Dopo molti anni era quindi giunto il momento di organizzare un tour londinese esclusivamente calcistico.
Nel campionato 2022-23 ben tredici squadre di Londra militano nelle quattro categorie professionistiche nazionali.
Premier League | Arsenal, Brentford, Chelsea, Crystal Palace, Fulham, Tottenham |
Championship | Queens Park Rangers, Millwall, Watford |
League One | Charlton Athletic |
League Two | Leyton Orient, Wimbledon |
Studiando i vari calendari ho analizzato la possibilità di seguire in un week end almeno due gare. Ho così individuato un fine settimana in cui era previsto un derby di Championship di sabato e una gara di Premier League di domenica, quest’ultima senza spendere una fortuna. Il grande seguito internazionale della Premier League ha infatti originato una notevole richiesta di biglietti per le partite delle principali squadre del torneo e assistere ad un match casalingo di Arsenal, Chelsea o Tottenham è quasi impossibile se non si acquista una costosa membership al club.
Quindi mi sono orientato su una squadra di seconda fascia, per la quale non fosse indispensabile il tesseramento per ottenere un biglietto e con mia enorme sorpresa ho scoperto che il calendario proponeva, in marzo, esattamente lo stesso incontro che vidi 32 anni fa ad Upton Park: West Ham-Aston Villa. Un chiaro segno del destino.
12 marzo 2023, London Stadium, West Ham-Aston Villa 1-1 (Premier League)
In questi trentadue anni a livello calcistico è cambiato tutto. La Premier League, più degli altri maggiori campionati europei, è diventata un prodotto economico di livello mondiale, con un fatturato che supera i 4 miliardi di sterline a stagione. Una cifra enorme, che contribuisce al finanziamento dei club inglesi al fine di renderli sempre più competitivi, tra loro e a livello internazionale.
Se al maggiore afflusso di denaro aggiungiamo l’evolversi delle norme di sicurezza, è facile intuire il motivo per cui molte società hanno rinnovato radicalmente i propri stadi oppure ne hanno costruiti di nuovi.
Il vecchio Boleyn Ground di Upton Park non esiste più. Il 10 maggio 2016 gli Hammers hanno calcato quel prato per l’ultima volta dal 1904. Lo stadio è stato raso al suolo e al suo posto si è materializzato Upton Gardens, un complesso residenziale di centinaia di appartamenti, venduti a prezzi ben superiori alla media delle abitazioni della zona. Una targa e delle luci sono state piazzate esattamente dove c’era il centro del campo, mentre ogni palazzina è intitolata ai grandi giocatori del West Ham.
Questa decisione non è stata ancora digerita dalla tifoseria locale, che non si sente a suo agio nel moderno London Stadium, lo stadio delle Olimpiadi 2012 riadattato a impianto calcistico.
Si scende a Stratford con una delle varie possibilità fornite dai mezzi pubblici (Undergound, Overground, Docklands Light Railway o ferrovia) e ci si ritrova nel mezzo di un centro commerciale enorme, il Westfield. Già questo fa capire quanto siamo lontani dall’atmosfera di Green Street. Ho seguito la folla che andava verso una sola direzione e poco dopo è apparsa la sagoma dello stadio, affiancato dalla AncelorMittal Orbit, uno dei simboli del parco olimpico, sorto nella zona dove scorre il fiume Lea dopo una enorme opera di riqualificazione del territorio.
Le operazioni di prefiltraggio sono andate per le lunghe, sono riuscito ad arrivare sugli spalti proprio mentre le squadre uscivano dagli spogliatoi e il pubblico di casa intonava I’m forever blowing bubbles, canzoncina popolare americana creata oltre un secolo fa e diventata inno della squadra negli anni ’20 del secolo scorso. Mentre tutto lo stadio cantava, appositi marchingegni sparavano in campo bolle di sapone.
I’m forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air.
They fly so high, nearly reach the sky,
Then like my dreams, they fade and die.
Fortune’s always hiding, I’ve looked everywhere,
I’m forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air.
Ho comprato online un biglietto nella curva degli Hammers, non sapendo che avrei dovuto seguire tutto l’incontro in piedi, in barba alle disposizioni che dal 1994 eliminavano i posti standing a favore dei seggiolini posizionati in tutto lo stadio. I seggiolini ovviamente ci sono ma in certi settori non vengono utilizzati, come in Italia.
La capienza dello stadio è di circa 60.000 posti, ma appare evidente che la struttura non nasca come stadio calcistico. Eccessiva distanza degli spalti e scarsa pendenza degli stessi lo rendono scomodo per gli spettatori e poco intimidatorio per gli avversari. L’Aston Villa è passato in vantaggio segnando nella porta opposta alla mia postazione ma non sono riuscito a vedere nulla. Mi sono rifatto con un rigore fischiato in favore del West Ham, calciato e segnato dalla mia parte, con tanto di video da inviare agli amici.
