Chi ha mangiato tutte le torte?

Fulham Road – Tube: Fulham Broadway

“Who ate all the pies?

Who ate all the pies?

You fat bastard,

You fat bastard,

You ate all the pies!”

La leggenda vuole che queste cinque righe siano il testo del primo, vero coro da stadio. Oggi parliamo del calciatore a cui fu dedicato e dell’unico campionato in cui indossò la maglia di una squadra londinese.

La maglia di William ‘Fatty’ Foulke, con ogni probabilità, era una XXXL.

Intanto cominciamo ad ambientarci e a capire di quale calcio stiamo parlando. Siamo alla fine dell’Ottocento e William Foulke è l’istrionico ed appariscente portiere dello Sheffield United: è ben più alto dei suoi compagni (193 centimetri) e soprattutto ha una stazza incredibile. Il suo peso non fu mai registrato ufficialmente ma pare che ad un certo punto della carriera arrivò a 150 kg!

Nel calcio odierno una simile mole sarebbe inimmaginabile ma oltre un secolo fa un estremo difensore di questo genere portava alla propria squadra dei notevoli vantaggi. Prima di tutto incuteva il terrore negli avversari quando usciva minaccioso dai pali. Inoltre era praticamente inamovibile e questo risolveva un problema: le regole di allora consideravano infatti valida la rete segnata dall’attaccante che spingeva oltre la linea il portiere che aveva appena abbrancato il pallone! Con William ‘Fatty’ Foulke gli avversari non tentavano nemmeno un’impresa del genere: era una battaglia persa.

La potenza dei suoi rinvii di piede era proverbiale (coprivano l’intera lunghezza del campo) e si dice che le sue respinte di pugno avessero una gittata che i suoi compagni a stento raggiungevano con i piedi.

Alla fine di questo prezioso filmato girato nel 1902 da Sagar Mitchell e James Kenyon trovate uno dei suoi proverbiali, potenti rinvii.

I contrasti di gioco con Foulke potevano avere conseguenze nefaste: lui stesso ricordava un episodio in cui saltò contemporaneamente ad un avversario e ricadde con tutto il peso piantandogli le ginocchia nella schiena: le grida di dolore del disgraziato risuonarono per anni nella testa di Foulke.

Episodi come questo, comunque, non limitarono la sua esuberanza. Rimase celebre la caccia ad un arbitro reo di aver concesso la rete del pareggio al Southampton nella finale di FA Cup del 1902. Al termine dei novanta minuti, in preda alla rabbia, uscì completamente nudo dallo spogliatoio ed il povero direttore di gara cercò rifugio dentro il ripostiglio delle scope. Soltanto l’intervento di cinque uomini riuscì a fermare l’indemoniato Foulke che aveva già divelto la porta dello sgabuzzino e stava per avventarsi sull’arbitro. Per la cronaca non fu squalificato e gli fu consentito giocare il replay, che vide il trionfo dello Sheffield United.

Un altro passatempo del portiere consisteva nell’appendersi alla traversa durante il match, allo scopo di ridurre lo specchio della porta nel momento in cui gli avversari provavano un tiro dalla distanza. Peccato che un giorno la traversa cedette a causa del peso di Foulke e la partita fu sospesa.

Tutte queste stranezze ed intemperanze fecero sì che la sua carriera con la nazionale inglese si limitò ad una sola apparizione, contro il Galles nel 1897. Partita peraltro vinta per 4 a 0.

Con lo Sheffield United, invece, Foulke si tolse notevoli soddisfazioni: la squadra vinse il campionato nel 1898, arrivò seconda in due occasioni e vinse per due volte la FA Cup.

Nel 1905, all’età di 31 anni, decise di lasciare Sheffield e di accettare la proposta di un club londinese appena fondato: il Chelsea Football Club.

La nascita di questa squadra è decisamente singolare. Infatti, prima ancora del club, fu costruito lo stadio in cui avrebbe giocato.

