Indovina chi viene a cena

Giusto un paio di mesi fa compariva il mio primo post tratto da un vecchio numero del Sunday Times Magazine interamente dedicato a Soho, che avevo trovato qualche tempo prima in un mercatino delle pulci. Raccontavo, numero civico per numero civico, la trasformazione di Greek Street negli ultimi 50 anni. Il post di oggi nasce invece da un’altra pagina della stessa rivista, intitolata “Places for faces”…

In un venerdì qualsiasi del 1968, i cronisti del Sunday Times Magazine ficcarono il naso all’ora di pranzo in 8 dei 165 ristoranti che si contavano all’epoca a Soho, per scoprire il nome dei clienti che in quel momento erano a tavola.

50 anni dopo ho fatto la stessa cosa all’ora di cena di sabato 3 Marzo 2018. Evitando di chiedere le generalità dei clienti per non finire nelle prigioni di Sua Maestà per violazione della privacy, ma controllando se questi 8 ristoranti fossero ancora in attività e fermandomi a cena nell’ultimo della lista…

Trattoria Terrazza – 19 Romilly Street

La Terrazza fu un locale mitico di Soho, il primo a far conoscere la vera cucina italiana agli inglesi. Inaugurato nel 1959, conobbe un successo enorme negli anni della Swingin’ London: artisti, attori, cantanti… tutti volevano un tavolo nella prestigiosa Positano Room. Mentre Franco si occupava della cucina, l’affabile Mario stupiva gli ospiti con una memoria prodigiosa, ricordando il nome di ciascuno. Lo scrittore Len Deighton, nelle pagine di “The IPCRESS File“, consacrò la fama del locale ambientando tra queste mure una scena del romanzo in cui il protagonista porta fuori a cena la fidanzata: “Se sei a Londra con una bella ragazza, la devi presentare a Mario alla Terrazza”.

Oggi qui c’è un locale che appartiene alla catena “Le Relais de Venise“. Della Terrazza di Franco e Mario non è rimasto nulla. In realtà, a guardar bene, qualcosa è sopravvissuto: questo mosaico sul pavimento dell’ingresso laterale in Romilly Street…

L’Epicure – 28 Frith Street

In quel venerdì del 1968 L’Epicure ospitava a pranzo Cecil Day-Lewis, poeta, scrittore di gialli con lo pseudonimo di Nicholas Blake e padre del celebre attore Daniel Day-Lewis.

E’ ancora un ristorante, si chiama Barshu e propone la cucina della provincia cinese del Sichuan.

Wheelers – 19-21 Old Compton Street

Locale storico, specializzato in ostriche e frutti di mare. Qui si riuniva al secondo piano il “Thursday Club”, cenacolo di artisti, scrittori, attori e giornalisti fondato nel 1947, al quale appartenne per un certo periodo anche il principe Filippo di Edimburgo.

Nella foto seguente, datata 1962, ecco Timothy Behrens, Lucien Freud, Francis Bacon, Frank Auerbach e Michael Andrews.

I giornalisti del Sunday Times Magazine sorpresero qui, tra gli altri, l’attore James Robertson Justice, uno dei fondatori del Thursay Club 21 anni prima e personaggio con una biografia incredibile: poliglotta (parlava 20 lingue), giornalista, insegnante di inglese, assicuratore, taglialegna, minatore, lavapiatti, portiere di hockey su ghiaccio, pilota automobilistico, soldato repubblicano nella guerra civile spagnola e finalmente attore. Morì senza un quattrino nel 1975. Mi riprometto di dedicargli un post prima o poi, intanto voi memorizzate le sue fattezze…

Il locale al momento è in attesa di una nuova destinazione…

Gay Hussar – 2 Greek Street

Il tempio della cucina ungherese a Londra, storico covo di politici e giornalisti, gode ancora di ottima salute. Pare che all’epoca ci fosse una carpa viva in una vasca del seminterrato. Tra i suoi clienti quel giorno André Deutsch, famoso editore nato a Budapest, che pubblicò le opere del connazionale George Mikes, l’umorista autore nel 1946 di “How to be an Alien“.