La partita è terminata 1-1, il tempo di muovere un po’ gli arti inferiori ed ero già nello Store a comprare i gadget.
Il destino del Boleyn Ground è molto simile a quello di Highbury. Sono andato a vedere ciò che è rimasto dell’antico stadio dei Gunners: l’ingresso che avevo fotografato nel 1991 è rimasto intatto, così come la facciata della tribuna orientale. All’interno del perimetro sorge, anche qui, un complesso residenziale, reso inaccessibile da inferriate e portoni.
Ma la curiosità era troppo grande, quindi ho deciso di aspettare l’ingresso di un residente (non ho dovuto attendere molto, considerato che ci sono centinaia di appartamenti all’interno) per entrare con discrezione nel complesso. Mi sono ritrovato da solo nel giardino del residence, che sorge al posto del terreno di gioco. È stato un momento emozionante, in quanto gli appartamenti sono disposti lungo il perimetro dei vecchi spalti e in qualche modo mi pareva di calcare ancora quel terreno.
Nel corso dei lavori, durati all’incirca tre anni, si è provveduto a mantenere i locali delle biglietterie così com’erano e anche il tunnel che permetteva ai calciatori di accedere al prato verde è rimasto nella sua versione originale. Highbury Square e Upton Gardens sono il risultato di due progetti che coniugano modernità e tradizione, business e storia, slancio in avanti con un occhio al passato.
Che poi è il leitmotiv che caratterizza l’intera città.
A meno di 500 metri da Highbury Square si trova il nuovo Emirates Stadium. Si tratta di uno stadio moderno e funzionale, che ho potuto ammirare tramite il tour con audioguida. Ho letto molti commenti entusiastici sulla visita con questa modalità, ma personalmente ritengo che il tour con una guida fisica sia preferibile, per gustarsi aneddoti, battute e in generale per un maggiore coinvolgimento del visitatore.
Alcuni elementi di Highbury sono stati ripresi nel nuovo stadio, come la copia dell’orologio che si trovava nel vecchio impianto e gli interni originali della sala ristorante. Anche l’Emirates Stadium ha abbandonato la tradizionale forma rettangolare per quella più moderna ovale, ma rispetto allo stadio olimpico è un impianto concepito per il gioco del calcio, con ottima visuale in ogni settore.
Detto della sostituzione di due stadi storici londinesi con altrettanti impianti moderni, come accaduto anche per le squadre di Brentford e Tottenham, i più curiosi si chiederanno dove sia possibile oggi a Londra assistere ad una partita di calcio professionistico in un contesto tipicamente british. A mio avviso una delle soluzioni migliori è Loftus Road, la casa del Queens Park Rangers.
11 marzo 2023, Loftus Road, Queens Park Rangers-Watford 1-0 (Championship)
Il mio tour calcistico è iniziato nel quartiere di White City, a due passi dagli studi della BBC. Qui si trova lo stadio degli Hoops.
L’impianto è chiamato anche Legoland o The Blue Box, per la caratteristica lamiera di colore blu che lo ricopre interamente. Ha una capienza limitata, pari a circa 18.000 spettatori e ospita le gare interne del Queens Park Rangers, che attualmente milita nella seconda divisione inglese. La squadra è abbastanza conosciuta in Italia perché in passato la società è appartenuta a Flavio Briatore e Bernie Ecclestone.
Per questa giornata il calendario ha messo di fronte due delle tre squadre londinesi della seconda divisione. La squadra ospite, il Watford, è di proprietà della famiglia Pozzo come quella per cui tifo, l’Udinese. L’avvicinamento al campo si è svolto in una tipica cornice di calcio britannico di un tempo, con polizia a cavallo e strilloni che vendono il programma della partita. Il pub di fronte allo stadio, dove si ritrovano i tifosi di casa, espone il cartello “Home Fans only. Thank you”, secondo la tipica tradizione del prepartita inglese. E poi tutti in fila per varcare l’ingresso, posto tra due case. Semplicemente meraviglioso.
Sugli stretti seggiolini è incollato un adesivo con il nome degli abbonati. Con un certo imbarazzo mi sono ritrovato seduto in mezzo a tesserati che si conoscevano bene e conversavano tra loro, il tutto a non più di due metri dall’erba del campo.
