via Robert Browning – Asolo, Italia
E’ ormai quasi un anno che la pandemia mi impedisce di mettere piede a Londra e potete facilmente immaginare quanto sia profonda e crescente la mia sofferenza.
Ogni tanto, però, mi sforzo di essere razionale. Cerco di pensare che tutto questo prima o poi finirà e che quel giorno sarà bellissimo scendere solennemente dalla scaletta dell’aereo, inginocchiarsi a terra e baciare l’asfalto di Heathrow. Lo immagino molto sobrio, insomma, il mio ritorno a Londra.
La scorsa settimana, poi, ho fatto un’ulteriore, consolante riflessione. Abito in un Paese che molti inglesi vorrebbero tornare a visitare e, mentre io mi lamento della situazione, ci sono chissà quanti poveri cristi oltremanica che stanno sognando le colline del Chianti, il mare della Sardegna o il sapore di una pizza a Napoli.
Questa riflessione nacque quando una sera di tre settimane fa, tornato a casa, trovai nella buca delle lettere una busta proveniente dallo Yorkshire.
Incuriosito, la aprii, ed estrassi una lettera scritta a macchina e una fotografia in bianco e nero. Il mittente era Jarvis Browning, il discendente di Jarvis Kenrick, il protagonista di un recente post che parlava delle sue nove figlie. Avevo già ricevuto da parte sua qualche informazione e del materiale che mi erano stati molto utili per la scrittura del mio pezzo.
La lettera di Jarvis era accompagnata dalla fotografia di un altro eccellente antenato: Robert Browning, il celebre poeta vittoriano.
Nato nel 1812 a Camberwell, un sobborgo di Londra, Browning legò il suo nome all’Italia perché visse lunghi periodi della sua vita nella nostra penisola. Abitò infatti a Firenze per quindici anni, insieme alla moglie Elizabeth Barrett, anche lei poetessa. La donna morì nel 1861 e fu sepolta al Cimitero degli inglesi.
Browning lasciò subito l’Italia, si trasferì a Londra con il figlio Pen ma fece ritorno diciassette anni dopo, nel 1878. Da lì in avanti i viaggi in Italia furono molto frequenti. La fotografia seguente mostra padre e figlio a Venezia, all’esterno di Ca’ Rezzonico, il palazzo che Pen acquistò nel 1888 con l’aiuto del padre.
Robert Browning morì proprio qui l’anno seguente, il 12 Dicembre, nell’appartamento al mezzanino.
A differenza di quella della moglie, la sua salma fu riportata in patria e oggi riposa nel Poet’s Corner dell’Abbazia di Westminster.
Tra le mete che Browning visitò nel Settembre del 1878 c’era Asolo, un borgo che aveva già conosciuto a 26 anni, durante il primo viaggio italiano. Una cittadina della provincia di Treviso, a poca distanza dal confine con quella di Vicenza.
Il poeta ci ritornò spesso, facendo base a Venezia e trascorrendo ad Asolo lunghi periodi ospite di una ricca signora americana, Katharine de Kay Bronson, che nella sua casa invitava spesso amici, scrittori e musicisti.
A lei il poeta dedicò la sua ultima raccolta, pubblicata nel 1889. Il titolo è singolare: “Asolando”, un termine che sta a significare quello stato d’animo che la bellezza di certi paesaggi suscita in chi li attraversa camminando.
Sono pratico di quei luoghi, perché da casa mia distano 40 minuti appena e li frequento da tempo, ma la lettera di Jarvis Browning mi suggerì un’idea: ripercorrere le strade di Asolo con l’occhio del turista inglese che le vede per la prima volta. La misi in pratica il 14 Febbraio, il giorno di San Valentino.
