Brompton Cemetery – Overground: West Brompton
Non potevo scegliere un giorno migliore.
In quel Primo di Novembre del 2022, la festa di Ognissanti, le strade e i marciapiedi di Londra erano ancora zuppi della pioggia che era caduta abbondante durante la notte e si era alzato un vento forte.
Uscii dalla stazione e mi diressi verso destra, costeggiando il vecchio muro di mattoni nel quale, a intervalli regolari, si aprivano degli archi chiusi da robuste cancellate di ghisa. Si intravedevano al di là le fronde degli alberi, scosse da violente folate. Invisibili, decine di cornacchie emettevano il loro verso, sgradevole e rumoroso.
Insomma, era la mattina ideale per varcare la soglia di un cimitero.
Quello di Brompton è grande sedici ettari ed è il più esteso dei “Magnificent Seven”, i sette cimiteri privati costruiti a Londra a metà diciannovesimo secolo per risolvere il grosso problema dell’affollamento dei luoghi di sepoltura cittadini.
Qui riposa dal 1874 lo sfortunato Vincent De Groof, l’uomo che tentò di imitare il volo di un uccello e si schiantò al suolo, poco distante da qui. Nel cimitero si può sostare davanti alla tomba di Emmeline Pankhurst, la celebre suffragetta, e si trova la lapide della Marchesa Luisa Casati Stampa di Soncino, sepolta a 76 anni con i suoi abiti neri e leopardati e un paio di ciglia finte.
Ma quel giorno di Ognissanti non ero lì per loro. Ero venuto per ammirare di persona il mausoleo in cui riposano una donna morta nel 1849 e le sue due figlie.
Hannah Peters era nata nel 1784 da un’umile famiglia e per mantenersi faceva la domestica. Un giorno, all’età di 16 anni, andò a servizio presso un ricco e anziano mercante londinese di nome John Courtoy, 55 anni più vecchio di lei.
Courtoy, nato in Francia con il nome di Nicolas Jacquinet, si era trasferito in Inghilterra dopo la Rivoluzione e aveva svolto la professione di fabbricante di parrucche, per poi passare ad un lavoro più redditizio: i prestiti di denaro.
Era ricco e ormai attempato, ma fece in tempo ad avere ben tre figlie dalla giovane domestica. Hannah diede infatti alla luce Mary Ann, Elizabeth e Susannah.
Nel 1814 Courtoy modificò il testamento che aveva firmato quattro anni prima e stabilì che la maggior parte delle sue sostanze sarebbero andate a Hannah e alle tre bambine, escludendo quasi del tutto la sua ex moglie e i cinque figli avuti da quest’ultima.
Quando il mercante morì, nel Dicembre del 1818, iniziò una lunga disputa legale tra Hannah, che aveva ereditato il cognome dell’uomo, l’ex moglie e i parenti francesi di Courtoy, convinti che l’uomo fosse vittima di una forma di demenza senile.
Hannah vinse la battaglia e si ritrovò padrona di un’ingente fortuna.
Come molti vittoriani dell’epoca, era incuriosita dall’iconografia egizia, in particolare dai geroglifici. Riteneva che gli egiziani avessero una profonda conoscenza dell’astrologia e, per approfondire questi argomenti, invitava spesso in casa l’egittologo Joseph Bonomi.
Hannah finanziò generosamente le spedizioni dello studioso, che era anche un valido scultore e disegnatore. Egli progettò, tra le altre cose, l’ingresso del cimitero di Abney Park, uno dei Magnificent Seven.
Quando la donna morì, nel 1849, Bonomi disegnò il mausoleo che avevano immaginato insieme: una tomba ricca di elementi egizi, con un tetto a forma di piramide. Negli anni seguenti furono sepolte accanto alla madre anche Mary Ann e Elizabeth, che non si erano mai sposate perché convinte che gli uomini puntavano soltanto al loro patrimonio.
