Park Lane – Tube: Hyde Park Corner
La gratitudine del popolo britannico nei confronti di Arthur Wellesley, primo Duca di Wellington, fu paragonabile (e forse maggiore) a quella che ricevette Sir Winston Churchill dopo la conclusione della seconda guerra mondiale. Se quest’ultimo sconfisse Hitler e Mussolini, il Duca di Wellington divenne un eroe in patria dopo aver annientato definitivamente Napoleone Bonaparte nella battaglia di Waterloo.
Il Parlamento stanziò l’enorme somma di 400.000 sterline per costruire una degna dimora londinese per il Duca e subito fioccarono numerosi progetti, raccolti dalla Royal Academy.
Il “Waterloo Palace” (così si sarebbe chiamato) rimase sulla carta perché troppo costoso ma Wellington incassò comunque l’assegno e si costruì una residenza più modesta a Stratfield Saye. Aggiunse però un’ala a Apsley House, la sua lussuosa abitazione londinese, e la battezzò “Waterloo Gallery”.
E proprio di fronte a Apsley House, il 18 Giugno 1822, fu inaugurato il Wellington Monument, il tributo all’eroe nazionale voluto e sovvenzionato dalle Ladies of England. Si era data questo nome un’associazione di donne, perlopiù appartenenti all’aristocrazia, capitanate dalla moglie di Lord Spencer, Lavinia.
Avevano incaricato un famoso scultore dell’epoca, Sir Richard Westmacott, amico di Antonio Canova e artista imbevuto di influenze classiche dopo un lungo soggiorno a Roma negli anni giovanili. Proprio la sua profonda conoscenza dell’arte romana tornò utile quando gli fu commissionato il monumento a Wellington: pensò infatti di ispirarsi alla Fontana dei Dioscuri che si trova di fronte al Palazzo del Quirinale.
Westmacott ricevette da Roma un calco dell’intero gruppo scultoreo, perché aveva intenzione di riprodurre entrambe le figure umane e uno dei cavalli. Purtroppo le 10.000 sterline raccolte dalle Ladies of England erano appena sufficienti per un guerriero soltanto, a cui lo scultore decise di aggiungere uno scudo e una spada. Alla statua fu dato il nome di Achille, l’eroe della mitologia greca, formidabile guerriero come Wellington. La testa avrebbe avuto le fattezze del Duca.
La statua, alta cinque metri a mezzo, fu fusa e colata nello stampo all’interno della fonderia di Pimlico di proprietà dello stesso scultore. E’ fatta con le 33 tonnellate di bronzo dei cannoni francesi catturati a Salamanca, Vitoria, Tolosa e Waterloo.
To Arthur Duke of Wellington and his brave companions in arms this statue of Achilles, cast from cannons taken in the victories of Salamanca, Vittoria, Toulouse and Waterloo, is inscribed by their countrywomen.
Placed on this spot on the XVIII day of June MDCCCXXII by command of His Majesty George IIII.
È strano il fatto che per indicare il nome del Re compaiano i simboli “IIII” e non i più corretti “IV”. La spiegazione è forse la seguente: il permesso per erigere la statua era stato firmato da Re Giorgio III, che però morì nel 1820, quando forse la lapide era già stata scolpita. Gli successe al trono il figlio, con il nome di Giorgio IV, e lo scalpellino pensò bene di non rifare tutto il lavoro da capo e aggiunse una “I”.
Quando fu svelata ai londinesi, l’effigie di Achille creò uno scandalo considerevole: era la prima statua della città a raffigurare un uomo totalmente nudo. Ineccepibile secondo i dettami della scultura classica, un individuo del tutto privo di indumenti non poteva però essere accettato nel 1822. Per di più se era stato foraggiato da un comitato di sole donne!
Il compromesso fu trovato presto: Westmacott mise una pezza bronzea ai genitali di Achille/Wellington.
Il rimedio non accontentò evidentemente tutti, come racconta un quotidiano del 20 Marzo 1858…
La foglia di fico fu portata via in due occasioni, nel 1870 e nel 1961.
Il secondo furto fu una goliardata di alcuni membri del London Rowing Club, che si arrampicarono con delle sedie in mezzo alle gambe di Achille, fino a raggiungere l’altezza giusta. Ci vollero sei ore di lavoro con una sega, spalmate su più notti, per frantumare finalmente le tre viti che univano la foglia di fico ai genitali di Achille.
Perché tutta questa fatica? I giovani membri del club si erano messi in testa di rubarla, portarla a Putney a attaccarla alla porta d’ingresso del loro club, a mo’ di pomello. Dovettero rinunciare, perché la foglia di fico si rivelò troppo pesante.
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One thought on “Achille, il supereroe di Hyde Park”