Don Saltero e il suo caffè

18 Cheyne Walk – Tube: Sloane Square


La prima sensazione che Cheyne Walk regala a chi la percorre è quella di fare una passeggiata nella storia di Londra. Le decine di blue plaques che spuntano dalle facciate delle case di epoca georgiana recitano nomi prestigiosi: i poeti Dante Gabriel Rossetti e  Algernon Charles Swinburne, l’ingegner Marc Isambard Brunel e il figlio Isambard Kingdom, la scrittrice George Eliot, l’attivista Sylvia Pankhurst, il pittore James Abbott McNeill Whistler

La casa al numero 18 fu acquistata nel 1718 da un tale James Salter, di professione barbiere, che decise di aprire qui una coffee house.

In quel periodo i caffé erano il luogo dove gli uomini si incontravano per discutere tra loro di politica o filosofia, per informarsi o stringere accordi economici. I primi locali apparvero a Londra dopo il 1650 e all’inizio del ‘700 la loro fama era all’apice: in città spuntavano come funghi. L’assenza di alcol faceva sì che i dibattiti e le conversazioni tra gli avventori fossero molto più civili e pacate di quelle che avvenivano tra i muri di un pub, pertanto erano frequentati da intellettuali, letterati e musicisti.

La coffe house di James Salter era diversa dalle altre. Qui il padrone serviva da bere (il suo punch era a quanto pare ottimo), tagliava i capelli, faceva la barba, estraeva denti e ogni tanto prendeva in mano il violino per intrattenere i clienti.

Tra questi c’era Sir Hans Sloane, il celebre medico e naturalista che quando morì nel 1753 lasciò in eredità alla Nazione la sua vastissima collezione composta da 71.000 oggetti, con la richiesta che tutti potessero vederla. Da questo gesto nacquero poi il British Museum, la British Library e il Natural History Museum.

Per un certo periodo James Salter era stato il suo fidato domestico e lo aveva seguito durante i suoi viaggi in tutto il mondo. Un po’ alla volta Sloane cominciò a donare al vecchio servitore tutti gli oggetti della sua collezione che riteneva di poco valore o che possedeva in abbondanza. Fu così che Salter mise il primo mattone del suo piccolo museo.

Pian piano, in aggiunta agli “scarti” di Sloane, cominciarono a giungere oggetti più o meno bizzarri, donati da altri clienti. Le pareti iniziarono a riempirsi di stampe esotiche, al soffitto erano appesi coccodrilli e serpenti imbalsamati, le vetrinette erano stipate di cianfrusaglie. Salter definiva tutto ciò “capricci dozzinali”, senza rendersi conto che il suo era in realtà il primo museo pubblico mai aperto a Londra.

Il vice-ammiraglio Munden, cliente del locale che aveva trascorso parecchi anni sulle coste spagnole, coniò un giorno un nuovo nome per il proprietario: Don Saltero.

Negli anni, in varie edizioni, fu pubblicato un “catalogo delle rarità visibili presso la coffee house di Don Saltero a Chelsea”.

Sono circa 400 ma ecco una piccola selezione di ciò che mi ha colpito maggiormente:

  • il dente di un gigante
  • un curioso pezzo di metallo ritrovato tra le rovine di Troia
  • l’infallibile candela del Papa
  • le camicie di Robinson Crusoe e di Venerdì
  • la pipa del Re del Marocco
  • della manna proveniente da Cana
  • il ventaglio della Regina di Saba
  • una collanina fatta con le lacrime di Giobbe
  • il prepuzio di un folletto
  • un basilisco
  • i quattro Evangelisti scolpiti su un nocciolo di ciliegia
  • un sandalo appartenuto alla moglie di Ponzio Pilato
  • una palla di lische di pesce trovata vicino a Plymouth
  • parecchi pezzi della Santa Croce

Don Saltero morì nel 1728 ma il suo museo gli sopravvisse per decenni, fino alla fine del secolo. Nel 1799 tutta la collezione fu venduta all’asta e la coffee house convertita in pub. Resistette fino al 1867, quando l’edificio fu trasformato in residenza privata.


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