Il Sacro Graal dello Scerloccamento

21 Chapel Market – Tube: Angel

Ci sono molti modi di passare il tempo o di sconfiggere la noia, quando il lavoro e le solite incombenze della vita quotidiana ci concedono qualche ora di tregua, ma si è costretti a rimanere in casa perché fuori piove.

Si può fare un puzzle da 1000 pezzi, si possono guardare decine di video di gatti su Instagram, ci si può mettere ai fornelli o telefonare ad un amico che non sentiamo da tempo. Wikipedia, nel caso siate a corto di idee, ha un elenco ben nutrito delle varie possibilità.

Ma se siete un LondoNerD come il sottoscritto, a volte approfitterete dell’occasione per dedicarvi allo scerloccamento, pratica di cui ho già scritto e che spero abbia contagiato qualche lettore del blog.

Oggi metto da parte ogni imbarazzo e vi racconto di un recente trionfo che potrei definire il Sacro Graal dello Scerloccamento.

Si tratta della ricerca del luogo esatto in cui venne scattata una fotografia contenuta nel mio libro-feticcio, “Qui Londra”. All’interno del volume, oltre ai disegni di Orfeo Tamburi e alle vedute a colori della città opera di Charles Rotkin, ci sono 38 immagini in bianco e nero scattate da Pia Zanetti per le strade di Londra.

Nel corso del tempo, aiutandomi con altri libri e con Google Street View, mi sono cimentato nella ricerca di alcuni scorci e ne ho scritto su queste pagine. L’ultima volta di recente, a Camden Passage.

La fotografia di cui vi parlo oggi, però, mi ha messo con le spalle al muro per anni. Qualcosa di simile era successo con una delle vedute dall’alto di Charles Rotkin, dalla quale quattro anni fa era nato un post che intitolai “La Tela del Ragno”. Ma il livello di difficoltà, che all’epoca mi era parso elevato, non era nulla in confronto alla fatica che ho fatto per venire a capo di questa fotografia.

Faccio una rapida descrizione e un elenco degli indizi a disposizione.

L’immagine è un classico, direi magistrale, esempio di street photography. C’è spontaneità, tempismo nello scatto, composizione perfetta.

La scena ritrae un mercato di strada. La donna in primo piano, tre giri di perle al collo, tiene in mano un borsellino e ha evidentemente appena concluso un acquisto con un venditore che non possiamo vedere perché è al di qua della macchina fotografica. Alle sue spalle due uomini camminano uno dietro l’altro: il primo potrebbe benissimo essere lo sceriffo di “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” di Mel Brooks e il secondo regge quel che resta di un cono gelato. E’ rimasta soltanto la cialda, che ha quella forma che oggi non si trova più. Tra i due uomini (è questo il particolare che rende speciale questo scatto) c’è un bambino in pantaloni corti, pullover e cravatta, palesemente invidioso del cappello dello sceriffo. La madre, insensibile, lo tiene per mano e lo trascina via. Sulla destra una ragazza mora con un maglione a collo alto tenta di attraversare il fiume di avventori del mercato. In terzo piano altri passanti, uomini e donne, e dietro di loro quelle che sembrano alcune bancarelle. Sullo sfondo ci sono dei negozi, tra i quali una farmacia.

Indizi (per facilitarvi nella ricerca ecco una versione ad alta risoluzione della fotografia):

  • non c’è dubbio che si tratti di un mercato di strada.
  • il mercato è a Londra. Il libro altrimenti avrebbe un titolo diverso!
  • nella strada in questione nel 1969 c’era una farmacia.
  • il negozio al centro è senz’altro una pulitura a secco: “2 hour”, “cleaning”… non ci sono dubbi.
  • il negozio di destra ha un numero civico, il 22.
  • tra un’insegna e l’altra dei tre negozi ci sono dei fregi a forma di foglia di acanto.

Il primo passo fu obbligato. Mi misi a scandagliare in lungo e in largo tramite Street View le strade dei principali mercati londinesi: Petticoat Lane (che si trova in Middlesex Street), Portobello Road, Chapel Market, Leather Lane Market, Camden Passage, Roman Road Market e così via.

Ovviamente mi concentrai sul numero civico 22 di ogni singola strada, scartandone qualcuna ma senza fare dei convincenti passi in avanti. Troppe cose possono cambiare in più di 50 anni e quindi non potevo escludere che il numero 22 di Portobello Road, ad esempio, che oggi appare ben diverso, non fosse proprio il luogo immortalato da Pia Zanetti.

