Wembley Stadium – Tube: Wembley Park
“Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio.”
Così la pensava Sir Winston Churchill, uno che certamente di guerre se ne intendeva ma che di football forse non era poi un grande conoscitore.
E’ vero però che quando morì all’età di 90 anni, il 24 Gennaio del 1965, non aveva mai avuto il dispiacere di assistere ad una sconfitta dell’Inghilterra ad opera della nostra Nazionale.
Fino ad allora le due squadre si erano sfidate in otto occasioni tra il 1933 e il 1961, cinque volte sul suolo italiano e tre volte a Londra, in altrettanti stadi diversi. Tutte partite amichevoli, mai in occasione di competizioni internazionali: il motivo è il fatto che la federcalcio inglese aveva deciso di uscire dalla FIFA nel 1928. Si consideravano i depositari del gioco (lo avevano inventato, in effetti) e pertanto superiori a chiunque. Il primo campionato del mondo a cui l’Inghilterra prese parte fu quello del 1950 in Brasile, dove uscì drammaticamente al primo turno per mano degli Stati Uniti.
Il secondo confronto Italia – Inghilterra, datato 14 Novembre 1934, avvenne a Londra, nello stadio di Highbury.
Vittorio Pozzo e i suoi uomini erano i freschi vincitori del mondiale casalingo e ricevettero l’invito dei “Maestri” inglesi che sprezzantemente non avevano partecipato al torneo: pur trattandosi di un’amichevole era dunque in ballo il titolo di miglior squadra del mondo.
La spuntò l’Inghilterra, al termine di una vera e propria battaglia giocata in una serata di nebbia e freddo umido. Il primo tempo si chiuse con l’Italia sotto di tre reti e in 10 uomini (Luis Monti si fratturò il piede sinistro in uno scontro di gioco dopo soli due minuti ma restò in campo stoicamente per un quarto d’ora). Al ritorno dagli spogliatoi Ferraris IV suonò la carica e i nostri segnarono due gol con Meazza, sfiorando poi il pareggio più volte. Stanley Matthews, all’epoca giovanissimo e già titolare, definì quello di Highbury il match più violento della sua lunga carriera.
Fino al 1961, in otto amichevoli, l’Italia ottenne quattro pareggi e rimediò altrettante sconfitte, la più amara delle quali fu uno 0-4 allo Stadio Comunale di Torino il 16 Maggio 1948.
“Salutare lezione”, titolò la Gazzetta il giorno successivo.
Poi arrivò il 14 Giugno 1973, nuovamente a Torino. Ancora un’amichevole. L’Italia, vicecampione di Messico ’70, era alla vigilia del disastroso mondiale tedesco dell’anno successivo ma era apparentemente in ottima salute: la porta di Zoff era inviolata da 567 minuti e l’eliminazione da Euro ’72 per mano del Belgio sembrava soltanto un brutto ricordo.
L’Inghilterra, invece, se la passava male: le qualificazioni per il mondiale ’74 erano in bilico e il tecnico Alf Ramsey, colui che aveva alzato la Coppa Rimet a Wembley nel 1966, era sulla graticola.
E infatti l’Italia approfittò della situazione. Anastasi – Capello, 2-0 e pratica archiviata. L’Inghilterra era finalmente battuta!
La rivincita fu fissata a Wembley, il 14 Novembre. Esattamente 39 anni dopo la Battaglia di Highbury.
Una sera di pioggia sottile e gelida, con il campo fradicio e 88.000 spettatori sugli spalti. 30.000 gli italiani, quasi tutti emigrati.
I tabloid inglesi avevano accolto la Nazionale italiana con particolare affetto, definendola una “squadra di camerieri”. Una frecciatina al nostro centravanti Giorgione Chinaglia, detto “Long John”.
Nato a Carrara in una famiglia umile, all’età di 8 anni era emigrato in Galles, dove il padre aveva trovato lavoro come minatore e successivamente aveva aperto un ristorante. Il giovane Giorgio di giorno si allenava a rugby e a calcio e la sera faceva il cameriere nel locale di famiglia.
In quel periodo Chinaglia era all’apice della carriera (qualche mese dopo avrebbe contribuito con i suoi gol al primo storico scudetto della Lazio) e gli sfottò del pubblico inglese non potevano di certo scalfirlo. Anzi.
La nazionale di Ramsey era reduce da un incredibile pareggio con la Polonia che aveva appena sancito l’eliminazione dalla fase finale del Mondiale ’74. Un autentico assedio in cui il portiere Jan Tomaszewski aveva parato tutto nonostante una frattura alla mano rimediata nei primi minuti.
