A lightning trip to Vienna

Favoritenstraße 15a, Vienna – Austria


Made a lightning trip to Vienna,
Eating chocolate cake in a bag.

(The Beatles – The Ballad of John & Yoko, 1969)

Anche Ottobre volge al termine e, se guardo indietro, mi accorgo che negli ultimi 12 mesi io e Silvia abbiamo visitato un buon numero di capitali: Londra, New York, Parigi, Dublino, Roma e infine Vienna, lo scorso fine settimana.

Tutte queste trasferte sono avvenute dopo il nostro matrimonio, lo scorso anno, e da qui è nato l’accostamento con il brano dei Beatles, che è in fondo la cronaca degli eventi che seguirono le nozze di John e Yoko a Gibilterra e i loro successivi spostamenti a Parigi, ad Amsterdam e infine a Vienna, prima del ritorno a Londra.

Quello di Lennon e consorte a Vienna fu un “lightning trip”, un viaggio lampo di 24 ore appena. Arrivavano da Amsterdam, dove avevano messo in scena il loro primo bed-in nella stanza 702 dell’hotel Hilton: sette giorni di protesta non violenta contro la guerra in Vietnam. La coppia ricevette la stampa tutti i giorni, dalle nove del mattino alle nove di sera, e conversò di amore e pace indossando un pigiama, senza scendere dal letto. Lasciata Amsterdam, raggiunsero Vienna il 31 Marzo del 1969.

Soggiornarono all’Hotel Sacher, dove tennero una conferenza stampa completamente avvolti in un lenzuolo e introdussero per la prima volta il concetto di Bagism: in sostanza una persona nascosta dentro un sacco non può essere giudicata per il suo aspetto esteriore, ciò che conta è soltanto il suo messaggio. La lunghezza dei capelli, il colore della pelle, l’abbigliamento: se tutto ciò diventa invisibile si può ottenere la cosiddetta “comunicazione totale”.

Dopo la surreale conferenza stampa, John e Yoko mangiarono una fetta di Sacher-Torte, sempre nascosti all’interno del sacco di lenzuola. Da qui nacque il verso della canzone: “Eating chocolate cake in a bag”.

Il nostro viaggio a Vienna è stato meno “lightning”, perché è durato quattro giorni, ed è nato dall’invito di Mick Walton a partecipare alla sesta edizione della conferenza dedicata a Sir Richard Francis Burton. L’appuntamento, un tempo biennale, si svolge ormai ogni anno e cambia sempre sede. Avevo partecipato per la prima volta 6 anni fa a Opatjia, poi due anni dopo in Francia, a Boulogne-sur-Mer. Mi ero purtroppo perso le due edizioni successive, Torquay e Tunisi. Tutti luoghi legati in un modo o nell’altro a Burton.

Quest’anno Mick Walton, instancabile e generoso organizzatore, ha scelto Vienna.

Io e Silvia siamo atterrati nel pomeriggio di giovedì 19, a bordo di un fiammante Embraer 195 di Austrian Airlines, una compagnia aerea talmente perfetta che ti fa venire voglia di prendere la cittadinanza austriaca soltanto per poter visitare il mondo con i suoi aeromobili. Posti spaziosi (2 poltrone – corridoio – 2 poltrone), ampia scelta di riviste di bordo in pdf e squisito cioccolato in omaggio.

Dopo 50 minuti di volo e 15 di treno eravamo davanti al nostro albergo, che merita anch’esso due parole di elogio. Le finestre-oblò, in particolare, sono state pensate appositamente per Instagram.

Attraversando i giardini del Belvedere abbiamo raggiunto Karlsplatz e il centro storico della città. In attesa della conferenza, fissata per il giorno successivo, Mick Walton aveva organizzato un ritrovo per tutti i partecipanti in una caratteristica keller viennese, il Brezl Gwölb.

Giunti all’ingresso, non vedendo nessuno, abbiamo pensato di aver sbagliato locale. Immediatamente, però, ho sentito una voce inconfondibile che veniva dal seminterrato, quella di Mick Walton. Scesa una rampa di scale abbiamo trovato tutta la compagnia già riunita. Ho rivisto volti noti e conosciuto nuove persone, tutte a loro modo interessanti e accomunate dall’interesse per Burton. L’ho già scritto in passato: il capitano Burton è capace di mettere insieme gente apparentemente diversa che però scopre affinità inaspettate. Al Brezl Gwölb c’erano professori universitari, seri studiosi, appassionati di storia (e di storie, come il sottoscritto), viaggiatori professionisti, storytellers, scrittori di fama, esperti di musica.

La birra, il cibo viennese e il bretzel hanno fatto il resto. A fine serata eravamo tutti grandi amici, pronti per rivederci la mattina successiva, più sobri e seri. Ma non troppo.

L’appuntamento era alle 9,30 presso la sede della prestigiosa Diplomatische Akademie, luogo di cultura e prestigiosa fucina di futuri consoli e ambasciatori. Un luogo perfetto per parlare di Burton.

Per tutti i partecipanti Mick aveva preparato il solito, ricco welcome pack.

Le presentazioni, brillantemente moderate da Alison Dingle e Hajer Miladi, sono iniziate puntuali alle 9,40.

Eccole tutte, una dopo l’altra.

Wolfgang Jung – The Diplomatische Akademie

Michael Walton – Captain Richard Burton and Vienna

Luigi Bellofatto – Alexander Wheelock Thayer, friend of Richard Francis Burton and biographer of Ludwig van Beethoven

Carolyn Snelling – Florence Nightingale’s Letters from Egypt

Martin Norris – Maladies, Fever and Gout

Joe Butler – Eminently Qualified with Peculiar Attainments: Richard Burton in Somaliland, 1854-55

Luigi Ladisa – Tuam Nescis – Captain Burton’s Fascinating Ancestry

https://www.thelondonerd.com/tuam-nescis-gli-affascinanti-antenati-del-capitano-burton/

Jacki Hill-Murphy – In the Shadow of Men: Lady Florence Baker, explorer of the source of the Nile

Igor Maver – Sir Richard Burton’s Travels into the Slovenian Lands

Shanty Baba – Forthcoming Burton Projects

Paul Spiteri – The Other Lives of Sir Richard Burton

Paul Berglund – Burton and Some Music of His Times and Places

Shanty Baba – Pentamerone, Tale of Tales

Michael Walton – Closing remarks

La conferenza è terminata poco dopo le 16, con un brindisi finale e un arrivederci a Dublino nel 2024.

Dublino… se l’avessi saputo avrei tenuto la mia presentazione per il prossimo anno!

Caught the early plane back to London
Fifty acorns tied in a sack
The men from the press said, “We wish you success
It’s good to have the both of you back”

Christ, you know it ain’t easy
You know how hard it can be
The way things are goin’
They’re going to crucify me

The way things are goin’
They’re going to crucify me


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