I giardini pensili di Londra

Horse Guards Road – Tube: Charing Cross


“Un immenso obbrobrio che incombe su Horse Guards Parade”

Con queste poche parole, quando chiesero la sua opinione, Winston Churchill liquidò l’edificio protagonista della storia di oggi. Io sarò un po’ meno conciso, perché l’Admiralty Citadel ha in realtà un passato che merita di essere raccontato.

Prima di tutto è utile sapere che non la troverete nelle guide di Londra, pur trovandosi in una posizione centralissima. E’ praticamente impossibile che non ci siate passati accanto almeno una volta, vicina com’è a St. James’s Park, a Trafalgar Square e al Parlamento. I vostri occhi l’hanno vista ma quasi certamente non ci si sono soffermati. D’altra parte così voleva inizialmente il Governo: la sua esistenza doveva essere tenuta nascosta il più possibile.

L’Admiralty Citadel fu infatti costruita in segreto in tempo di guerra, tra il 1940 e il 1941, con l’obiettivo di costituire una fortezza inviolabile in caso di invasione da parte dei nazisti.

Sorse accanto al complesso degli Admiralty Buildings, gli edifici in cui aveva sede l’Ammiragliato. Con questo nome si indicò per due secoli e mezzo l’autorità che comandò la Royal Navy fino al 1964, anno in cui confluì assieme al War Office e all’Air Ministry nel Ministero della Difesa britannico.

La cittadella fu costruita per resistere alle bombe, priva di finestre e dotata di postazioni di artiglieria. Le sue fondamenta furono scavate fino alla profondità di nove metri e il tetto fu realizzato con uno spessore di ben sei metri, per resistere a eventuali attacchi dall’alto.

All’interno lavoravano centinaia di persone, in un labirinto di corridoi e nastri trasportatori, con il costante rumore delle telescriventi e degli apparecchi che mettevano in contatto Londra con le basi navali sparse in tutta Europa. Lunghi tunnel sotterranei, anch’essi a prova di bomba, collegavano l’edificio con i ministeri di Whitehall.

Le stanze, come ho già detto prive di finestre, erano illuminate a giorno e un moderno sistema di condizionamento permetteva il ricambio d’aria.

Per mimetizzare l’edificio la Royal Navy decise di far crescere dell’edera lungo le pareti e di creare un prato sul tetto, per ingannare i bombardieri nemici. Lo stratagemma funzionò e l’Admiralty Citadel, al termine della guerra, rimase intatta.

Negli anni successivi l’erba continuò a crescere indisturbata sul tetto e, insieme ad essa, comparvero i primi fiori di campo. Sui possenti bastioni il personale della Citadel cominciò a coltivare piante e verdure commestibili, in mezzo ai colori sgargianti delle alcee, dei gladioli e delle calendule.

Nel 1951 l’erba fu tagliata, essiccata e se ne ricavarono ben quattro tonnellate, utilizzate poi come compost nei parchi.

A metà degli anni’ 50 alcuni membri del Parlamento si chiesero che fare di un edificio così brutto e sgradevole, totalmente stonato rispetto agli eleganti palazzi circostanti. Ci fu chi propose di rivestirlo con la pietra di Portland, ornandolo con statue di marinai ed ammiragli; chi avrebbe voluto trasformarlo nei giardini pensili di Londra; chi propose di demolirlo, compito difficile e costoso vista la sua mole e la profondità delle fondamenta.

Alla fine si decise di optare per la vite americana, un rampicante rigoglioso e bello da vedere, che da allora riveste quasi tutto l’anno le facciate altrimenti spoglie.

Soltanto nei mesi freddi le foglie si diradano e cadono, lasciando intravedere l’indifendibile bruttezza dell’edificio.

Oggi la Citadel ospita un centro per le comunicazioni della Royal Navy, ovviamente interdetto a noi comuni mortali.

Ogni anno, in estate, dalla sommità dell’edificio proviene l’inconfondibile rumore di un tagliaerba. E’ il giardiniere che, dopo essersi presentato agli ufficiali all’ingresso e aver mostrato le sue credenziali, ha ottenuto l’accesso al tetto. Lavora alacremente e, dopo qualche ora, se ne va con i suoi attrezzi e parecchi sacchi di plastica pieni d’erba.


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