116b Bow Road – DLR: Bow Church
Conosco Clio da un bel po’ di anni, ormai. Quindici, per l’esattezza.
Nell’estate del 2008 io ed altri amici stavamo lavorando alle celebrazioni per il quarantennale del TGS Eurogroup, l’associazione con cui per la prima volta ho messo piede in Inghilterra e di cui ho già scritto in passato. La festa era prevista per la fine di Settembre a Mogliano Veneto, nel quartier generale all’interno del Collegio Astori, e si era deciso tra le altre cose di confezionare un dvd che contenesse la storia del TGS raccontata dai suoi protagonisti: gli accompagnatori (i cosiddetti “leaders”), gli amici inglesi e i veri protagonisti, ovvero gli studenti.
Per rappresentare quest’ultima categoria, a metà Agosto, andammo a trovare Clio, fresca reduce da tre settimane e mezzo di vacanza-studio a Guildford. Ci era stato fatto il suo nome perché, a detta di chi l’aveva conosciuta, era una ragazza entusiasta dell’esperienza e innamorata del TGS.
In effetti era proprio così. La ragazza sorridente che ci accolse nella sua casa in collina, sul versante veronese del Lago di Garda, ci raccontò le sue avventure inglesi con grande emozione e ci diede l’impressione di aver colto fino in fondo lo spirito dell’esperienza TGS. Non a caso, negli anni seguenti, Clio passò dall’altra parte della barricata: fece il percorso per diventare leader lei stessa e partì ben quattro volte per l’Inghilterra, entrando poi nel direttivo dell’associazione.
Gli anni sono passati, lo studio e il lavoro ci hanno fatto abbandonare i rispettivi ruoli nel TGS ma non sono riusciti a cancellare le centinaia di ricordi e i rapporti di amicizia che nel tempo sono nati e si sono rafforzati. Ogni tanto con i vecchi compagni del TGS capita di ritrovarsi tutti insieme, non spesso purtroppo. L’ultima occasione, però, è piuttosto recente: un meraviglioso Christmas Dinner nel trevigiano, alla fine dello scorso anno.
Io e Clio ci siamo rivisti dopo anni, insieme a tanti altri amici tigiessini. Ho scoperto che da qualche tempo lavora a Londra e che segue assiduamente The LondoNerD, cosa che mi ha ovviamente inorgoglito.
Un mese fa ricevo un messaggio whatsapp da Clio. Anzi un messaggio e alcune fotografie.
In sostanza, dopo i saluti, Clio mi racconta che continua a leggere il mio blog e che, proprio nel giorno in cui ho scritto di Camden Passage, lei si trova a Angel per altri motivi e ne ha approfittato per visitare il mercatino, che non conosceva.
Le immagini che mi invia, invece, le ha scattate lei stessa in un locale che frequenta spesso perché è a pochi passi dal posto in cui vive, in Bow Road.
E’ un caffé chiamato Root/25, non ha scopo di lucro e (questo il particolare che l’ha incuriosita) nel seminterrato, dove ci sono i bagni, c’è un’enorme, affascinante cassaforte. Aperta e misteriosa.
Cos’è stato in precedenza il locale? Una banca? Una prigione? Anche i gestori non ne sanno molto. Scrivendomi, la mia amica ha lanciato una sfida e io non posso non raccoglierla!
Come anticipato da Clio, il Root/25 è un coffee shop i cui proventi sostengono un’organizzazione non governativa chiamata Restless Beings, che ha la sua sede proprio al 116b di Bow Road e che si occupa di diritti umani.
Il caffé esiste da un paio d’anni, ha ottime recensioni e ospita al suo interno eventi, proiezioni di film ed incontri culturali.
La prima scoperta è semplice, basta andare indietro di qualche anno con le immagini di Google Street View. Oggi non si direbbe ma, fino ai primi mesi del 2020, in questi ambienti così accoglienti operava una storica ditta di pompe funebri!
Portate un po’ di pazienza: “Charles Selby, Furnishing Undertaker e Funeral Carriage Proprietor” tornerà più avanti nel nostro racconto.
Le origini dell’edificio al numero 116b di Bow Road risalgono alla metà dell’Ottocento, in piena epoca vittoriana.
Lo progettò l’architetto Charles Reeves, a quei tempi agrimensore per conto della Metropolitan Police: si devono alla sua matita ben 44 nuove stazioni di polizia londinesi. Ebbene sì, il Root/25 era originariamente il commissariato di polizia di Bow Road.
La seconda metà dell’Ottocento vide la costruzione di numerose stazioni in tutta la città, per controllare i disordini che spesso scoppiavano e anche a causa di alcuni eventi che colpirono l’opinione pubblica, come ad esempio i delitti di Whitechapel attribuiti a Jack lo Squartatore. Erano poste in punti strategici, con accesso immediato alla strada per comunicare vicinanza alla popolazione. All’interno c’erano gli alloggi dei poliziotti e le celle per i prigionieri, ambienti accuratamente separati tra loro dopo un caso di difterite nella stazione di Rotherhithe.