Quo Vadis – 26-29 Dean Street

Anche questo è un locale ancora sulla cresta dell’onda. In quel venerdì nessuna celebrità a pranzo ma la sera varcò la soglia uno degli uomini più potenti d’Inghilterra, Cecil Harmsworth King, presidente della International Publishing Corporation, che pubblicava tra gli altri il Daily Mirror.

Au Jardin des Gourmets – 5 Greek Street

A pochi metri dal Gay Hussar c’era uno dei ristoranti francesi migliori di Londra, oggi chiuso e sostituito da due locali.

John e Roy Boulting, gemelli identici, erano registi, sceneggiatori e produttori di fortunate commedie satiriche.

Jack Isow’s – 8-10 Brewer Street

Ristorante popolarissimo negli anni ’60 nel mondo dello spettacolo: gli avventori regolari avevano la propria sedia con il nome inciso in caratteri dorati: Danny Kaye, Frank Sinatra, Walt Disney, Bette Davis, Judy Garland. Anche un giovane Muhammad Ali passò di qui.

Era all’incrocio con Rupert Street, dove si teneva un popolare mercato della frutta e della verdura. E’ quello che vedete in questa foto con Ingrid Bergman in primo piano. Isow’s è sullo sfondo.

Oggi l’edificio, che ha ospitato negli ultimi anni un nightclub, è nascosto dalle impalcature. Vedremo cosa comparirà quando saranno smontate…

L’Escargot – 48 Greek Street

L’ultimo locale della lista è anche quello in cui ho scelto di cenare. L’Escargot è il più antico ristorante francese di Londra ed è ospitato in una casa georgiana del 1741 che era in origine la residenza del Duca di Portland.

Georges Gaudin, che aveva aperto “Le Bienvenue” nel 1896, era celebre per le sue lumache e quando si spostò qui, al numero 48 di Greek Street, i suoi clienti lo implorarono di battezzare il locale con il nome della sua specialità.  Egli accettò ma mantenne anche il vecchio nome: nacque così “L’Escargot Bienvenue”. Nel piano interrato c’era un vero e proprio allevamento di lumache e sopra l’ingresso fu posto un bassorilievo in gesso che raffigurava Monsieur Gaudin a cavallo di una lumaca, con il motto “slow but sure“: lento ma sicuro.

Peter Tory, giornalista del Daily Express, raccontava un aneddoto delizioso accaduto negli anni ’50. Pietro Annigoni, pittore reso celebre dal suo ritratto della Regina Elisabetta, era a pranzo all’Escargot con il cartoonist Giles. I due ordinarono la specialità della casa e, dato che i piatti tardavano ad arrivare, cominciarono a disegnare magnifiche lumache sulla tovaglia bianca. Il proprietario vide la scena e, prima di portare i piatti in tavola, sostituì la tovaglia con una immacolata.

Nello stesso locale, il 3 Marzo di quest’anno, entrava il sottoscritto.

Ecco il menu: le lumache sono ancora la specialità della casa…

Croque Monsieur per antipasto, ottimo.

Il piatto seguente, Cassoulet au confit de canard, era de-li-zio-so!

E, per chiudere in bellezza, tarte au citron, profumata e leggera.

Prima di mettermi a tavola ho fatto un salto in toilette per lavare le mani. Mentre le stavo asciugando, l’occhio è caduto su un ritratto in bianco e nero appeso alla parete…

Vi ricorda qualcuno? A me sembra proprio James Robertson Justice, uno dei fondatori del Thursday Club che in quel lontano venerdì di cinquant’anni fa era a pranzo da Wheelers.

Coincidenze?

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2 thoughts on “Indovina chi viene a cena”

    1. “Cassoulet au confit de canard”… solo il nome ti si scioglie in bocca!

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