I fregi a forma di foglia di acanto che delimitano l’insegna della pulitura a secco non aiutavano. In inglese si chiamano corbels (mensole) e a Londra ne troverete letteralmente centinaia di migliaia, con questa forma. Indizio inutile.

Consultai elenchi telefonici e quotidiani dell’epoca per verificare se esistesse o meno una farmacia nei pressi del civico 22 di una strada ignota. Cercai immagini di farmacie sulla risorsa più completa disponibile online, il London Picture Archive. A volte illudendomi per qualche secondo di averla trovata.

Zoomando mi accorsi che nella farmacia si sviluppavano e si stampavano fotografie. Quella scritta “…APHIC” al 99% sta per “PHOTOGRAPHIC FILMS”.

Ricordo che anch’io, nelle mie prime estati inglesi, portavo i rullini da Boot’s e approfittavo del servizio di stampa in sole 24 ore!

Gli indizi, quindi, erano pochi e praticamente inutili. Se solo avessi potuto intuire il nome della pulitura a secco… purtroppo la fotografia era tagliata in modo da rendere la scritta impossibile da decifrare. La prima lettera era forse una I? Oppure il numero 1?

Poi, un giorno, feci una scoperta. In un mercatino trovai una copia in buono stato di “Qui Londra”, apparentemente identica alla mia. La acquistai per pochi euro e quella sera stessa la sfogliai, prima di riporla nella libreria. Fu così che mi accorsi che c’era una leggera differenza tra i due volumi. Al giorno d’oggi la stampa dei libri e la rilegatura passano attraverso macchine che non consentono errori e producono esemplari identici tra loro, ma nel 1969 il processo era più artigianale. Le fotografie in bianco e nero di Pia Zanetti della nuova copia erano tagliate diversamente rispetto a quelle della mia. Questione di millimetri, sia chiaro, ma grazie a questa scoperta seppi qualcosa di più del negozio sulla destra: dopo molti tentativi, capii che le lettere GR e SH erano parte del logo dei Green Shield Stamps, qualcosa di simile alle raccolte dei bollini che esistono ancora oggi.

Che cos’era dunque il negozio? Una bottega di alimentari? Un negozio di articoli per la casa?

Il fatto che le fotografie fossero tagliate in modo differente da esemplare a esemplare suscitò una piccola speranza: avrei forse trovato una copia in cui l’insegna della pulitura a secco sarebbe stata più visibile e quindi più decifrabile? Niente da fare, l’unico risultato è che oggi possiedo quattro copie in più di “Qui Londra”.

Quello che ho condensato in qualche decina di righe è in realtà un processo durato anni. Ogni tanto, nei pomeriggi di pioggia, tiravo fuori la fotografia e ricominciavo dal punto in cui avevo lasciato le ricerche. Puntualmente i tentativi andavano a vuoto e richiudevo il libro con un mesto sospiro.

Un giorno, infine, arrivò la svolta. Stavo preparando un post sulla casa di Cardinal Cap Alley, quella dove Christopher Wren non abitò mai, e guardai per l’ennesima volta un documentario del 1967, tratto dall’omonimo libro di Geoffrey Scowcroft Fletcher: “The London Nobody Knows”. Ascoltai il racconto del narratore, James Mason, lungo le rive del Tamigi e continuai a seguirlo nelle tappe successive, una delle quali era quella di Chapel Market, Islington.

Non fu niente di razionale ma semplicemente un sesto senso a convincermi che la fotografia di “Qui Londra”, il mio Sacro Graal, era stata scattata proprio lì. Ricominciai le ricerche e cominciai a concentrarle in Chapel Market.

Al numero 22 c’è oggi una pulitura a secco con annesso calzolaio. Se la mia teoria era esatta la stessa attività si era spostata di un civico a destra, dal 21 al 22.

Al posto della pulitura a secco del 1969 oggi si mangia indiano, al “Delhi Grill”. Molto bene, a giudicare dalle recensioni. L’indirizzo è 21 Chapel Market.

Al numero 20, dove ieri c’era la farmacia, oggi si frigge alla grande. Il “Crown Fish & Chip Bar” offre anche alette di pollo, kebab, hamburger e molto altro. Forse una farmacia avrebbe fatto comodo, magari per recuperare un Alka-Seltzer o una Citrosodina.