Era forse una delle giornate più fredde di quest’inverno, tanto che mi ero equipaggiato con l’abbigliamento che di solito uso per lo sci di fondo. Nonostante la temperatura, fu una giornata splendida e per tutto il tempo non comparve nemmeno una nuvola. Vi sfido a trovarne una nelle foto che seguono…
Iniziai la salita dalla base della collina, lasciando l’auto ai bordi della provinciale 248 che unisce Bassano del Grappa a Montebelluna. La strada porterebbe direttamente nel centro di Asolo ma scelsi di percorrerla soltanto per un tratto. Dopo qualche centinaio di metri, infatti, svoltai a sinistra in via Sottocastello. La salita non dura molto, una quindicina di minuti, ma permette di godere dei primi squarci di pace e di bellezza.
Giunto in alto, mi fermai ad ammirare un panorama mozzafiato.
Pochi passi più avanti rividi uno dei luoghi di Asolo a cui sono più legato, la Casa Santa Dorotea. Qui, per tanti anni, ho vissuto weekend memorabili con gli amici del TGS Eurogroup, l’associazione con cui ho visitato Londra e l’Inghilterra prima come studente e poi come accompagnatore. Ad Asolo, in questo paradiso terrestre, tenevamo ogni anno uno dei nostri incontri di formazione. Fine settimana che definirei mitologici, vissuti con tante persone con cui è rimasto ancora oggi un legame profondo.
Terminato il momento amarcord, proseguii in direzione del centro fino alla piazzetta Eleonora Duse, dalla quale si sale al Castello.
Ben protetto da alte mura medievali, il maniero nel corso dei secoli passò di mano in mano: da Ezzelino III da Romano (detto il Terribile) ai Carraresi, alla Serenissima Repubblica di Venezia.
Approfondendo la sua lunga storia ho scoperto una chicca: nel salone del castello c’era un tempo un teatro risalente al 1798, che fu smontato nel 1930 per lasciare il posto ad un piccolo cinema.
Dopo la fine della guerra il collezionista veneziano Adolph Loewi lo tirò fuori dal deposito in cui era stato messo al sicuro e lo vendette al John and Mable Ringling Museum of Art di Sarasota, Florida. Gli americani lo rimontarono così com’era in origine.
Questa storia mi ha ricordato quella del vecchio London Bridge, che oggi si trova in Arizona, e quella di St. Mary Aldermanbury, la chiesa di Wren trasportata pezzo per pezzo a Fulton, Missouri.
Oggi The Historic Asolo Theater è in piena attività.
Ma, con tutto il rispetto per la Florida, volete mettere il panorama che si ammira dal terrazzo del Castello?
E poi gli americani non hanno certamente delle audioguide così deliziosamente vintage!
Ripresi la mia escursione asolana dirigendomi verso la casa di Eleonora Duse, in corrispondenza della porta di Santa Caterina. L’attrice affittò il palazzo nel 1920, quando aveva ormai superato la sessantina, e lo restaurò con l’intenzione di ritirarsi a vivere qui. Morì invece a Pittsburgh, durante una tournée americana, il 21 Aprile 1924.
Accanto al portone d’ingresso è appesa una lapide con i versi dedicati alla Divina da Gabriele D’Annunzio nel primo anniversario della scomparsa.
Lasciata alle spalle Casa Duse, incontrai un’altra famosa abitazione: oggi è l’Hotel Villa Cipriani, un meraviglioso albergo a 5 stelle, ma nel 1889 questo palazzo di epoca palladiana fu per qualche mese la dimora asolana di Robert Browning.
Il poeta ne godette per pochissimo tempo, perché morì a Venezia nel Dicembre di quell’anno.
Accanto all’hotel ci sono due edifici che colpiscono. Sono Casa De Maria e Casa Pusinich, le cosiddette “Case Anseatiche”, progettate entrambe in stile nordico nel 1915 dal pittore e architetto Mario De Maria, noto con lo pseudonimo di Marius Pictor.
Anche qui c’è una lapide dannunziana che ricorda il pittore, morto a Bologna un mese prima di Eleonora Duse.
Mario De Maria è anche l’artefice della magnifica Casa dei Tre Oci, affacciata sul canale della Giudecca.
Pochi metri più avanti girai a sinistra, fermandomi ad ammirare la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, costruita nel 1346 dalla Confraternita dei Battuti.
