Charles Gunner, l’uomo che scriveva sui chicchi di riso

51 Hummer Road – Egham, Surrey



Sarà un caso ma questo post esce proprio oggi, il giorno dopo che ho ritirato i miei nuovi occhiali “da vicino”. Scoccati i quarant’anni e qualcosa, è infatti arrivata la presbiopia. E ho letto che una volta qui, non se ne andrà mai più.

  • bruciore
  • arrossamento oculare
  • difficoltà a leggere le scritte molto piccole
  • necessità di strizzare frequentemente gli occhi per vedere meglio
  • necessità di allontanare l’oggetto che si sta osservando
  • perdita di concentrazione durante la lettura
  • necessità di ingrandire i caratteri su tablet, pc o smartphone

Ce le ho tutte, o quasi. All’inizio ho dato la colpa alle troppe ore al computer e a questo smart working che non mi regala più le pause e le chiacchiere con i colleghi davanti a un caffé. Poi ho consultato Google, come tutti facciamo in questi casi, e ho scoperto l’amara verità.

Dunque i miei occhiali “da vicino” sono arrivati nel giorno in cui vi parlo di un personaggio che ho scoperto grazie ad una dritta di mio fratello Enrico. Una dritta di qualche anno fa, ad essere sinceri, quando lui frequentava spesso la sala microfilm della Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Era infatti impegnato nel ricostruire anno per anno la programmazione del glorioso Cinema Odeon di Vicenza, la più longeva sala cinematografica in Italia che non ha mai interrotto la proiezione di film dalla sua apertura nel 1907.

Mio fratello consultava su microfilm i vecchi numeri del Giornale di Vicenza, la fonte più utile per questo laborioso lavoro di ricomposizione. Un giorno mi mandò un messaggio con un paio di immagini, pensando che potessero interessarmi. Era un articolo dell’Ottobre 1948, firmato da un fantomatico e improbabile Jim Bref.

LONDRA, Ottobre

I giornali pubblicarono qualche tempo fa una breve notizia: “Una locomotiva investiva ieri certo Carlo Gunner. Il poveretto, orribilmente stritolato, è morto sul colpo. La polizia ha iniziato indagini per stabilire se si tratta di disgrazia o di suicidio”. Nient’altro. E la notizia pubblicata con pochissimo rilievo anche dai quotidiani della sera passò sotto silenzio. Soltanto qualche tempo dopo si seppe chi era questo Carlo Gunner e ci si accorse allora che uno degli uomini più stravaganti dei nostri tempi aveva abbandonato la vita terrena.

Carlo Gunner aveva una strana specialità: sapeva scrivere a caratteri tanto piccoli che nemmeno l’uomo con la vista più potente del mondo avrebbe potuto leggere quanto egli scriveva. Era insomma uno di quegli individui che fanno la gioia dei collezionisti di curiosità e dei lettori di settimanali illustrati che pubblicano la fotografia del fungo di quindici chili e quella della strana patata che assomiglia a un leone.

Un saggio della sua eccezionale abilità Gunner lo ha dato anche morto: è stato proprio questo suo ultimo virtuosismo di mago della penna sottilissima che ha portato alla ribalta la sua interessante figura. La polizia incaricata di eseguire gli accertamenti, trovò in una tasca di Gunner un pezzetto di cartone sul quale era incollato un minuscolo brandello di carta che appariva come picchiettato da tanti puntolini neri. Di che cosa si trattava? La polizia volle vederci chiaro ed esaminò il pezzetto di carta con una potente lente di ingrandimento.

Come per miracolo il minuscolo frammento di carta si ricoprì di scrittura chiarissima: “Testamento di Carlo Gunner. Lascio ai miei parenti i rimpianti di una vita spesa male.”

Come eredità non c’è male. Piuttosto vediamo se la vita di Gunner fu veramente spesa male. Egli fu sempre un carattere strambo, solitario e poco amante della conversazione. Fu forse nei lunghi periodi passati in solitudine che imparò a scrivere a caratteri minutissimi. Egli era di una abilità straordinaria. Il suo capolavoro resta un pezzetto di carta di mezzo centimetro di lato, sul quale con una lente molto forte è possibile leggere il Credo, il Pater noster, i Dieci Comandamenti, il Benedicite e alcuni passi della Bibbia.

