Brian Friel, il cantautore dimenticato

… – Tube: … (scoprirete tutto alla fine del post!)


La scorsa settimana, in un post nato dopo l’acquisto di un vinile al mercatino dell’antiquariato di Vicenza, ho deciso di scrivere una nuova puntata della saga di “Scerloccami Questa!”, la rubrica del blog che continua ad appassionare me che la scrivo e alcuni lettori altrettanto svitati.

Il 33 giri scovato in mezzo a centinaia di altri nella bancarella di Nigel è questo…

Si tratta della ristampa americana, pubblicata nel 1975 da Pye Records, del disco d’esordio del cantautore Brian Friel, uscito in Inghilterra due anni prima per l’etichetta Dawn.

Le notizie su questo artista sono pochissime. Nelle 2064 pagine del suo mastodontico “The Tapestry of Delights – The Ultimate Guide to UK Rock & Pop of the Beat, R&B, Psychedelic and Progressive Eras 1963-1976”, Vernon Joynson non dedica nemmeno una riga a Friel. Con molta fatica ho scoperto che nacque a Glasgow nel 1948 e che si definiva “scozzese-irlandese, ragazzo dei bassifondi, poeta e cantautore”.

Pubblicò due unici album negli anni ’70.

“Brian Joseph Friel”, conosciuto anche con il titolo (non ufficiale) “Second Hand Dealer”, uscì nel 1973 e fu ripubblicato due anni dopo negli Stati Uniti come “Brian Friel”, senza il middle name dell’artista: è questa la versione che ho trovato nella bancarella di Nigel.

“Arrivederci Ardrossan” uscì per l’etichetta Dawn nel 1975 e l’anno dopo per il mercato statunitense, con il titolo “Ashes & Matchsticks”. Stesse canzoni ma titolo e copertina differenti.

“Brian Joseph Friel” (la versione inglese del ’73) e “Brian Friel” (quella americana del ’75) hanno anch’esse una copertina differente, anche se gli abiti indossati da Friel fanno supporre che le fotografie provengano dalla stessa session.

L’immagine dell’edizione americana del ’75 è indubbiamente quella più accattivante. Ritrae il cantautore in piedi, con un mezzo sorriso, appoggiato all’ingresso di un caffè d’angolo al civico 48 di una strada senza nome. Il mio istinto, dopo averlo acquistato, mi ha suggerito che la strada si trovi a Londra.

I quesiti che vi ho posto la scorsa settimana sono stati due:

  • dove furono scattate le due fotografie che compaiono sulla copertina e sul retro del vinile?
  • a che anno, mese e giorno risalgono le immagini?

Esaminiamo insieme tutti i dettagli.

Brian Friel indossa un paio di sneakers, jeans scuri, una camicia azzurra con colletto a deltaplano e un giubbotto da aviatore in pelle marrone. Nella mano sinistra stringe una copia di un quotidiano, su cui tornerò a breve.

La scritta con il titolo dell’album, “Brian Friel” è chiaramente posticcia, opera del grafico che disegnò la copertina.

Poco sopra si nota il numero civico 48 e, ai lati, la scritte che rivelano che si tratta di un locale pubblico: REFRESHMENTS, CAFÉ, HOT MEALS ALL DAY.

Sulla vetrina di destra compare la scritta più interessante: CHELSEA GOOD LUCK.

Ho pensato inizialmente a una birra locale, ad un marchio di un qualche prodotto ormai scomparso. Poi la rozzezza dei caratteri e l’assenza di riscontri mi hanno suggerito che si trattasse di un cartello fatto in casa, un semplice incitamento alla squadra del Chelsea, i cui colori sono proprio il blu e il bianco.

Riflessi dai vetri compaiono alcuni edifici in mattoni, alti due o al massimo tre piani, apparentemente di epoca vittoriana.

Tendine bianche corrono lunghe tutte le finestre e nascondono l’interno. Si intravede soltanto una carta da parati con un motivo a rombi.

In alto a sinistra, sopra la scritta REFRESHMENTS, si intravede una targa con il nome della strada.

Ma la qualità dell’immagine e un riflesso della luce non permettono di decifrare alcunché. Sarebbe troppo facile, d’altronde. Tocca girare la copertina e studiare attentamente il retro.

Il fotografo si è avvicinato con l’obiettivo all’ingresso del locale, mentre Friel è entrato e ha preso posto ad un tavolino. Ha ordinato un caffè e lo sorseggia leggendo il giornale. Davanti a lui ha posato un pacchetto di sigarette e un accendino.

Alle spalle c’è una porta color blu petrolio, a cui è appeso un calendario con l’immagine di una donna con un cappello nero, di un toro e di un matador che impugna la muleta.

L’anno del calendario è indecifrabile. Proseguiamo dunque con l’osservazione.

Accanto alla porta, a sinistra, c’è un insegna con la scritta PEPSI, appesa alla parete ricoperta dalla carta da parati con il motivo a rombi.

Alle spalle di Friel, su un altro tavolino, penzola un quotidiano su cui si legge la scritta BEE ’73. C’è dunque un indizio che potrebbe aiutarci a datare la fotografia…

Ma l’aiuto decisivo arriva osservando il riflesso sull’anta destra della porta d’ingresso. Sul vetro compaiono due lettere rovesciate, una P e una A, e una targa con il nome della strada.

