La mano mozzata di William Shakespeare

29 Great Marlborough Street – Tube: Oxford Circus


“Everywhere the Carnabetian Army marches on, each one a dedicated follower of fashion”

(The Kinks, “Dedicated Follower of Fashion”)

L’espressione “Swinging London” nacque il 15 Aprile del 1966, quando nelle edicole degli Stati Uniti uscì un numero del settimanale Time che dedicava la copertina alla capitale britannica.

“London: The Swinging City”, questo il titolo in prima pagina, illustrata con colori sgargianti: sullo sfondo il Big Ben, un autobus a due piani, una Mini, una Rolls Royce. I soliti clichés, insomma, ma in primo piano non compariva un gentiluomo con la bombetta in testa, il Times sotto il braccio e l’ombrello.

C’erano invece i giovani, i “capelloni”. I giornalisti di Time si erano accorti che nel 1966 a Londra stava succedendo qualcosa di grosso e che le nuove generazioni erano in qualche modo arrivate al potere. Erano loro a dettare legge nel mondo della musica, del cinema, della fotografia e della moda.

E se parliamo di quest’ultima, il luogo per eccellenza della Swinging London era senz’altro una piccola strada di Soho: Carnaby Street.

Anonima e piuttosto malfamata ai tempi di Dickens (balzò agli onori della cronaca nel 1854 per un’epidemia di colera), Carnaby Street cominciò la sua rapida trasformazione nel 1957, quando John Stephen aprì qui un negozio di abbigliamento.

Le pareti esterne della boutique, battezzata “His Clothes”, erano dipinte di giallo canarino e la musica rock ad alto volume arrivava fino al marciapiede. All’interno si trovavano capi di abbigliamento mai visti prima, disegnati e confezionati esclusivamente per una clientela di giovanissimi.

Nel giro di pochi anni lungo Carnaby Street aprirono decine di altri negozi simili, alcuni di questi entrati ormai nel mito: Lord John, Lady Jane, I Was Lord Kitchener’s Valet

Nel 1967 John Stephen, diventato per tutti “The King of Carnaby Street”, parlava così a proposito del tempio della moda giovanile: “I feel about it the same way Michelangelo felt about the beautiful statues he created.”

Forse qualche immagine vale molto più di mille parole, per descrivere l’atmosfera di quel periodo…

Devo ammettere che, se avessi a disposizione una macchina del tempo, Carnaby Street nel 1966 sarebbe certamente tra le prime mete che vorrei visitare. Mi immergerei nei negozi per vivere un po’ di quell’euforia sfrenata, per una botta di edonismo scapestrato, magari per incrociare qualcuno dei protagonisti che giravano spesso e volentieri da queste parti: gli Small Faces suonavano al vicino Marquee, i Kinks venivano a farsi una pinta nei pubs della zona, Jimi Hendrix acquistava compulsivamente dischi e abiti nei negozi di Carnaby Street.

Ma c’è un personaggio che ha avuto la fortuna di essere il testimone di tutta quell’epoca meravigliosa ma che purtroppo non è stato in grado di descriverla perché materialmente incapace.

Sto parlando di un uomo universalmente conosciuto, uno che di vicende umane se ne intendeva. Guardate bene queste fotografie, osservate ciò che compare nel riquadro giallo…

Da una finestra in lontananza si affaccia una figura a braccia conserte…

Eccolo più da vicino: l’uomo che ha visto per intero l’ascesa e il declino di Carnaby Street è William Shakespeare!

Sta lì, impassibile, all’angolo tra Great Marlborough Street e Foubert’s Place. Fin dal 1735 esiste una public house, chiamata un tempo “The Shakespeare”, fondata a quanto pare da due discendenti diretti del drammaturgo di Stratford.

Quando nel 1928 la vecchia taverna fu demolita e sostituita da quella attuale eretta in stile Tudor e ribattezzata “The Shakespeare’s Head”, l’architetto installò un busto del poeta al centro di una finestrella posta nell’angolo.

Una posizione ideale per osservare indisturbato, giorno e notte, Carnaby Street in tutta la sua lunghezza.

Chissà quante ne ha viste, l’insigne poeta, chissà di quanti meravigliosi eccessi è stato testimone…

Se avesse potuto avrebbe sicuramente composto qualche verso dedicato a tutta la gioventù che è passata sotto il suo sguardo.

Purtroppo non fu in grado di farlo perché privo della mano destra, che originariamente reggeva una penna. Un’insegna all’esterno del pub racconta che la menomazione fu causata da una bomba caduta durante la seconda guerra mondiale.

Mah… saremmo al cospetto di un ordigno incredibilmente preciso, in grado di amputare chirurgicamente una mano senza fare altri danni!


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