L’accento irlandese di Lenin

Hyde Park Speakers’ Corner – Tube: Marble Arch


Sabato 10 Maggio 1902 comparve sul Times di Londra un breve annuncio:

“Un dottore in Legge russo (e sua moglie) vorrebbero scambiare lezioni di russo e di inglese con un gentiluomo (o con una signora). Scrivere a Mr. J. Richter, 30 Holford Square, Pentonville, W.C.”

I coniugi Richter erano arrivati in città il mese precedente e avevano affittato un appartamento non ammobiliato, composto da due stanze soltanto. “Non ammobiliato” nel senso che all’interno non c’era proprio nulla, nemmeno le tende alle finestre. La signora Yeo, la proprietaria, dovette insistere parecchio per costringere la coppia ad acquistarle. Aveva infatti notato che la signora Richter non portava la fede nuziale e temeva che i vicini pensassero che permettesse ad una coppia di “vivere nel peccato” sotto il suo tetto.

Non c’era nulla da temere, sotto quell’aspetto: i due erano davvero sposati. Piuttosto la signora Yeo ignorava il fatto che il signor Jacob Richter fosse in realtà un rivoluzionario russo in esilio. Si chiamava Vladimir Ilyich Ulyanov, meglio conosciuto con uno dei suoi 160 pseudonimi: Lenin.

Accanto a lui c’era la moglie, Nadezhda Krupskaya.

Lenin era riparato a Londra per collaborare alla produzione dell’Iskra, il giornale clandestino fondato insieme ad altri rivoluzionari due anni prima. Redatto e stampato all’estero, veniva poi introdotto clandestinamente in Russia.

Ogni mattina lasciava l’appartamento di Holford Square e si recava a piedi in Sidmouth Street, dove c’era la scarmigliata e precaria redazione del giornale, poi si recava al 37A di Clerkenwell Green, dove l’Iskra veniva stampata: oggi è la sede della Marx Memorial Library.

Il resto del tempo lo passava nella biblioteca del British Museum, studiando e facendo ricerche sulle teorie marxiste.

Lenin e Nadezhda salivano ogni tanto a bordo di un omnibus, raggiungevano il piano superiore scoperto e da lì osservavano le strade di Londra. Lui la considerava la sua città europea preferita, insieme a Ginevra, ma non riusciva a non odiare il capitalismo e il sistema di classe inglese. Se dall’alto dell’omnibus poteva ammirare le strade eleganti e i ricchi negozi, le successive camminate nei vicoli gli permettevano di constatare la miseria in cui versava una larga fetta della popolazione.

Odiava profondamente il cibo inglese ma gli piaceva la birra, che beveva spesso e volentieri alla Crown Tavern in Clerkenwell Green o al Pindar of Wakefield (oggi The Water Rats) di Gray’s Inn Road.

Lui e Nadezhda avevano però un grosso problema, di cui si accorsero presto. Convinti di conoscere la lingua (avevano entrambi tradotto libri dall’inglese in patria), non erano in grado di capire quasi nulla quando qualcuno si rivolgeva a loro e si facevano intendere a fatica. Fu per questo che pubblicarono l’annuncio sul Times.

Rispose un uomo di cui purtroppo non si conosce il nome. Ciò che si sa è che proveniva da Dublino, in particolare dal sobborgo di Rathmines.

Il risultato fu che Lenin imparò l’inglese con un marcato accento irlandese, per di più con la cadenza leziosa e vagamente effeminata tipica, a quanto pare, di chi viene da Rathmines.

Per integrare le lezioni ed esercitarsi con la comprehension, i coniugi Lenin presero l’abitudine di frequentare ogni domenica mattina lo Speakers’ Corner, lo spicchio di verde che chiude Hyde Park a ridosso di Marble Arch.

Nel 1872 era stata ufficializzata la prassi di destinare questa piccola porzione del parco ad oratori improvvisati che arringavano la folla, liberi di affrontare qualsiasi argomento.

In realtà la tradizione aveva origini ben più antiche. Poco distante da qui, infatti, dal 1196 al 1783 si trovava il Tyburn Tree, il luogo delle esecuzioni pubbliche. Forche alte ben sei metri, dove venivano impiccati i criminali comuni, ai quali veniva concessa la possibilità di un’ultimo discorso prima che il boia entrasse in azione.

Lo Speakers’ Corner fu l’evoluzione incruenta di questa usanza: parlarono qui Karl Marx, George Orwell, William Morris e tanti altri personaggi illustri. Oltre ovviamente a deliziosi, eccentrici sconosciuti…

… interrotti spesso e volentieri dai cosiddetti hecklers, i disturbatori professionisti.

Lenin e Nadezhda, quando l’oratore cominciava il suo discorso, erano sempre in prima fila, intenti a seguire con estrema attenzione il labiale e a cogliere le sfumature della voce.

L’imprinting del loro insegnante di Dublino però rimase decisivo e, quando arrivò per Lenin il momento di arringare la folla dello Speakers’ Corner, lo fece con la consueta veemenza e passione. Purtroppo con un forte accento irlandese!

Lui e la moglie dovettero lasciare la città un anno dopo, a Maggio del 1903, quando la redazione dell’Iskra si trasferì a Ginevra (lui aveva votato contro il trasloco).

Tornarono a Londra per il secondo congresso del Partito Socialdemocratico Russo dei Lavoratori che si tenne nell’Agosto dello stesso anno e poi ancora per un paio di volte, sempre in occasione di un congresso del partito.

In una di queste conobbe Stalin, secondo la leggenda sotto il Conspirators’ Clock della Crown Tavern in Clerkenwell Green.

Sulla mappa odierna di Londra Holford Square è completamente sparita. Le sue case, compresa quella al numero 30, furono pesantemente bombardate durante la seconda guerra mondiale. Nel 1942, di fronte all’appartamento dei coniugi Lenin, fu inaugurato un monumento disegnato da Berthold Lubetkin, l’architetto che disegnò il complesso che pochi anni dopo prese il posto della piazza: Bevin Court, di cui scriverò nel prossimo post.

Il monumento a Lenin, ripetutamente vandalizzato negli anni della guerra fredda, fu infine smantellato. Il busto del rivoluzionario che parlava inglese con l’accento di Dublino è oggi esposto in una sala del piccolo ma interessante Islington Museum.


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