Bellevue Place, dove il tempo si è fermato

Bellevue Place – Tube: Stepney Green

Prima o poi mi deciderò a dedicare un intero post a uno dei miei eroi londinesi. Mi riferisco a Geoffrey Scowcroft Fletcher (1923-2004): artista, critico d’arte, scrittore ma soprattutto inarrivabile flâneur.

Il suo capolavoro, “The London Nobody Knows”, mi portò un giorno a scoprire un luogo meraviglioso, che oggi voglio svelare ai miei lettori.

Raggiungerlo è semplice, basta allontanarsi dal centro di Londra in direzione est, quanto basta per uscire dall’ombra dei sempre più invadenti grattacieli della City. Incombono alle nostre spalle, mentre percorriamo Whitechapel Road e se ci voltiamo li vediamo sbucare ancora, sia pure lontani, quando il lungo rettifilo cambia nome e diventa Mile End Road. Entriamo nel distretto di Stepney e qui, ad un certo punto, lasciamo la strada principale, trafficata e rumorosa. Svoltiamo a sinistra in Cleveland Way, un’anonima via laterale, e dopo qualche decina di metri troviamo un’insignificante porta verniciata di verde, sporcata da qualche graffito e incastonata in un muro di vecchi mattoni consumati.

Una targa in alto annuncia “Bellevue Place”.

Spingete la porta, come fece Geoffrey Fletcher tanti anni fa, e vi ritroverete in un’altra dimensione.

Bellevue Place è un cul-de-sac, una fila di una dozzina di case a schiera a due piani che risalgono ai primi anni del 1800, ognuna con il suo piccolo giardino delimitato da un recinto di legno.

Ciò che rende questo posto meraviglioso è il fatto che tutto intorno corre un alto muro di mattoni, che nasconde ciò che sta fuori e contemporaneamente impedisce al passante sbadato di rompere la quiete assoluta che si respira qui.

Non c’è un soffio di vento, i rumori del traffico non arrivano. Si sente soltanto il canto degli uccelli che si spostano veloci da un ramo all’altro.

Quanti fiori, quanti colori… si ha l’impressione che chi vive qui abbia assorbito l’animo gentile di questo posto.

E c’è anche chi coltiva una raffinata ironia…

Nel 1962, anno in cui uscì il libro di Geoffrey Fletcher, era tutto identico a oggi, con l’eccezione delle piante, che allora non erano alte come adesso.

Ecco un suo schizzo, tratto dal libro.

Al di là del muro di cinta, quando Fletcher visitò questo posto, era ancora pienamente attiva l’enorme fabbrica di birra di proprietà di Charrington’s e lo scrittore si chiedeva per quanto tempo le piccole case di Bellevue Place avrebbero retto prima dell’inevitabile espansione della storica birreria.

Per uno scherzo del destino le cose andarono diversamente, perché Charrington’s chiuse i battenti nel 1975 (per fare posto all’odierno Anchor Retail Park) mentre Bellevue Place è ancora qui e non si stanca di meravigliare chi oltrepassa la piccola porta verniciata di verde.

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