Questo artista del quasi invisibile lascia anche un volume di trecento pagine di un sedicesimo di centimetro sul quale sono scritti brani della storia d’Inghilterra. In ogni foglio vi sono trecento parole. Egli è anche riuscito a concentrare il Pater noster su un pezzetto di carta delle dimensioni della testa di uno spillo. Se già non si conoscessero casi del genere, verrebbe spontaneo di gridare alla menzogna.

Ma come riusciva Gunner a scrivere in caratteri tanto minuscoli? Egli usava innanzitutto carta e inchiostro speciali. Gli occorreva infatti della carta che non assorbisse assolutamente l’inchiostro e dell’inchiostro che asciugasse immediatamente senza spandere. Gunner possedeva poi delle penne sottilissime: la punta pareva un filo di seta ed era invece di acciaio. Egli usava anche una potente lente. Ciò che stupisce è la fermezza della sua mano poiché i caratteri ingranditi appaiono chiarissimi e possiedono un tratto eccezionalmente deciso. Gunner diventò noto soprattutto in America dove vendeva a collezionisti i suoi manoscritti e da questo lavoro traeva notevoli guadagni. Possedeva anche numerosi attestati di personalità nei quali era definito con termini entusiastici. Un industriale americano dichiarò che Gunner era l’ottava meraviglia del mondo.

Ora Gunner ha finito di scrivere e il suo testamento che contiene le amare parole di un uomo deluso rischia di finire in mano ad un collezionista.

“Lascio ai miei parenti i rimpianti di una vita spesa male”. Perché spesa male, signor Gunner? Lei è forse il primo uomo al mondo che non ha voluto fare delle cose grandi, accontentandosi di farne delle piccolissime. E il mondo le sarà grato della sua modestia.

Jim Bref

Terminato di leggere l’articolo ho voluto fare qualche indagine ed ecco cosa ho scoperto…

Charles Gunner nacque il 13 Gennaio del 1914 sull’isola di Man. Rimase orfano del padre ad appena 10 mesi e crebbe con la madre Minnie a Egham, nel Surrey. I giornali (e i cinegiornali) cominciarono a parlare di lui intorno alla metà degli anni ’30, quando si sparse la voce delle sue straordinarie capacità.

Una delle prime imprese fu quella di scrivere per ben 23 volte il testo del Padre nostro nella circonferenza di una moneta da tre pence. Si superò presto, con l’intero discorso di Natale trasmesso via radio da Giorgio V inscritto nello spazio di una moneta da sei pence.

Nel 1937 le cineprese lo ritrassero al suo tavolo, intento a scrivere la storia del Castello di Windsor in un libro microscopico (mezzo pollice quadrato), rilegato come un normale volume e corredato da illustrazioni. Lo acquistò la Regina Mary in persona, per collocarlo nella sua casa delle bambole.

L’anno seguente fu l’ultimo in cui il giovane Charles Gunner meritò l’onore delle cronache. Era passato ad un livello superiore: scriveva e disegnava su singoli chicchi di riso!

Due esemplari di questa tecnica formidabile fanno parte della collezione del museo di Egham e rappresentano entrambi il castello di Windsor.

Come previsto dal bravo Jim Bref le opere di Charles Gunner sono diventate preda dei collezionisti. Ogni tanto qualche libreria antiquaria o galleria d’arte propone dei pezzi interessanti.

Bernard Quaritch, ad esempio, nel 2016 mise in vendita per 2.000 sterline tre volumetti sulla storia del castello di Windsor, molto simili a quello acquistato dalla Regina Mary. Nel lotto era compreso anche un acquerello in miniatura racchiuso nello spazio di una moneta da tre pence, insieme al discorso di insediamento di Giorgio VI.

Ma il personaggio più inatteso fu senz’altro Adolf Hitler.

Il dittatore tedesco lodò pubblicamente Gunner, di cui aveva sentito parlare, e il giovane di Egham lo ringraziò inviandogli tre chicchi di riso: uno con l’inno nazionale tedesco, uno con quello del partito nazionalsocialista e infine un chicco con un ritratto del Führer.

Dopo il 1938 le notizie su Charles Gunner spariscono. Ho recuperato soltanto la sua residenza nell’anno seguente, al numero 51 di Hummer Road, Egham. Con lui viveva la madre.

A quanto pare, il povero Charles Gunner morì suicida nel 1948, quando aveva appena 34 anni. Altri sei o sette anni e avrebbe conosciuto la presbiopia.

Chissà se a quel punto, senza un adeguato paio di occhiali, sarebbe stato in grado di sfornare opere così stupefacenti da lasciarci ancora oggi a bocca aperta.


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