Il mausoleo di Hannah Courtoy, nonostante l’aspetto appariscente, restò in un relativo anonimato fino alla fine del secolo scorso, quando cominciò a circolare una strana leggenda che racconta che non si tratti di una semplice tomba. Il sepolcro di Hannah Courtoy sarebbe in realtà una macchina del tempo e una cabina per il teletrasporto!
Joseph Bonomi era stato infatti uno dei membri del gruppo di egittologi che aveva decifrato i geroglifici dei papiri ritrovati nella Valle dei Re. Alcuni di questi papiri erano vere e proprie istruzioni per effettuare viaggi nel tempo, argomento di cui i Vittoriani erano appassionati, tanto da dare per scontato che gli antichi egizi avessero scoperto come realizzarli.
L’egittologo presentò a Hannah Courtoy e alle due figlie zitelle un suo conoscente, Samuel Alfred Warner. La sua professione era in teoria quella di inventore di armamenti navali. In pratica era un ciarlatano.
Aveva tentato inutilmente per anni di convincere il Governo inglese ad acquistare per 400.000 sterline (quasi 70 milioni al cambio odierno) le sue creazioni: la “invisible shell” (una sorta di micidiale siluro) e il “long range”, un pallone aerostatico che sganciava ordigni dall’alto. Invenzioni di cui era gelosissimo e che non convinsero gli ispettori inviati dal Governo.
Warner e Bonomi convinsero allora Hannah Courtoy e le figlie che era possibile costruire per loro una macchina del tempo che le avrebbe rese immortali.
Il mausoleo fu pronto nel 1853, cinque anni dopo la morte della donna. Nello stesso anno Warner morì in circostanze misteriose, dopo una bancarotta, lasciando nella miseria moglie e sette figli. Sempre nel 1853 ben quattro dei figli di Bonomi morirono nell’arco di un solo mese. Lo scultore li fece seppellire a poca distanza da Warner e dalla vedova Courtoy. Sulla lapide, dove oggi compare anche il suo nome e che è sorprendentemente semplice, è raffigurato il mausoleo della Courtoy, sopra il quale siede Anubi, il dio egizio dei morti.
Si tratta davvero di una macchina del tempo o, come sostengono alcuni, di una cabina per il teletrasporto che porterebbe i viaggiatori in pochi istanti in uno degli altri sette magnifici cimiteri londinesi?
La risposta potrebbe arrivare se non fosse stata persa la chiave che apre il mausoleo.
E’ scomparsa nel 1980 e da allora non si trova, così come non ci sono tracce del progetto del monumento. Tutti i piani e i disegni delle altre cappelle del Brompton Cemetery sono custoditi negli archivi. Tutti tranne quelli della tomba Courtoy, che è sigillata dal 1876, l’anno in cui morì Elizabeth.
Per raggiungere il Brompton Cemetery, in apertura del post, vi ho segnalato (come sempre faccio) la stazione più comoda: West Brompton, sulla Overground. Questa volta, però, vi suggerisco un’alternativa che vi farà percorrere qualche metro in più a piedi ma vi permetterà di vedere dal vivo un’autentica macchina del tempo, visto che quella di Hannah Courtoy non è visitabile.
Dovete uscire dalla stazione della metropolitana di Earl’s Court, sul lato di Earl’s Court Road. Qui, appena sarete in strada, vi imbatterete in una cabina telefonica di colore blu, che reca la scritta “Police Public Call Box”. Non si tratta di una cabina telefonica per la polizia, come le apparenze suggerirebbero, bensì di un esemplare di TARDIS, acronimo di “Time And Relative Dimension In Space”.
E’ la macchina del tempo/astronave utilizzata dal Dottore, il personaggio protagonista della celebre serie Doctor Who.
L’esterno è quello disegnato da Gilbert Mackenzie Trench nel 1929. L’interno è sorprendentemente ampio, identico a quello che compare nelle puntate di Doctor Who.
Se non credete a quello che dico, usate Google Street View ed entrate nella cabina di Earl’s Court!
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The Doctcha♥️♥️
Capperi, stavo proprio per scrivere: be’, in effetti sembra il TARDIS! 🤣