La nascita di un’icona immortale

Burlington House, Piccadilly – Tube: Piccadilly Circus


C’è sempre un buon motivo per varcare i cancelli della Royal Academy of Arts: la sua collezione permanente, le prestigiose esposizioni che si tengono ogni anno, il magnifico Tondo Taddei di Michelangelo…

Oppure stupefacenti installazioni contemporanee, come “Transitional Object” di Cornelia Parker, ispirata a Edward Hopper e al Bates Motel del film Psycho…

Oggi voglio aggiungere un altro motivo per visitare questo luogo: un oggetto che passa inosservato a tutti i visitatori della gloriosa istituzione fondata nel 1768 ma del quale vale la pena di raccontare la storia.

Tutto cominciò nel 1924, quando il General Post Office, che all’epoca aveva il monopolio sulle comunicazioni telefoniche, bandì un concorso per il disegno della cabina che avrebbe sostituito la cosiddetta K1.

Con questo nome in codice era stata battezzata nel 1921 la prima cabina telefonica britannica, che non stava riscuotendo molto successo.

Tra i tanti progetti pervenuti alla Royal Fine Arts Commission vinse quello dell’architetto Giles Gilbert Scott, lo stesso che avrebbe firmato di lì a qualche anno il disegno dell’iconica Battersea Power Station.

Per creare la sua cabina telefonica, Scott si ispirò (ne ho già parlato tempo fa in questo post) al mausoleo in cui è sepolto Sir John Soane, nel cimitero di St Pancras Old Church.

Il suo progetto prevedeva una struttura in ghisa del peso di una tonnellata su una base di cemento, con una porta in legno di teak. La luce all’interno proveniva da eleganti vetrate su tre dei quattro lati e la ventilazione dai fori sotto la cupola che andavano a comporre il disegno di una corona Tudor. All’esterno la scritta TELEPHONE, che si illuminava al calare del buio.

Insomma un perfetto connubio di eleganza e di funzionalità, che fu battezzato K2.

In origine Scott aveva proposto di verniciarla con due colori, argento e blu, ma il General Post Office optò per il rosso. Una scelta azzeccata, visto che oggi le cabine telefoniche di quel periodo hanno raggiunto il rango di vera e propria icona londinese, anche grazie al colore che le rende così identificabili.

Ne furono prodotte 1700, tra il 1926 e il 1935. Poi arrivò la K6, sempre disegnata da Scott e molto simile alla precedente ma più piccola, meno pesante e più economica.

Ma perché quindi visitare la Royal Academy di Piccadilly?

E’ presto detto: all’ingresso principale, seminascoste dagli imponenti cancelli di ferro battuto, ci sono due esemplari di K2.

Uno, quello sul lato est (verso Piccadilly Circus, per capirsi), è una delle prime K2 in ghisa, prodotta nel 1926.

L’altra, invece, è il prototipo originale del 1924, quello presentato alla commissione giudicatrice dall’architetto Scott!

E’ fatta in legno anziché in ghisa e da allora è sempre rimasta qui, seminascosta ma a portata di mano.

Ovviamente entrambe le cabine sono perfettamente funzionanti, provare per credere!

Si calcola che delle 1700 K2 installate a Londra, ne rimangano oggi 224.

Le altre, insieme alle ben più numerose K6, hanno fatto perdere le loro tracce, oppure sono state convertite in qualcos’altro: micro-biblioteche, minuscole gallerie d’arte, il nightclub più piccolo al mondo…

Altre ancora giacciono ormai decomposte in appositi cimiteri, in attesa che qualcuno un giorno le riscopra e decida di riportarle all’antico splendore. Con tanta buona volontà!


Ti è piaciuto questo articolo e non vuoi perdere i prossimi? Iscriviti alla newsletter di The LondoNerD: riceverai un avviso via mail ogni volta che un nuovo post sarà pubblicato.