Girando per Londra in questi giorni, vi sarete senz’altro imbattuti in molte persone che indossavano una spilla a forma di papavero, il fiore che compare in una toccante poesia di John McCrae, intitolata “In Flanders Fields”.
In Flanders Fields, the poppies blow
Between the crosses, row on row,
That mark our place; and in the sky
The larks, still bravely singing, fly
Scarce heard amid the guns below.
We are the dead. Short days ago
We lived, felt dawn, saw sunset glow,
Loved and were loved, and now we lie,
In Flanders fields.
Take up our quarrel with the foe:
To you from failing hands we throw
The torch; be yours to hold it high.
If ye break faith with us who die
We shall not sleep, though poppies grow
In Flanders fields.
L’11 Novembre, nel Regno Unito e nel resto del Commonwealth, è una data importante: è il Remembrance Day, il giorno dedicato alla commemorazione dei militari caduti in guerra, una tradizione che risale al 1919. In quell’anno, infatti, Giorgio V istituì l’Armistice Day per ricordare la fine della Prima Guerra Mondiale, che cessò formalmente alle ore 11 dell’undicesimo giorno dell’undicesimo mese dell’anno.
Le celebrazioni ufficiali si svolgono ogni anno durante la prima domenica utile e si parla quindi di Remembrance Sunday, che quest’anno sarà domani. Ogni località del Regno Unito, dalla più piccola alla più grande, ospita la sua cerimonia, solitamente nei pressi di un memoriale di guerra.
Il fulcro della commemorazione londinese non fa eccezione e si trova nel mezzo di una strada centrale, a pochi passi dal Parlamento. In un’isola pedonale al centro di Whitehall, infatti, sorge dal 1920 il Cenotaph.
Il termine deriva dal greco e significa “tomba vuota” e simboleggia l’assenza dei milioni di militari deceduti in tutto il mondo e sepolti nei pressi dei luoghi in cui caddero in combattimento.
A poca distanza da dove abito, ad esempio, sull’Altopiano di Asiago, si trovano alcuni cimiteri di guerra britannici. In essi, dai tempi della Grande Guerra, riposano migliaia di ragazzi (l’età media, osservando le date incise sulle lapidi, è tristemente bassa) che non furono riportati in Patria dopo aver perso la vita nelle trincee.
Il Cenotaph, disegnato dal famoso Edwin Lutyens, fu inaugurato ufficialmente l’11 Novembre del 1920, in concomitanza con la sepoltura dell’Unknown Warrior all’interno dell’Abbazia di Westminster.
E’ curioso leggere la modalità in cui si arrivò alla scelta del soldato che sarebbe stato sepolto. Il generale Louis John Wyatt, comandante del quartier generale britannico di St. Pol-sur-Ternoise, in Francia, fu incaricato nel 1920 di procurare la salma da traslare all’interno di Westminster.
Fece riesumare i corpi di quattro soldati morti in altrettante battaglie, le più aspre combattute sul suolo francese: Ypres, la Somme, Arras e Aisne. Li fece adagiare su quattro lettighe nella cappella della guarnigione, coperti dalla Union Jack. A mezzanotte dell’8 Novembre Wyatt entrò nella chiesetta, chiuse gli occhi e toccò uno dei quattro corpi. Scelse così il milite ignoto.
La bara, il giorno successivo, partì in direzione di Boulogne-sur-Mer, accolta con tutti gli onori e da qui fu salpò per Dover. Raggiunse Londra in treno, arrivando a Victoria Station la sera del 10 Novembre alle 20,32.
C’è una targa, nella stazione, che ricorda questo arrivo e il fatto che il milite ignoto riposò qui prima della cerimonia al Cenotafio e della sepoltura nel luogo in cui si trova ancora oggi, al centro della navata principale di Westminster Abbey.
La lapide di marmo nero fu inaugurata l’11 Novembre dell’anno successivo ed è l’unica pietra tombale dell’abbazia su cui è proibito camminare.
Anche i sovrani, quando entrano a Westminster Abbey e si dirigono verso l’altare, devono fare una piccola deviazione per rispettare questa regola.
