Bedford Street – Tube: Charing Cross
Quella che oggi si chiama Bedford Street è una strada non particolarmente appariscente che da Covent Garden permette di raggiungere in poco tempo lo Strand. Circa a metà della sua lunghezza incrocia due traverse, a sinistra Maiden Lane e a destra Chandos Place. L’ultimo tratto prima di sbucare nello Strand aveva un tempo un nome differente.
Si chiamava Half Moon Street e qui sorgeva una bottega degna di nota: il primo sex shop apparso a Londra.
Tutti pensano che l’industria del sesso a Londra sia nata a Soho ma agli inizi del 1700 il distretto a luci rosse per eccellenza era in realtà quello di Covent Garden.
Qui lavoravano note prostitute come Betty Careless e Jane Douglas e chi consultava la “Harris’s List of Covent Garden Ladies” poteva trovare gli indirizzi e le specialità della casa di ognuna di esse.
La guida, pubblicata per quasi 40 anni, circolava con una diffusione di almeno 8.000 copie.
Covent Garden, chiamata al tempo la “grande piazza di Venere”, fu scelta opportunamente da Constantia Phillips, una cortigiana che si era appena ritirata dall’attività, per aprire “The Green Canister”, che come ho detto fu il primo sex shop della città.
A quanto pare era ben fornito. Vendeva “widow’s comforters” (un eufemismo per indicare un dildo) fatti in pelle, avorio e legno. I clienti potevano ordinare “macchine per la flagellazione” prodotte su misura e trovavano gli ultimi numeri di una rivista che era l’equivalente georgiano dell’odierno Playboy. Conteneva dei “saggi sull’educazione delle giovani donne”, con illustrazioni molto eloquenti.
Ma il pezzo forte di Mrs. Phillips erano i suoi preservativi.
Non era l’unica ovviamente a venderli, si potevano trovare nei pubs, nelle farmacie, nei negozi di barbiere, all’uscita dei teatri, e non erano certo una novità. Si trovano notizie dei primi preservativi già intorno al 1500 e il termine “cundum” apparve nel 1665 in un poema intitolato “A Panegyric Upon Cundum”, opera di John Wilmot, conte di Rochester e noto libertino.
Una leggenda narra che il preservativo fu inventato (e prese il nome) dal colonnello Condom, medico della Casa Reale, allo scopo di interrompere l’imbarazzante sfilza di figli illegittimi di Carlo II. In realtà, a quanto risulta, il colonnello Condom non è mai esistito.
Quel che è certo è che i preservativi del 1700 erano fatti di lino oppure di intestino di pecora. Lunghi tra i cinque e i sette pollici, andavano allacciati con un nastro colorato e potevano essere riutilizzati dopo un accurato lavaggio.
Ai clienti del Green Canister veniva consigliato di immergerli nell’acqua prima dell’uso, per mantenerli elastici, e di strizzarli accuratamente.
Giacomo Casanova era un tenace sostenitore dell’utilità del condom (che chiamava “redingote anglaise”) e dichiarava di utilizzare spesso questa “piccola borsa di pelle che gli inglesi hanno inventato per evitare che il gentil sesso debba preoccuparsi”. Prima di indossarlo, era solito soffiarci dentro per controllare l’integrità.
James Boswell, scrittore e biografo di Samuel Johnson, usò il termine “armatura” per descrivere il preservativo nelle pagine del suo “London Journal”, un’opera utilissima per comprendere come funzionava il sesso nel diciottesimo secolo.
“In fondo a Haymarket scelsi una damigella forte, giovane e allegra e la portai sottobraccio fino al Westminster Bridge. Poi, indossata l’armatura, me la godetti su questo nobile edificio. Il capriccio di farlo lì, con il Tamigi che scorreva sotto di noi, mi diede grande piacere.”
Mrs. Phillips, oltre alle “armature”, vendeva rudimentali contraccettivi femminili, che consistevano in spugne naturali con attaccato un nastro di tessuto. Le spugne venivano imbevute in una soluzione diluita di succo di limone o di aceto, diventando così, un’efficace barriera (così almeno sosteneva la padrona del Green Canister).
Le utilizzavano le prostitute per evitare una gravidanza ma non solo: erano acquistate anche dalle donne sposate e stanche di fare figli a ripetizione.
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