Gus Mears era un ricco uomo d’affari che nel 1904 acquistò insieme al fratello lo Stamford Bridge Athletics Ground, con l’intenzione di trasformarlo nel migliore impianto calcistico di tutta l’Inghilterra. Il progetto fu affidato al celebre Archibald Leitch, l’architetto scozzese che disegnò le tribune di decine di stadi in tutta la Gran Bretagna.

Una volta completato, Mears offrì Stamford Bridge al presidente del Fulham affinché ospitasse le partite casalinghe della squadra. Ricevette un secco rifiuto: il Fulham non avrebbe abbandonato Craven Cottage.

I mesi passavano e, in mancanza di acquirenti, Mears era sul punto di cedere all’offerta della Great Western Railway, interessata al terreno per trasformarlo in un deposito di carbone. Un giorno era a passeggio con un amico, Fred Parker, e con il suo cane, uno scottish terrier. Parker lo stava spronando a non accettare la proposta di acquisto, a perseverare nell’idea di fare di Stamford Bridge uno stadio di prima grandezza. Il cane di Mears, all’improvvisò, gli morse con violenza una mano.

Fred Parker non si alterò, nonostante il dolore e una copiosa perdita di sangue. Questa compostezza colpì enormemente Gus Mears che da quel momento decise di seguire il consiglio di un amico così saggio.

Dato che non trovava una società interessata allo stadio, prese una decisione tanto drastica quanto semplice: la squadra l’avrebbe fondata lui! Fu così che il 10 marzo 1905 il Chelsea Football Club nacque tra le mura del Rising Sun (oggi Butcher’s Hook), il pub che sta di fronte all’ingresso principale di Stamford Bridge. L’impianto è stato più volte rimaneggiato (accadrà nuovamente a breve), coronando il sogno di Gus Mears: diventare uno degli stadi più belli d’Inghilterra.

Le immagini che seguono risalgono alla mia visita nel 2009.

Torniamo al 1905. La campagna acquisti portò a Londra il nostro William ‘Fatty’ Foulke, che diventò dunque il primo portiere (e capitano) nella storia del club. Non è difficile individuarlo in questa foto ufficiale…

Giocò una sola stagione con la maglia dei blues ma lasciò il segno: contribuì al terzo posto in campionato, parando tra l’altro ben 10 rigori.

Cominciarono però ad essere evidenti gli effetti della sua passione crescente per l’alcool, che comportò anche un ulteriore aumento del suo peso corporeo. Se durante la partita riteneva che i difensori della sua squadra non si stessero impegnando a sufficienza era solito abbandonare il campo mandandoli al diavolo. E ogni tanto scattava un attimo di follia: sollevava l’attaccante avversario che non gli andava a genio e lo scaraventava in porta.

A ‘Fatty’ Foulke si deve poi un’importante innovazione nel mondo del calcio. Per dare all’avversario l’impressione di avere di fronte un portiere ancor più imponente, nelle partite casalinghe il Chelsea decise di piazzare dietro la porta due ragazzini che dessero più risalto all’enorme mole di Foulke. La cosa funzionò, una sorta di illusione di Müller-Lyer, come spiega nel seguente filmato il professor Rich Masters dell’Università di Hong Kong.

Foulke, lento ed appesantito, faticava sempre più a recuperare il pallone dopo che questo era finito sul fondo e chiedeva spesso aiuto ai due ragazzini che stazionavano dietro la porta: nacque così la figura del raccattapalle.

Dopo un’ultima stagione al Bradford City, si ritirò dal calcio e tornò a Sheffield. Morì in povertà nel 1916 a causa della cirrosi epatica, ad appena 42 anni.

“…You fat bastard,

You ate all the pies!”

A chi gli chiedeva quanto lo facesse arrabbiare l’appellativo di “fat bastard”, William Foulke rispondeva serafico:

“I don’t mind what they call me as long as they don’t call me late for my lunch!”

(“Non mi interessa come mi chiamano, fin tanto che non mi chiamano tardi per il pranzo!”)

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