Guardando i tre locali uno accanto all’altro, e sapendo che ogni giorno davanti ai loro ingressi ci sono i banchi del mercato, mi convinsi di essere sulla strada giusta. I fregi accanto all’insegna del “Delhi Grill” erano compatibili e poi, sotto l’insegna dell’odierna pulitura/calzolaio, spunta un angolo di mosaico fatto di piccole tessere che sembra in tutto e per tutto lo stesso che c’è sopra il numero 22 della fotografia in bianco e nero.

Mancava la prova regina, però, quella che avrebbe messo a tacere ogni dubbio. Arrivò una sera di qualche settimana fa, molto tardi. Stavo per chiudere il computer per andare a dormire, quando tentai un’ultima ricerca su Google, che stranamente non avevo ancora fatto: “chemist + chapel market”, immagini in bianco e nero. E, improvvisamente, apparve LEI:

Sulle pagine del sito di un appassionato di modellismo ferroviario, c’era il resoconto di una giornata londinese nel Gennaio 1968. Clive Baker e un amico erano giunti nella capitale ricoperta di neve per visitare la Model Engineering Exhibition e, avendo qualche ora di tempo, avevano deciso di fare un salto nel negozio di modellismo di un tale Bernie Victor. Per arrivarci avevano attraversato Chapel Market e Clive era rimasto impressionato dalla quantità di bancarelle e di clienti. Gli aveva ricordato una serie tv che andava in onda in quel periodo, “Market in Honey Lane”.

Per fissare il ricordo (e anche l’uomo in maniche corte in una Londra innevata) aveva scattato una foto. La stessa foto che mi ha permesso di sciogliere ogni dubbio.

C’è l’insegna della farmacia e soprattutto c’è il nome della pulitura a secco: Perkins! Il negozio a destra, al numero 22, si chiamava Lee e vendeva calze. L’ho scoperto consultando l’elenco telefonico del 1972. Il farmacista era il dottor Selby.

C’è infine un cartello che indica agli automobilisti che provengono da Baron Street che è obbligatorio girare a sinistra. Bingo!

Ho scoperto un’ultima cosa, approfondendo il passato di questo pezzo di Chapel Market, una storia che conferma il fatto che ogni angolo di Londra nasconde un piccolo segreto.

Al numero 21, abitazione georgiana costruita intorno 1790, viveva proprio in quegli anni, con la famiglia, una giovane ragazza quacchera che si chiamava Hester Savory. Nella casa di fronte abitava Charles Lamb, poeta e saggista, all’epoca poco più che ventenne. Si era trasferito in Chapel Market per essere vicino all’ospedale psichiatrico dov’era rinchiusa la sorella Mary, che pochi mesi prima, in preda ad un grave esaurimento nervoso, aveva accoltellato a morte la madre Elizabeth.

Charles incrociava spesso per strada la graziosa Hester, la osservava di nascosto dalla finestra ma non ebbe mai il coraggio di rivolgerle la parola. Un amore platonico, mai dichiarato. A maggior ragione quando Mary fu dimessa e venne a stare con il fratello in Chapel Market.

Il primo giorno di Luglio del 1802 Hester si sposò con un mercante, Charles Dudley, e si trasferì a Lambeth. Morì dopo appena sette mesi di matrimonio, il 9 Febbraio 1803.

Charles Lamb, appresa la notizia, le dedicò questa struggente poesia.

HESTER

When maidens such as Hester die
Their place ye may not well supply,
Though ye among a thousand try
With vain endeavour.
A month or more hath she been dead,
Yet cannot I by force be led
To think upon the wormy bed
And her together.
A springy motion in her gait,
A rising step, did indicate
Of pride and joy no common rate,
That flush’d her spirit:
I know not by what name beside
I shall it call: if ’twas not pride,
It was a joy to that allied,
She did inherit.
Her parents held the Quaker rule
Which doth the human feeling cool;
But she was train’d in Nature’s school;
Nature had blest her.
A waking eye, a prying mind;
A heart that stirs, is hard to bind;
A hawk’s keen sight ye cannot blind;
Ye could not Hester.
My sprightly neighbour! gone before
To that unknown and silent shore,
Shall we not meet, as heretofore
Some summer morning
When from thy cheerful eyes a ray
Hath struck a bliss upon the day,
A bliss that would not go away,
A sweet fore-warning?

Nel 2023 in Chapel Market non rimane alcuna traccia di Hester Savory.

Ma in realtà forse sì: il suo cognome, che in italiano si traduce con l’aggettivo “saporito”, oggi lo possiamo trovare nei piatti dell’ottimo “Delhi Grill”.



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