Capovolgiamola in orizzontale…

ASH… (parola lunga almeno una dozzina di lettere)
ROAD S.W…

Mi procuro subito uno stradario di Londra: S.W. è in linea con l’ipotesi che siamo nel quartiere di Chelsea o poco distante, comunque nel quadrante sud-ovest della città.

Le vie che iniziano con ASH sono centinaia, quelle di almeno 12 lettere sono decine ma il postcode S.W. è decisivo per individuarla:

Ashburnham Road, S.W. 10

Ci siamo! Apro Google Maps e in pochi istanti arrivo alla soluzione. Brian Friel fu fotografato all’angolo tra Ashburnham Road e Lots Road, a pochi passi dal Tamigi, dai Cremorne Gardens e da Stamford Bridge, lo stadio del Chelsea.

Oggi al numero 48 di Lots Road, al posto del vecchio caffè, c’è l’elegante showroom di Bert & May, produttori di piastrelle di alta qualità.

https://www.bertandmay.com/

Rivestimenti di lusso, insomma, niente a che vedere con la vecchia carta da parati impregnata di fumo del caffè frequentato da Friel.

https://www.bertandmay.com/

Un’immagine di Google Street View del 2008 ci mostra una situazione molto più simile a quella della copertina dell’album.

Consultando il London Picture Archive ho scovato alcune immagini in bianco e nero dei primi anni ’70, lo stesso periodo in cui Friel posò per le fotografie.

London Picture Archive

Ecco il caffè, la scritta CHELSEA GOOD LUCK, dei carretti di legno all’esterno, una donna dai capelli bianchi sulla soglia (forse la proprietaria?).

London Picture Archive

E in questa fotografia ecco svelate le lettere AP riflesse dal vetro. E’ la scritta SCRAP della bottega all’angolo opposto, Fenn Metals.

London Picture Archive

In questa inserzione dell’11 Agosto del 1972 il titolare, John Fennell, augura una pronta guarigione ad un pianista di pub vittima di un incidente stradale.

Negli anni ’70 la zona di World’s End cambiò radicalmente volto: molti edifici fatiscenti crollarono sotto i colpi delle ruspe e intere strade scomparvero, lasciando il posto a nuovi condomini in stile brutalista. Un post su The Library Time Machine approfondisce molto bene l’argomento e mostra il “Second Hand Dealer” davanti al quale posò Friel nel 1973 per la copertina dell’edizione inglese del disco.

Individuato il luogo dove sorgeva il caffè, il numero 48 di Lots Road, è giunto quindi il momento di scoprire la data dello scatto.

Mi viene in aiuto la fotografia della copertina. Il quotidiano che tiene in mano Friel è il Daily Mirror, il cui logo bianco e rosso è facilmente riconoscibile e che è fortunatamente incluso tra i quotidiani del British Newspaper Archive.

Ho individuato la scritta SUCCESS STORY, ho ristretto la ricerca al 1973 ed ecco la prima pagina di quel giorno, venerdì 14 Settembre 1973.

Si intuisce la parte superiore della scritta WAGE RISE.

La riprova che è il mese di Settembre del 1973 è il quotidiano alle spalle di Friel nella fotografie del retro. Dopo una lunga ricerca ho capito che BEE ’73 sta per BUSINESS EFFICIENCY EXHIBITION, la fiera biennale dell’efficienza in ufficio che si tenne a Londra dal 2 all’11 Ottobre di quell’anno.

Una fiera interessante: l’edizione precedente aveva presentato, tra le altre cose, questa avveniristica postazione di lavoro.

Siamo dunque arrivati in fondo a questa puntata di “Scerloccami Questa!” e non rimane che fare la cosa più importante, ovvero ascoltare la musica di Brian Friel.

Potete farlo anche voi, sulla sua pagina Bandcamp in cui trovate i due album degli anni ’70, un terzo disco uscito nel 1983 e l’ultimo lavoro del 2019.

I primi due album, a mio parere, sono interessanti perché si discostano dalla tradizione del folk britannico e ricordano piuttosto il country americano. In entrambi gli album Friel si circondò di turnisti di spessore (tra gli altri Zoot Money, pianista recentemente scomparso, il batterista Colin Allen e il chitarrista dei Wings Jimmy McCulloch, qui con il suggestivo pseudonimo The Phantom).

Se devo scegliere due brani prendo “Brown Eyes” e “Circles”. Pensate, pezzi così oscuri che un’app come Shazam non li riconosce nemmeno.

Purtroppo, in fondo alla pagina di Friel, c’è anche questa breve nota biografica:

“Brian viene scritturato dalla Dawn Records nel 1973 e pubblica due album. Il primo come “Brian Joseph Friel”, altrimenti noto come “Second Hand Dealer”.
Il secondo album si intitola “Arrivederci Ardrossan”/ “Ashes and Matchsticks”. Twenty Nineteen fu registrato nell’anno in cui Brian fu colpito da un ictus. Purtroppo morì nell’Ottobre del 2023.”

48 Lots Road – Overground: Imperial Wharf


(Faccio i miei complimenti a Daniele Marcuzzi, brillante scerloccatore, che nel giro di un solo giorno dal lancio della sfida ha risposto esattamente a entrambi i quesiti.)


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