Inghilterra – Italia, dunque. Queste le formazioni che scesero in campo la sera del 14 Novembre 1973.
Inghilterra: Shilton, Madeley, Hughes, Bell, McFarland, Moore, Currie, Channon, Osgood, Clarke, Peters
Ct: Alf Ramsey
Italia: Zoff, Spinosi, Facchetti, Benetti, Bellugi, Burgnich, Causio, Capello, Chinaglia, Rivera, Riva
Ct: Ferruccio Valcareggi
Arbitro il signor Francisco Soeiro Marques Lobo, portoghese.
Gli unici italiani che avevano già calpestato l’erba di Wembley, il 3 Gennaio di quello stesso anno, erano Dino Zoff e Gigi Riva. Avevano preso parte ad una partita piuttosto singolare, un’amichevole tra una selezione dei tre Paesi che erano entrati due giorni prima nella Comunità Europea (Inghilterra, Irlanda e Danimarca) e una squadra composta dalle sei nazioni fondatrici del mercato comune (Italia, Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo).
Il Common Market Football Match, ribattezzato “The Three vs The Six”, vide in campo un dream team nel quale figuravano campioni del calibro di Cruyff, Neeskens, Krol e Netzer. Finì sorprendentemente 2 a 0 per “The Three” con reti del danese Henning Munk Jensen e dello scozzese Colin Stein.
Dieci mesi più tardi Dino Zoff e Gigi Riva tornarono a Wembley con la maglia della nazionale italiana, con una posta in palio ben più importante. Dopo averli battuti a Torino a Giugno, era il momento di andare a vincere a casa dei “Maestri”.
La partita si svolse con il più classico dei canovacci: gli inglesi imposero da subito un ritmo furioso e i nostri, con il passare del tempo, si richiusero sempre più nella propria metà campo, pronti però a ripartire in contropiede.
Zoff quella sera fu praticamente perfetto, così come la difesa, un mix di esperienza (Facchetti e Burgnich) e gioventù (Spinosi e Bellugi). Nel fango di Wembley il roccioso e ruvido Romeo Benetti era perfettamente a proprio agio e permise a Rivera di occuparsi di impostare il contropiede, con Causio instancabile sulla fascia destra e Fabio Capello a presidiare il centrocampo. Davanti, accanto all’insostituibile Gigi Riva, fu piazzato Giorgione Chinaglia, preferito ad Anastasi per la stazza fisica più adatta a lottare contro i difensori inglesi.
Fu proprio lui, al minuto 87, a ricevere palla da Capello sulla destra e a saltare con un dribbling il difensore Mc Farland. Partì un tiro/cross basso e potente, su cui Shilton intervenne male, regalando il pallone ad un incredulo Capello che da pochi passi mise in rete.
Giocatori italiani con le braccia levate al cielo e tifosi azzurri sugli spalti in delirio.
La partita finì così. I “camerieri italiani” avevano finalmente espugnato Wembley, il tempio del calcio!
Negli anni immediatamente successivi, nell’immaginario collettivo italiano, la sfida contro l’Inghilterra rappresentò l’evento più prestigioso, la Partita di Calcio per antonomasia.
Non è un caso se il ragionier Fantozzi, nel secondo capitolo della saga (1976), si appresta ad assistere in televisione proprio ad un Inghilterra – Italia trasmesso da Londra.
“Sabato 18 alle ore 20.25 in telecronaca diretta da Wembley Inghilterra-Italia, valevole per la qualificazione della Coppa del Mondo. Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato e rutto libero.”
Poi arriva la drammatica telefonata di Filini: il dottor Guidobaldo Maria Riccardelli, grande appassionato di cinema d’essai, richiede la presenza di tutti i dipendenti per l’ennesima proiezione de La corazzata Kotiomkin.
Stasera, 11 Luglio 2021, Inghilterra e Italia si affrontano nuovamente a Wembley e questa volta c’è in palio qualcosa di tangibile: il titolo di Campione d’Europa.
Vada come vada, vinca la migliore. Vedrò la partita con gli amici nel giardino di Anna e Marcello e abbiamo un programma formidabile. Magari eviterò il vestaglione di flanella, visto che siamo a Luglio. Ma le Peroni sono già in frigo e un tavolinetto davanti al televisore con la frittatona di cipolle domani lo possiamo piazzare.
Tifo indiavolato, rutto libero e soprattutto… telefono staccato!
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Grazie Cinzia!
È una storia di fratture di mani e piedi questa! 🙂
Speravo tirassi in ballo la leggendaria storia del Secondo tragico Fantozzi. “Scusi, chi ha fatto palo?”.
Una storia di fratture e di frittatone di cipolle.