Il feretro della Regina Elisabetta, portato a spalla da marinai della Royal Navy, percorse la navata evitando la lapide, su cui sono incise queste parole composte da Herbert Edward Ryle, decano di Westminster:
Beneath this stone rests the body
Of a British warrior
Unknown by name or rank
Brought from France to lie among
The most illustrious of the land
And buried here on Armistice Day
11 Nov: 1920, in the presence of
His Majesty King George V
His Ministers of State
The Chiefs of his forces
And a vast concourse of the nation
Thus are commemorated the many
Multitudes who during the Great
War of 1914 – 1918 gave the most that
Man can give life itself
For God
For King and country
For loved ones home and empire
For the sacred cause of justice and
The freedom of the world
They buried him among the kings because he
Had done good toward God and toward
His house
Torniamo al Cenotafio, al centro di Whitehall. Il monumento che ammiriamo oggi sostituì una prima versione quasi identica, temporanea, progettata anch’essa da Lutyens l’anno precedente e costruita in legno e gesso.
Nel 1919 il primo ministro Lloyd George incaricò l’architetto di erigere un catafalco nel punto in cui la parata per celebrare il primo anniversario della vittoria avrebbe fatto una sosta. L’unica indicazione del primo ministro a Lutyens fu quella di progettare un monumento aconfessionale, privo di simboli religiosi.
La cerimonia dell’11 Novembre 1919 fu un successo e pertanto si levò da più parti la richiesta di trasformare il Cenotaph in un monumento permanente.
L’anno successivo, in occasione del secondo anniversario dell’Armistizio, i cittadini di Londra assistettero all’inaugurazione del memoriale.
Whitehall venne chiusa al traffico per più giorni e il popolo cominciò a visitare il Cenotaph senza sosta (si calcola che in una settimana arrivarono circa 1.250.000 persone), deponendo una quantità enorme di fiori alla base del monumento.
Da allora il Cenotaph è un luogo sacro per i britannici.
C’è un aneddoto del 1933, che ho appreso leggendo un libro di Rob Baker che vi consiglio caldamente, “High Buildings, Low Morals”.
Nel Maggio del 1933, il dignitario tedesco Alfred Rosenberg era a Londra per una serie di incontri diplomatici. Ideologo del nazismo, teorico del razzismo e definito in quei giorni “il goffo scagnozzo di Hitler” dal Daily Herald, Rosenberg era in Inghilterra per tessere relazioni per conto del Fuhrer, che da pochi mesi era salito al potere in Germania.
La mattina del 10 Maggio Rosenberg si recò al Cenotaph e depose una corona di gigli e foglie di alloro, accompagnata da un biglietto e da una fascia su cui era applicata una svastica nera. Poi fece un passo indietro e alzò il braccio destro per il saluto nazista.
Passarono poche ore e i londinesi reagirono. La mattina successiva un automobilista che percorreva Whitehall si accorse della svastica, accostò la vettura e la fece a brandelli. Poi, la stessa sera, un veterano di guerra di 57 anni, James Edmonds Sears, la rimosse, attraversò Derby Gate e la gettò nel Tamigi.
I resti della corona furono poi recuperati dalla polizia. Sears fu immediatamente processato per il furto e se la cavò con una multa di 40 scellini. In tribunale fece la seguente dichiarazione:
“Ho rimosso la corona dal Cenotaph in segno di protesta contro la profanazione del nostro memoriale di guerra nazionale con la deposizione di una corona da parte dell’emissario di Hitler, in particolare in considerazione del fatto che il governo di Hitler in questo momento sta cercando di favorire il sentimento che c’era in Germania prima della guerra in cui tanti dei nostri compagni hanno sofferto e perso la vita.”
Il signor Sears aveva visto giusto, il futuro del Continente era decisamente cupo.
Il giorno seguente un altro episodio guadagnò le prime pagine dei giornali: l’imbrattamento della statua di Adolf Hitler, appena esposta all’interno del museo delle cere di Madame Tussaud.
Tre uomini e una donna rovesciarono una pentola di vernice rossa sul capo del Fuhrer e gli appesero al collo un cartello con la scritta “Hitler the Mass Murderer”.
Rosenberg, “il goffo scagnozzo di Hitler”, tornò di corsa a Berlino con la coda tra le gambe. Alla fine della guerra fu catturato dagli Alleati, processato e condannato a morte durante il processo di Norimberga. Il corpo fu cremato e, così come la sua corona sedici anni prima, le ceneri furono gettate nella acque di un fiume.
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