Quella di Bow Road aprì i battenti nel 1863 e fu operativa per 40 anni appena. Già nel 1903, infatti, venne sostituita da una nuova stazione, progettata da John Dixon Butler e costruita a qualche centinaio di metri di distanza. Nei locali della vecchia stazione, dopo qualche tempo, si insediò una filiale della National Provincial Bank.
Fu la banca, con ogni probabilità, a far installare l’imponente porta blindata fotografata da Clio. Un brevetto della ditta “John Tann’s”, fondata a Londra nel lontano 1795.
Ritagli pubblicitari del 1917 decantano le virtù di queste casseforti: resistenti alle fiamme ossidriche dei ladri e soprattutto al fuoco.
Uno dei rischi principali, in edifici con interni rivestiti in legno e illuminati da lampade a olio, erano infatti gli incendi. I manufatti prodotti da John Tann garantivano che quanto veniva riposto al loro interno era perfettamente al sicuro. La porta nel seminterrato del Root/25 è davvero impressionante!
Nel 1913, quando la stazione di polizia si era spostata altrove e al numero 116b di Bow Road gli impiegati contavano le banconote dei correntisti, lo spauracchio del quartiere era però un altro. Non erano i ladri o il fuoco: erano le suffragette.
Capeggiate da Sylvia Pankhurst, che si era trasferita nel quartiere per supportare il deputato laburista George Lansbury (il nonno di Angela, la futura Signora in Giallo!), un agguerrito gruppo di donne coraggiose aveva scelto un locale precedentemente occupato da un fornaio e aveva fissato lì la sede del comitato “Votes for Women”.
Sylvia Pankhurst, leader indiscussa dell’East London Federation of Suffragettes, sapeva che per conquistare visibilità avrebbero dovuto utilizzare una tattica aggressiva e poco ortodossa: al termine della prima riunione marciarono verso la stazione di polizia e la National Provincial Bank e mandarono in frantumi alcune finestre.
Arrestate e subito liberate su cauzione, tre giorni dopo Sylvia e compagne fecero il bis: altre finestre a pezzi, questa volta quelle della Bromley Public Hall e di alcuni negozi, tra cui la vetrina di Charles Selby & Son, l’impresa di pompe funebri di cui ho già accennato e che in quel periodo aveva la sede in Bow Road, al numero 146.
Tra il Febbraio 1913 e l’Agosto 1914 la Pankhurst fu arrestata otto volte e otto volte fu rilasciata in virtù del Cat and Mouse Act, una legge introdotta proprio nel 1913. Dopo l’arresto, infatti, le suffragette iniziavano solitamente uno sciopero della fame, a cui seguivano i tentativi delle guardie di alimentare forzatamente le prigioniere, pratica che aveva provocato le proteste dell’opinione pubblica. Fu introdotta una legge che permetteva il rilascio della detenuta nel momento in cui il digiuno causava problemi di salute. Era concesso un periodo di tempo prefissato per riprendere le forze, dopo il quale si riaprivano le porte del carcere.
Il soprannome dato a questa legge ricorda il modo in cui il gatto gioca sadicamente con la preda, lasciandola in vita per un po’ di tempo prima di finirla.
Sylvia Pankhurst, dopo ogni rilascio, veniva riportata dai suoi sostenitori nella sede dell’associazione.
Terminata la convalescenza, quando la polizia tornava per eseguire un nuovo arresto, scoppiavano violente rivolte.
Il 23 Settembre 1916, all’angolo tra Bow Road e Bromley High Street, cadde dal cielo una bomba di 100 kg, sganciata da uno Zeppelin L33. Fu distrutto completamente il Black Swan, uno storico pub, e le vetrine di Charles Selby & Son finirono nuovamente in frantumi.
Tre anni dopo la ditta organizzò il funerale di Charles Cross Allen Lechmere, l’uomo che scoprì il cadavere di Mary Nichols, la prima vittima di Jack lo Squartatore, e diede alla polizia un nome falso. Lechmere è considerato uno dei principali sospettati dei delitti di Whitechapel.
Dopo un trasloco temporaneo in Old Ford Road negli anni ’60, i Selby tornarono in Bow Road, al 116b, dove oggi l’ignara Clio è un affezionata cliente del Root/25.
Jack lo Squartatore, agenzie funebri, suffragette, vetri in frantumi, casseforti inviolabili e celle da cui invece si entrava e si usciva con grande facilità… quanti incroci affascinanti, quante storie in questo piccolo angolo della capitale.
La prossima volta che sarò a Londra devo assolutamente farmi vivo con Clio: le devo un caffé per avermi fatto scoprire un luogo che altrimenti non avrei mai e poi mai conosciuto.
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