All’ingresso notai un’antica maiolica con un bando di indulgenza risalente al 1300.
Continuai la mia camminata allontanandomi dal centro del paese e ad un certo punto la vista si aprì su un meraviglioso giardino privato, alle spalle del quale faceva capolino la Villa degli Armeni, detta “il Fresco” perché affacciata verso nord.
Più avanti incontrai la Casa Longobarda, con la sua facciata in arenaria interamente scolpita nel ‘500 dal suo progettista, l’architetto Francesco Graziolo.
Proprio in corrispondenza di questo edificio iniziai la strada che mi condusse al piccolo ma suggestivo cimitero di Sant’Anna, che guarda la valle sottostante e, in lontananza, la cima del Monte Grappa.
Riposa qui Eleonora Duse, che nelle sue volontà chiese di essere sepolta ad Asolo.
A pochi metri di distanza c’è la tomba di Freya Stark, scrittrice e viaggiatrice inglese. Donna emancipata e anticonformista, scelse Asolo come sua residenza perché aveva frequentato il paese fin da bambina: suo padre, infatti, era amico di Pen, il figlio di Robert Browning, che qui possedeva ben tre abitazioni.
Uscito dal cimitero di Sant’Anna, feci a ritroso il percorso dell’andata, fino a tornare in via Canova, all’altezza di Casa Duse.
Era ormai l’ora dell’aperitivo. Con tutti i distanziamenti e le precauzioni del caso, gli avventori cominciavano a ordinare gli spritz…
Resistetti all’impulso dell’accoppiata prosecco/cicheto e feci due passi nella piazza principale, dove era in corso il mercatino dell’antiquariato.
Dietro la piazza c’era la sagoma imponente di una delle proprietà di Pen Browning, la villa Scotti-Pasini. Sullo sfondo si intravedeva la Rocca, la mia meta successiva.
Per raggiungerla salii ben 262 scalini…
Da sempre il punto di vedetta a difesa del paese, sorge in cima al monte Ricco. I Carraresi, alla fine del 1300, cominciarono a costruire le mura che congiunsero la Rocca con il resto della città.
Sulla strada del ritorno, tutta esposta a sud, vidi i primi segni della prossima primavera…
… e molti alberi di ulivo. Asolo è infatti la prima città della provincia di Treviso a essere entrata nell’Associazione Nazionale Città dell’Olio.
Rientrai quindi nel centro storico, dove scattai qualche fotografia a Villa Freya, la residenza asolana di Freya Stark che morì qui all’età di 100 anni nel 1993.
La villa è attualmente chiusa al pubblico ma il suo parco è un luogo meraviglioso. Qui Freya incontrò più volte un’amica speciale, la Regina Madre.
Davanti a Villa Freya c’è la famosa Fontanella Zen. Niente a che fare con il Giappone: Zen è il cognome della famiglia che la fece costruire nel 1571.
Fotografai anche Casa “La Mura”, dove viveva Katharine de Kay Bronson, la mecenate americana che ospitava qui Robert Browning quando egli raggiungeva Asolo partendo da Venezia.
A lei, come ho già detto, Browning dedicò la raccolta Asolando.
Passai accanto all’Antica Osteria al Bacaro, famosa per la cucina tipica…
… e per i corsi che organizza.
L’osteria si trova lungo una via stretta e pittoresca, che mi ha riportato alla piazza centrale.
La via è intitolata al protagonista di questo post, qui italianizzato in “Roberto Browning”.
C’era tanta gente seduta ai tavolini dei locali, con il volto rivolto al sole.
La Fontana Maggiore, risalente al 1575, è stata per secoli l’unica fonte di approvvigionamento idrico per tutto il paese, fino al 1930. Il leone alato del 1918 è opera di Antonio Dal Zotto, scultore veneziano. Sostituisce il leone di San Marco precedente, abbattuto dai soldati napoleonici nel 1797.