I giocatori spesso arrivavano lì davanti per le rimesse laterali e ci sono state anche discussioni plateali con gli spettatori della prima fila, come nei campetti di periferia. La gara è stata seguita dal pubblico con partecipazione e qualche eccesso verbale, ma al fischio finale la tensione dei tifosi di casa si è sciolta in canti gioiosi, grazie alla vittoria di misura contro i più quotati giocatori del Watford.
Tra le grandi del calcio londinese, l’unica che ha mantenuto la sua storica sede è il Chelsea. Stamford Bridge, pur con tutti i lavori effettuati nel corso degli anni, è lì dal 1877, tra le case del quartiere.
Ci sono arrivato la domenica mattina, viaggiando con il mio bus preferito, il n. 11. Partendo da Liverpool Street il mezzo compie il tragitto forse più interessante dell’intera rete: si possono ammirare il Monument, St. Paul’s Cathedral, Trafalgar Square, Downing Street, Houses of Parliament, Westminster Abbey e Westminster Cathedral. Poi si attraversa Sloane Square e si percorre tutta King’s Road, fino a giungere a Fulham Broadway dopo un’oretta di viaggio.
La visita allo stadio è avvenuta sotto la direzione di una guida esperta e ricca di humour, che non ha mancato di far notare come Cristiano Ronaldo amasse sedersi in un particolare angolo dello spogliatoio degli ospiti perché vicino c’è uno specchio…
L’impianto mi è piaciuto, innanzitutto per la posizione. E poi perché, pur presentando elementi di modernità, ha delle sezioni più vissute e datate che lo rendono affascinante. La visita si conclude con un passaggio al museo del Chelsea, che espone i trofei vinti e illustra la storia del club dalle origini fino ad oggi, con fotografie, video e memorabilia. Alla fine del tour non resta che gironzolare nello Store, dove si può trovare ogni sorta di oggetto abbinato al colore blu della squadra.
Questa è la tendenza di tutte le maggiori squadre della Premier League per far sì che lo stadio produca profitti tutti i giorni dell’anno: quando non si gioca lo si può visitare e si possono comprare in ogni momento maglie e gadget, per la gioia di bambini, adulti e casse societarie.
La vacanza calcistica si è chiusa lunedì 13 marzo con la visita a quello che molti ritengono sia lo stadio più caratteristico della città: il Craven Cottage del Fulham.
Si scende alla fermata Putney Bridge della District Line, direzione Wimbledon. Camminando per 15-20 minuti attraverso Bishops Park, lungo il Tamigi, si giunge allo stadio, sorto sul terreno dove sorgeva il cottage del barone Craven. La posizione è spettacolare, perché un lato della struttura si trova sul fiume. La Riverside Stand sta per essere ultimata, con la costruzione di due modernissimi alberghi ai lati, in seguito all’abbattimento della precedente tribuna. Paradossalmente nello stesso stadio, una di fronte all’altra, si trovano la tribuna più nuova della Premier League e quella più antica.
Si, perché la bellissima Johnny Haynes Stand, con la facciata esterna di mattoni rossi, risale al 1905 e in quanto patrimonio storico non può essere demolita o modificata. Vi si accede attraverso varchi strettissimi seguiti da vecchi tornelli metallici e all’interno i seggiolini sono di legno. Uno spettacolo fantastico per i nostalgici del calcio di un tempo.
A completare il quadro, in uno dei quattro angoli si trova il cottage ricostruito a inizio Novecento, che ospita gli spogliatoi e il ristorante, dal quale si accede ad un terrazzino dove i selezionati ospiti possono seguire la partita tra le decorazioni in ferro battuto.
Il Craven Cottage è la perfetta sintesi della tendenza londinese a modernizzare senza cancellare il passato che caratterizza l’urbanistica cittadina degli anni recenti e di cui la riqualificazione della Battersea Power Station è solo l’ultimo esempio.
Non sempre si riescono ad armonizzare elementi nuovi e antichi in uno stesso contesto, dove non è stato possibile si è mantenuta la memoria di ciò che c’era. Le tracce di Boleyn Ground e Highbury sopravvivono nei nuovi complessi residenziali sorti al loro posto. E la stessa sorte toccherà al vecchio stadio del Brentford.
Modernità e tradizione, business e storia. God Save the Football.
Questo post è la seconda parte del racconto di Daniele Marcuzzi, uscito due settimane fa.
Daniele Marcuzzi nasce a Udine nel 1969, il giorno dello sbarco sulla luna. Si è laureato in Scienze Politiche all’Università di Trieste e attualmente lavora nella Pubblica Amministrazione. È un viaggiatore curioso, appassionato di calcio, fotografia e buona cucina. Ha trascorso la sua prima vacanza a Londra nel 1984 ed è stato amore a prima vista.
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