Casanova, il suo pappagallo ed un’astuta vendetta

47 Greek Street – Tube: Tottenham Court Road

“…Ma il Casanova è quello che è, e non vuole essere altro; vero eroe del suo tempo per l’audacia, la sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere i colpi di spada o di pistola, il carcere o l’esilio, pur di consumare fino all’ultimo l’avventura della sua esistenza in un’epoca in cui la vita era un’opera d’arte e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro dei sensi…”

(G. Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 1965, a cura di Piero Chiara)

Lungo i marciapiedi di Greek Street, nel cuore di Soho, abbiamo già camminato qualche mese fa, quando abbiamo visitato la House of St Barnabas.

Scendendo in direzione di Shaftesbury Avenue incontriamo sulla destra un anonimo e stretto edificio di mattoni rossi, con un negozio al livello della strada ed altri tre piani, ognuno con due grandi finestre. Fu qui, al numero 47 di Greek Street, che l’avventuriero veneziano Giacomo Casanova scelse di abitare quando giunse a Londra nel 1763.

Proveniva (ma forse è più corretto dire scappava) da Parigi, dove aveva vissuto l’ultimo anno dilapidando le cospicue somme di denaro messe a sua disposizione dalla Marchesa d’Urfé, nobildonna notevolmente ricca che era rimasta vittima del suo fascino. Nella capitale francese Casanova aveva messo a frutto ciò che gli riusciva meglio, ovvero la capacità di brillare in società. Aveva guadagnato notorietà e prestigio proponendo al governo francese un metodo di sua invenzione per foraggiare le casse dello Stato, una lotteria nazionale: a suo dire era il metodo migliore per far contribuire i cittadini di buon grado alla finanza pubblica. La sua intuizione era valida e lo è ancor oggi, come tutti possiamo constatare.

La fuga da Parigi si rese necessaria quando la Marchesa d’Urfé si rese conto di essere stata presa in giro per mesi dal suo amante italiano: egli l’aveva infatti convinta di poter rinascere giovane e bella grazie alle sue pratiche magiche.

Casanova si stabilì dunque in Greek Street, fiducioso di poter rivendere in Inghilterra la sua idea di lotteria di Stato.

Non trascurò naturalmente la sua grande passione per il genere femminile e cominciò a mietere vittime anche a Londra, come d’abitudine. Fino al giorno in cui incontrò la sua nemesi: Marie Anne Geneviéve Augspurger, diciassettenne cortigiana detta “La Charpillon”.

Nelle sue Memorie Casanova fa coincidere quest’incontro con l’inizio del suo declino di seduttore, all’età di 38 anni. Incontrò la Charpillon in casa di un ufficiale fiammingo e subito cominciò a corteggiarla. La ragazza, originaria della Francia, viveva a Londra con la madre (ex prostituta) e tre infide zie. La specialità di questo diabolico gineceo era quella di derubare abilmente i gentiluomini attratti dalla fresca bellezza di Marie Anne. Giacomo Casanova cadde nella trappola.

Non bastavano i regali sontuosi, le mille attenzioni, il suo fascino conclamato: la Charpillon era abilissima nel mettere in scena un tira e molla che progressivamente cominciò a logorare i nervi del veneziano.

Dopo ogni rifiuto, lui si riprometteva di stare alla larga dalla ragazza ma poi, inesorabilmente, tornava a cercarla. Non era innamorato, questo è certo. Era una questione di orgoglio: nessuna si era mai comportata così con lui, tanto meno una donna dai costumi così facili. Lo faceva ingelosire facendosi trovare in compagnia di altri uomini, gli faceva promesse di ogni tipo per cucinarlo a puntino. Giocava insomma come il gatto con il topo.

Più volte giunsero vicini al dunque, ma ogni volta la Charpillon trovava una scusa per sottrarsi: un’indisposizione, un improvviso malore, un particolare fuori posto che le rendeva impossibile concedersi al suo spasimante.

Una notte, dopo aver versato nei giorni precedenti ben 100 ghinee nelle mani della madre, riuscì a rimanere solo con la ragazza. Le si avventò sopra con passione ma lei si negò nuovamente. Furioso, Casanova le strappò il camicione e la afferrò per la gola. Lei cominciò ad urlare, facendolo fuggire promettendole che non sarebbe più tornato.

Dopo alcuni giorni ricevette delle lettere firmate dalla Charpillon e dalla madre, che minacciavano di denunciarlo per le percosse. Lei si presentò a casa sua per mostrargli i graffi che le aveva inflitto strappandole la camicia. Lui si commosse e la questione si risolse al solito modo, con grandi regali ed un cospicuo assegno alla madre.

Un giorno andò a trovarla e la scoprì tra le braccia di un parrucchiere: prese a bastonate i due amanti e mise a soqquadro la casa, devastando mobili e suppellettili.

Anche in questo caso pagò i danni causati dalla sua pazzia amorosa ed evitò conseguenze peggiori con un sostanzioso risarcimento ad entrambi. Tornò a trovarla il giorno successivo ma lei finse di essere in fin di vita, con la complicità del suo medico.

Casanova, a quel punto, scelse di farla finita: riempì le tasche di piombo e si avviò verso il Tamigi. Lo salvò l’incontro provvidenziale con un amico sul ponte di Westminster. Questi lo invitò a seguirlo in una vicina osteria, per bere vino e mangiare ostriche, e questo bastò per far passare a Casanova il proposito suicida. I due si spostarono poi in un’altra taverna e qui trovarono la Charpillon, in compagnia del solito parrucchiere anziché in punto di morte! A questo punto Casanova comprese di essere stato ingannato per mesi e denunciò per estorsione la ragazza e la madre. A processo però finì lui, per le percosse, e passò qualche giorno nella prigione di Newgate, prima di essere rilasciato su cauzione.

Fu infine assolto pienamente dalle accuse ma questa vicenda lasciò delle profonde cicatrici. Non riusciva a capacitarsi del fatto che una donna gli si era sottratta per mesi, ridicolizzando la sua fama di seduttore infallibile.

Qualche tempo dopo, però, giunse l’occasione di una perfida, deliziosa vendetta.

Camminava assorto in un mercato londinese, quando la sua attenzione fu attirata da un pappagallo. Lo acquistò per 10 ghinee e appese la gabbia nella sua stanza da letto in Greek Street.

Ogni giorno, per ore ed ore, si dedicò ad insegnare al pennuto una semplice, inequivocabile frase:

“Miss Charpillon is more of a whore than her mother”

La signorina Charpillon è più puttana di sua madre. Il pappagallo imparò benissimo il suo compito e aggiunse anche un tocco personale, ovvero una risata sguaiata ogni volta che ripeteva l’insulto.

Casanova pagò un uomo e lo incaricò di camminare su e giù per la strada dove viveva la ragazza, portando con sé l’animale nella sua gabbia.

“Miss Charpillon is more of a whore than her mother”

“Miss Charpillon is more of a whore than her mother”

“Miss Charpillon is more of a whore than her mother”

La tortura andò avanti per due mesi, fino al giorno in cui la Charpillon, la madre e le tre zie fecero i bagagli e lasciarono Londra.

 

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