Alla fine della mia lunga camminata mi sedetti ad un tavolino del mitico Caffè Centrale, aperto nel 1796 e frequentato tra gli altri da Henry James e Ernest Hemingway.
Anche Robert Browning, con ogni probabilità, passò di qui.
Lo confesso: è vero che da ormai un anno sto bramando una pinta di bitter in un qualsiasi pub di Soho ma è altrettanto vero che un calice di prosecco dei colli asolani è un ottimo metodo per consolarsi!
AT the midnight in the silence of the sleep-time,
When you set your fancies free,
Will they pass to where—by death, fools think, imprisoned—
Low he lies who once so loved you, whom you loved so,
—Pity me?
Oh to love so, be so loved, yet so mistaken!
What had I on earth to do
With the slothful, with the mawkish, the unmanly?
Like the aimless, helpless, hopeless, did I drivel
—Being—who?
One who never turned his back but marched breast forward,
Never doubted clouds would break,
Never dreamed, though right were worsted, wrong would triumph,
Held we fall to rise, are baffled to fight better,
Sleep to wake.
No, at noonday in the bustle of man’s work-time
Greet the unseen with a cheer!
Bid him forward, breast and back as either should be,
“Strive and thrive!” cry “Speed,—fight on fare ever
There as here!”
Robert Browning – “Asolando” – Epilogue
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Grazie per questa bellissima passeggiata virtuale sulle orme di Browning che, dal Cimitero degli inglesi della città dove abito, mi ha portato ad Asolo, nel Veneto di cui sono originaria, sperando di poter presto ritornare a ripercorrere di persona le strade di quel gioiello di cittadina. Scopro che non condividiamo solo l’amore profondo per l’Inghilterra!
Eh no, non c’è soltanto l’Inghilterra per fortuna! 😉
Grazie delle belle parole Francesca!
Grazie a te! Ti seguo con piacere.
Caro autore di LondoNerD Asolando, ogni settimana la lettura di questi splendidi articoli mi “trasporta” in posti unici che legano Londra in qualche modo anche al nostro bellissimo Paese. È il mio momento di evasione da questo periodo che speriamo presto di dimenticare. Oltre alla passione per Londra, caro Autore, scopro che ci accomuna il modo in cui in gioventù questa è nata: io sono insegnante di inglese a Pordenone e partecipante ai gruppi TGS dei Salesiani Don Bosco in Inghilterra (lontani anni 1982, 1983, Catheram e Tunbridge Wells), esperienze indimenticabili che hanno influito per sempre sulla mia vita personale e professionale. Non vedo l’ora di organizzare la gita ad Asolo, visto che a Londra per ora non ci si può tornare! Grazie ancora.
Ciao Elena, hai ragione: la nostra comune passione per Londra è nata grazie al TGS Eurogroup! Sono partito come studente per due volte (a Tonbridge e poi a Guildford) e in seguito ho fatto il leader per 6 anni, a Tonbridge, Caterham e Tunbridge Wells. Insomma, il TGS e le persone che ho incontrato sono state una parte importante della mia vita.
Grazie! I tuoi articoli sono sempre un mix unico di vita vera, poesia e luoghi magnifici!
Condivido la tua passione smodata per l’Inghilterra e, ovviamente, la difficoltà estrema a dovergli stare lontana, ma hai ragione: ci sono enormi bellezze in Italia, proprio vicino a noi!
Con questo articolo mi hai convinta a visitare quanto prima Asolo, che non conosco: Grazie di cuore!
Pensa: mio marito ed io la scorsa estate abbiamo dovuto cancellare il giro dell’Irlanda, ma abbiamo scoperto la bellezza delle Alpi italiane…
Grazie ancora per questo è per tutti i tuoi magnifici articoli
Cinzia
Ciao Cinzia, grazie per il tuo commento.
Sono felice di averti incuriosita, Asolo merita davvero di essere visitata. Fammi sapere quando ci andrai e mandami qualche fotografia!
A presto!
Grazie ancora tantissimo a te!
Non mancherò.
I tuoi articoli sono sempre speciali