio lungo il bordo circolare.
Allo stesso modo i passeggeri, quando il volo sarebbe stato pronto per l’imbarco, avrebbero lasciato il terminal sottostante a bordo di veloci ascensori.
Negli anni ’30 Londra non aveva tutti i grattacieli che vediamo oggi, pertanto l’approccio dei velivoli alla pista di atterraggio sarebbe stato agevole. L’entrata principale del terminal era prevista alla fine di una nuova strada, chiamata Aerial Way. Ho individuato piuttosto agevolmente il punto esatto, in quella che oggi è una tranquilla via residenziale, York Way Court.
L’idea di Glover aveva essenzialmente due difetti. Il primo era il fatto che l’aeroporto, costruito così, non avrebbe potuto essere ingrandito in un secondo momento. Ma il problema più grosso era un altro: cosa sarebbe successo se, in fase di atterraggio o di decollo, il pilota fosse andato lungo? Sarebbe stata una catastrofe!
Il costo preventivato dell’opera ammontava a 5 milioni di sterline. Dopo un iniziale interesse da parte dell’opinione pubblica, il progetto fu abbandonato.
L’idea di uno scalo cittadino, però, non tramontò definitivamente.
Nel 1934 qualcuno pensò infatti ad un incredibile aeroporto sospeso sul Tamigi (!), tra Westminster Bridge e Lambeth Bridge.
Enorme, orribile e pericoloso, questo mostro architettonico fu presto archiviato.
Nove anni dopo, nel 1944, Kenneth Lindy e Winton Lewis presentarono la loro proposta per un altrettanto impossibile eliporto in Liverpool Street.
Nel 1951 un’altra idea per un eliporto, questa volta accanto alla stazione di Charing Cross. Una sorta di Millennium Falcon a ridosso del Tamigi.
Non posso non citare questa struttura progettata dal Glass Age Development Committee (di cui ho già scritto in passato), anch’essa destinata agli elicotteri, sopra St. George’s Circus, vicino a Waterloo Station.
Nel 1961, infine, ricomparve l’indefesso ingegner Glover. Trent’anni dopo l’accantonamento dell’aeroporto di King’s Cross ritornò alla carica con una proposta per risolvere la questione del mercato ortofrutticolo di Covent Garden, che creava enormi problemi di traffico nel centro di Londra.
Glover suggerì di spostarlo più a nord. Dove? Ovviamente nello stesso pezzo di terra dove non era sorto il suo aeroporto nel 1931.
Ecco un filmato in cui l’ingegnere, scuro in volto, spiega il suo progetto totalmente autofinanziato. Si tratta di una struttura moderna, facilmente raggiungibile e collegata alla rete ferroviaria. Glover ci mette il tocco finale: una piattaforma di atterraggio per gli elicotteri sul tetto dell’edificio. Il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Inutile aggiungere che anche questo progetto compare tra le pagine del libro di Barker e Hyde, insieme a decine di altre idee rimaste sulla carta.
L’ingegner Glover tornò sulle pagine dei giornali per l’ultima volta qualche anno dopo, nel 1966. Alla bella età di 74 anni presentò il plastico del Passenveyor, un sistema da lui concepito per trasportare la gente all’interno di un tunnel sospeso in aria al cui interno si muoveva una serpentone dotato di sedili.
Nelle stazioni era presente un tapis roulant che avrebbe permesso ai passeggeri di accelerare la falcata e salire sul convoglio in movimento senza troppe difficoltà. Una delle strade in cui il Passenveyor sarebbe stato installato era Oxford Street, all’epoca già congestionata dal traffico.
Credo sia superfluo raccontarvi come andò a finire: Oxford Street la conosciamo tutti e di tunnel aerei non abbiamo mai visto traccia.
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